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domenica, Giugno 8, 2025
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Partinico: randagismo, ragazzo salvo per miracolo

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PARTINICO – Un’intera famiglia costretta a barricarsi in casa per 48 ore perché assalita da un branco di cani. E’ successo alla periferia di Partinico, in contrada Podere Reale. Protagonista un intero nucleo familiare che risiede in un’abitazione della zona. Solo grazie all’istinto del capofamiglia, Francesco Pellerito, è stata evitata una disgrazia: d’istinto si è buttato a capofitto in mezzo al branco di cani strappando il figlio di 15 anni che stava per essere azzannato. Poi la corsa dentro casa. Da quel momento è stato un incubo racconta l’uomo: “Dieci cani randagi mi sono entrati dentro casa – afferma – e ho salvato mio figlio da un’aggressione solo per miracolo. Ho avuto paura per me e per la mia famiglia”. Solo l’intervento dei vigili urbani e dell’assessorato comunale alla Sanità ha fatto tornare la situazione alla normalità, con l’allontanamento dei cani. In città oramai il fenomeno del randagismo ha assunto proporzioni dilaganti. Appena qualche settimana fa un giovane fu aggredito in via Ninni Cassarà, con tanto di morso di cane e ricovero in ospedale. Negli ultimi anni sono oltre una decina i casi, più o meno gravi, di aggressioni di randagi. Il più grave sicuramente nel 2010 quando ad essere assalito fu un bimbo di due anni che si trovava seduto su un carrello della spesa appena fuori un supermercato in compagnia dei genitori. Il piccolo, dopo che un randagio gli saltò addosso, dovette fare ricorso ad un’operazione maxillo-facciale a Palermo per le gravi ferite riportate in viso. Ma ci furono anche diversi ciclisti, motociclisti ed anche pedoni finiti in ospedale per l’aggressione di alcuni cani randagi, in tutti i casi denunciati alle forze dell’ordine ed al Comune. Episodi che fanno il paio con una catena altrettanto numerosi di casi di avvelenamento di cani. Soltanto negli ultimi mesi in città sono stati sei i cani ritrovati senza vita con chiari segni di avvelenamento, tutti denunciati al Comune ed alle forze dell’ordine. Evidentemente qualcuno, impaurito, vuole in questo modo farsi giustizia da solo. Intanto resta ancora al palo il completamento del canile comunale, i cui lavori sono in fase di chiusura ma bloccati a causa di problemi di carattere economico-burocratico. Una struttura che non è certamente la panacea di tutti i mali ma che potrebbe attutire il fenomeno.

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Balestrate: commercianti morosi, annullata maxisanzione

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BALESTRATE. Cancellata dal Comune la maxisanzione amministrativa comminata ai danni degli esercenti che non hanno pagato nel 2012 l’occupazione del suolo pubblico al mercato. Ad ordinare il dietrofront la Direzione tecnica e urbanistica dell’ente municipale: al momento sono stati emessi 5 provvedimenti di revoca attraverso apposite determine, ma è presumibile che a giorni verranno emesse per tutti gli ambulanti che furono sanzionati. Un provvedimento di non poco conto dal momento che si parla di sanzioni amministrative pari al 100 per cento dell’importo dovuto al Comune. Una vera stangata che probabilmente avrebbe indotto il commerciante a non potere rispettare i termini di pagamento così esosi. La sanzione venne applicata per un ritardo di appena 4 mesi del pagamento del suolo pubblico. Ben 14 sono gli standisti del mercatino settimanale che sono stati sanzionati. Le quote da pagare erano state applicate in base ai metri quadrati: quella da corrispondere stabilita dal Comune è di 26 euro a metro quadrato. Gli standisti morosi avrebbero dovuto corrispondere ciascuno dai 520 ai mille e 40 euro. Complessivamente il mancato introito per le casse comunali è stato calcolato in 11 mila e 336 euro per il 2012, per l’appunto. I commercianti avrebbe dovuto corrispondere il doppio di questa cifra per effetto della sanzione amministrativa applicata dall’allora responsabile di Direzione del comando di Polizia municipale, l’ispettore capo Faro Cusumano, il quale aveva emesso un provvedimento di ingiunzione di pagamento del suolo pubblico. Si fece leva sul regolamento comunale del “Commercio su aree pubbliche”, approvato con delibera nel 2000 dall’allora Commissario ad acta del Comune, nel quale veniva espressamente riportata come sanzione per il ritardato pagamento della quota la maggiorazione del 100 per cento. Ora però si scopre che questo regolamento cozza con un altro testo comunale, il regolamento delle sanzioni amministrative, che prevede il  pagamento di una somma da un minimo di 25 ad un massimo di 500 euro. In applicazione di ciò la Direzione tecnica del Comune ha revocato l’ordinanza di ingiunzione al pagamento emessa nel 2012: “La sanzione amministrativa da applicare – rileva nella determina il responsabile di Direzione Patrizia Pellecchia – per il mancato pagamento del canone del suolo pubblico è quella prevista dal regolamento delle sanzioni amministrative e sarà applicata con successiva ordinanza di ingiunzione a carico dei commercianti morosi”.

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Duplice omicidio nel ’90: torna in carcere Michele Vaiana

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Con due distinte ordinanze il Tribunale di Palermo – Sezione per il riesame aveva annullato, lo scorso 13 marzo, le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. del Tribunale di Marsala nei confronti di Michele Claudio Vaiana, detto Giovanni, e Giuseppe Vaiana, arrestati dai carabinieri di Castelvetrano il 16 febbraio dell’anno scorso perché ritenuti gli autori dell’omicidio, avvenuto il 24 agosto 1990 in un ovile di contrada Dionisio, a Campobello di Mazara di Paolo Favara, 30 anni, e di Caterina Vaiana, 33 anni, cognato e sorella dei presunti assassini. Lo scorso ottobre, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, annullando entrambe le ordinanze del riesame con cui fu disposta la scarcerazione dei fratelli Vaiana. Del caso si è pertanto occupata una diversa Sezione per il riesame del Tribunale di Palermo che, ritenendo sufficientemente grave il quadro indiziario nei confronti di Michele Claudio Vaiana, ha disposto nei suoi confronti il ripristino della misura della custodia cautelare in carcere. Ad incastrarlo ci sarebbero anche varie conversazioni intercettate nel corso dell’indagine denominata “Cold Case” che avvalorerebbero l’ipotesi del suo coinvolgimento nel feroce duplice omicidio. Il procedimento relativo al delitto era stato già archiviato, quando le indagini ripartirono, dopo la richiesta del figlio di Paolo Favara nel 2010 di visionarne gli atti. Emerse una squallida vicenda sentimentale e un’inconfessabile relazione incestuosa ai danni di una bambina di appena 7 anni, figlia della giovane donna trucidata, che sarebbe stata brutalmente violentata dallo zio Giuseppe. Il figlio di Paolo Favara raccontò ai magistrati che al delitto aveva assistito la bambina, e che la famiglia avrebbe cercato di spostare l’attenzione su Paolo Favara, amante della madre della piccola, che ne era anche il cognato perché sposato con una sua sorella minore. Dalle indagini sarebbe poi emerso che i due giovani furono assassinati lo stesso giorno in cui una ginecologa di Campobello di Mazara, da tempo deceduta, avrebbe accertato la violenza subita dalla bambina. Gli inquirenti avevano così dato un nome ai presunti assassini, attraverso una serie di articolati interrogatori, riscontri e attività tecniche, facendo luce sui complessi moventi che avevano potuto spingere i fratelli Vaiana a commettere il delitto. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castelvetrano hanno dunque fatto scattare nuovamente le manette ai polsi di Michele Claudio Vaiana lunedì pomeriggio e lo hanno condotto presso la casa circondariale di Trapani, dov’è attualmente rinchiuso. Confermato, invece, l’annullamento della misura cautelare nei confronti di Giuseppe Vaiana, che si trova agli arresti domiciliari per altra causa.

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Bambini audiofonolesi e ipovedenti, riprende l’assistenza

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Riprende il servizio di assistenza svolto dalla cooperativa Saturno, ai bambini audiolesi e ipovedenti che frequentano le scuole di Trapani e provincia. Si tratta di120 studenti sordi, ciechi e con disabilità psicofisiche più o meno gravi, che erano rimasti privi della figura professionale degli operatori specializzati, indispensabili per garantire la qualità del percorso di studio di questi alunni. Per legge gli Enti Locali – in questo caso la Provincia Regionale di Trapani – sono obbligati ad erogare il servizio, il cui blocco era scattato lo scorso 25 gennaio a causa dell’esaurimento delle risorse economiche già stanziate dall’ente al 31 dicembre dello scorso anno, e in attesa del nuovo bando di gara per il servizio che scadrà il prossimo 10 febbraio. Gli operatori erano entrati nelle classi il 13 novembre e il servizio era stato garantito fino al 31 dicembre e solo tramite una proroga alla cooperativa che quest’anno si è aggiudicata l’appalto, l’attività è proseguita fino a venerdì scorso. “Finalmente dopo le nostre sollecitazioni al Commissario straordinario della Provincia di Trapani – dichiarano Mimmo Milazzo Segretario Cisl Palermo Trapani e Daniela Di Girolamo Segretaria provinciale Cisl Palermo Trapani –i bambini con disagi che non consentono di seguire le lezioni, possono usufruire di nuovo dell’aiuto dell’assistente durante l’orario scolastico”. Nel corso degli anni, la Provincia ha provveduto ad emanare un bando di gara per l’affidamento del servizio a enti, cooperative e associazioni, riducendo, però man mano, le ore di assistenza alla comunicazione da 24 a 18 ore settimanali per ciascun utente, provocando disagi agli alunni che ne usufruivano e penalizzandone la qualità. “Siamo soddisfatti di questo risultato, ma siamo consapevoli che vista l’importanza del servizio e della figura professionale di questi lavoratori, tanto bisogna fare per rendere ancora più efficiente il servizio svolto” concludono Milazzo e Di Girolamo.

 

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Petrosino: l’Imera Srl ritira la richiesta di modifica delle emissioni

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Una vittoria per tutto il territorio e i suoi abitanti: questo il commento dell’amministrazione comunale di Petrosino sulla questione relativa alla I.M.E.R.A. Srl. La ditta, ex Trapas, sita in C.da Ferla, di proprietà della Distilleria Bertolino di Partinico e operante nella trasformazione e commercializzazione di alcoli e dei suoi derivati, ha ritirato la richiesta di modifica delle emissioni nocive, limitandosi a chiedere e ottenere solo la voltura dei decreti autorizzativi del 2005 e del 2007, rilasciati precedentemente alla Trapas. Questi decreti consentivano la produzione alla ditta e stabilivano in 30mlg l’emissione di fumi nell’atmosfera. Dal 2010, con l’entrata in vigore di una nuova normativa della Comunità Europea si aumentava il livello di emissioni per lo stesso tipo di combustibile. La Trapas, dunque, già lavorava con questi limiti, utilizzando la “buccetta” assimilabile ad un combustibile e non ad un rifiuto. La richiesta, nel 2013, di un nuovo decreto della Imera Srl e contestualmente di una modifica dei limiti di emissione in atmosfera, è stata sottoposta in sede di conferenza di servizi indetta dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, cui hanno partecipato per il Comune di Petrosino, l’assessore al Territorio e Ambiente, Katia Zichittella, e l’architetto Vito Laudicina.

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Tangenti e termovalorazzatori, arriva l’inchiesta

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I sospetti sembrano diventati realtà: la realizzazione dei quattro termovalorizzatori in Sicilia era stata incoraggiata dall’elargizione di ingenti somme di denaro e compravendita molto vantaggiosa di terreni, utili alla loro installazione. Un appalto da 5 miliardi di euro che in pratica se n’è andato in fumo.

Il giro di presunte tangenti sarebbe adesso finito al centro di una inchiesta della Procura di Bolzano.

Il sospetto ha segnato una intera stagione politica,

dal 2008 al 2011, provocando forti contrasti all’interno della maggioranza di centrodestra che aveva vinto le elezioni e fatto eleggere presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Lombardo si mise di traverso

. Dapprima bloccò l’iter, che era stato concluso con l’affidamento dei mega appalti, e poi ottenne l’annullamento della gara per alcune irregolarità di natura procedurale. Contestualmente si verificarono una serie di clamorose vicende politiche che modificarono la maggioranza di governo, dal centrodestra al centrosinistra, e la rottura di Lombardo con Berlusconi e Cuffaro.

 

Lombardo e l’assessore all’Energia del tempo, il prefetto Marino, hanno consegnato un dossier alla Procura di Palermo sullo smaltimento dei rifiuti in Sicilia, sollevando dubbi sulla regolarità di alcuni “affari”.

 

Per spiegare le sue vicissitudini politiche e giudiziarie l’ex presidente della Regione ha affacciato l’ipotesi che avessero voluto fargliela pagare per il suo dissenso alla realizzazione dei termovalorizzatori. Interessata o meno, come sospettarono i suoi avversari, la sua battaglia contro i mega-impianti, è stata condotta in solitudine, o quasi.

Nemmeno dai banchi solitamente più sensibili alla denuncia di intrighi e affari sporchi, arrivarono voci di forte dissenso. Le manette a Lombardo furono addirittura anticipate, nel 2010, da un quotidiano. Che il grande business dei termovalorizzatori abbia potuto fare saltare i nervi agli interessati – i soldi in ballo sono tanti – è del tutto verosimile.

Del resto, è la stessa natura della scelta – ben quattro mega-impianti, a destare perplessità. Realizzando gli inceneritori, la Sicilia avrebbe dovuto importare montagne di rifiuti, con ricadute ambientali molto pesanti.

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I veleni della mafia

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Il pentito Angelo Fontana che ritratta le dichiarazioni sul fallito attentato all’Addaura a Giovanni Falcone che era in presenza del giudice svizzero Da Ponte facendo sapere che si sarebbe inventato tutto, l’altro pentito Franco Di Carlo che fa sapere che alcuni esponenti dei Servizi gli proposero l’accordo di fermare in un modo o nell’altro lo stesso Falcone, Vincenzo Scarantino che dichiarta che uomini della Polizia e dello Stato lo obbligarono a inventarsi una verità falsa e studiata a tavolino dove si autoaccusava della strage di via D’Amelio dove morirono Paolo Borsellino e la sua scorta, Ciancimino per che lungo tempo ha parlato di un papello presentato da Riina allo Stato e cardine di tutto era un misterioso personaggio, il famigerato signor Franco mai individuato, Riina intercettato e filmato in carcere che parla con un altro criminale.  Tutto attraverso interviste rilasciate a giornali, televisioni, la stampa insomma, e non ai magistrati e agli inquirenti.

In attesa del processo madre sulla trattativa presunta tra Stato e Mafia arrivano le dichiarazioni in classico stile siciliano, veleni e ritrattazioni, accuse e reticenze, sul periodo delle stragi del ’92 e del ’93 e di prima e dopo.

Scarantino però non dice chi era l’uomo che lo avrebbe minacciato per obbligarlo a mentire, Ciancimino non dice chi era il signor Franco, Di Carlo non dice chi era l’uomo dei Servizi che gli propose l’accordo per fermare Falcone, Fontana non diceva che era sottoposto alla firma a New York in semilibertà e per di più nessuno in Italia se ne sarebbe accorto.

Tutte non verità rivelate, anzi mezze verità, falsità, ritrattazioni, offuscamento della verità nel più classico modo che Cosa Nostra effettua quando ci sono indagini pesanti. Il dire e non dire, l’annuire e il gettare sospetti, lo smentire e l’accusare senza nomi. Tipico di un comportamento che non potrà che portare che a una confusione totale alla fine sulla ricerca della verità.

Forse l’unica verità è che per anni l’interesse è stato coprire i veri mandanti, esecutori e motivazioni delle stragi mischiandola a questioni di Sicilia ma in un periodo di decisioni epocali che il mondo finanziario e bancario avrebbe preso a breve, dall’introduzione della globalizzazione alla circolazione delle monete e delle persone da terzo, quarto mondo e dai paesi dell’est dopo la caduta del muro ma sopratutto alla preparazione del più grande disastro economico, finanziario e sociale, oltre che politico, che si sta consumendo sulla pelle dei cittadini, l’introduzione della moneta unica, l’Euro.

Pensare che le stragi furono pensate anche da altri ambienti e non solo da Cosa Nostra ormai sembra l’unica certezza che emerge da questi ventidue anni di indagini, processi, arresti, dichiarazioni. Il vero nocciolo della questione è stato il mondo economico dunque, quello finanziario, i traffici di valuta e di moneta. Tutti i giudici caduti sotto il fuoco della mafia indagavano sui traffici bancari e finanziari di Cosa Nostra, da Scaglione a Rocco Chinnici, da Ciaccio Montalto a Livatino, da Saetta a Falcone e Borsellino e a Carlo Palermo, uno dei pochi che scamparono all’attentato e stavolta ci persero la vita una mamma con due bambini a Pizzolungo a Trapani.

Le indagini pericolose non si svolgevano dunque indagando su contadini, caprai e pecorai della manovalanza come spesso per vent’anni si è voluto far credere ma sui passaggi bancari, sui risvolti oscuri delle massonerie e delle banche internazionali per i traffici di droga, di armi e di materiale radioattivo e sui legami tra faccendieri, banchieri e politica con Cosa Nostra in mezzo così come le altre organizzazioni criminali del mondo.

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Partinico: Zfu, forse un ripescaggio?

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Si riapre uno spiraglio per l’inserimento di Partinico nel finanziamento delle Zone franche urbane. Non sembra chiudersi mai questa infinita querelle che oramai da tempo vede la città sempre al confine tra l’inferno del mancato inserimento tra le città beneficiarie della detassazione delle imprese e il paradiso invece del finanziamento. Le novità le porta a galla il deputato regionale Claudia La Rocca, portavoce del Movimento 5 Stelle, a seguito di un contatto avuto proprio con l’assessorato regionale alle Attività produttive. “Pare che per il Comune di Partinico – precisa la parlamentare – non sia detta l’ultima parola. Mi è stato riferito che l’assessorato è in continuo contatto con il ministero dello Sviluppo economico. L’intenzione pare sia quella di far rientrare successivamente Partinico nelle Zone franche urbane o, in alternativa, si prevedono altre misure di defiscalizzazione. Una cosa che continua a non tornarci è che, a detta dell’assessorato, Partinico nel 2008 è riuscito ad integrare i documenti con quanto necessario per rientrare fra le Zfu nei tempi limite, eppure non è rientrato e dai documenti in nostro possesso risulta che la trasmissione del progetto di rettifica è stata fatta fuori tempo limite. In più il Comune non ha partecipato al bando nel 2010”. Tesi smentita però dal consigliere comunale Vito D’Amico, all’epoca assessore a Partinico quando venne presentata la domanda: “I nostri uffici hanno seguito alla perfezione l’istanza tanto che siamo stati dichiarati ammissibili a finanziamento dalla Regione – replica -. Forse non è stato fatto lo stesso dalla politica regionale, dall’assessore al presidente per arrivare a qualche deputato, i quali si erano impegnati a far arrivare questi fondi”. La bufera coinvolge anche il governo locale tanto che il gruppo consiliare “Cambiamo Partinico” ha chiesto la testa del sindaco Salvo Lo Biundo. Anche l’associazionismo ha esternato il suo disappunto: “Il sindaco non ha perso occasione – rincara la dose Toti Comito, componente del direttivo dell’osservatorio per lo sviluppo e la legalità – per ricordarci che la sua amicizia con il Presidente della Regione che avrebbe portato sul territorio vagoni di soldi”. Questa confusione ha creato non pochi conflitti a livello politico. Prima la presa di distanza di assessore e gruppo consiliare dal momento Il Megafono, fondato dal presidente della Regione Rosario Crocetta accusato di avere “preso in giro il territorio”. Ora emerge l’ennesimo conflitto tutto interno al Pd, sempre più spaccato in due a Partinico, in quanto una parte è rappresentata dal consigliere comunale Michele Chimenti all’opposizione ed un’altra invece sostiene il sindaco attraverso l’altro consigliere del gruppo Aldo Lo Iacono: “I veri Democratici di Partinico – precisa Chimenti – non possono riconoscersi in questa amministrazione e in questo modo superficiale e improvvisato di fare politica. Ecco perché è necessario individuare le precise responsabilità per quanto accaduto, sia tra gli amministratori regionali che tra quelli locali”.

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Balestrate: Prg, nel vivo il nuovo strumento

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BALESTRATE. Il Comune a grandi tappe verso il nuovo piano regolatore generale. Proprio in questi giorni l’amministrazione comunale ha affidato quattro diversi incarichi a professionisti esterni per lo sviluppo delle varie fasi di revisione dello strumento urbanistico, il quale ha bisogno di essere rivoltato come un calzino dal momento che quello vigente risale al 1974. Prg quindi vecchia di 40 anni e il ritardo della politica ha generato le sue conseguenze, come denunciato dall’ex sindaco Tonino Palazzolo che parlò di “dilagante abusivismo” nel paese. Essenzialmente la revisione riguarderà l’annessione del nuovo territorio, acquisito nel 2008 dal Comune di Partinico che ha ceduto 384 ettari che abbracciano le contrade Tavolatella e Tresca per intero, e parzialmente le altre contrade Tavolata, Settipani, Arnao, Piano Milano e Giudeo. In tal senso l’amministrazione comunale ha affidato gli incarichi esterni, per un ammontare complessivo di circa 60 mila euro, per integrare la pianificazione del nuovo territorio . Nello specifico sono stati conferiti gli incarichi all’agronomo Salvatore Fiore per lo studio agricolo-forestale, al geologo Giovanni Mansueto per lo studio geologico, all’ingegnere Enrico Puleo per la Valutazione Ambientale Strategica (Vas) e all’architetto Leonardo Urbani per l’integrazione della pianificazione urbanistica del territorio. Ma proprio per questi affidamenti monta in consiglio comunale la polemica per le scelte dell’amministrazione, che ha deciso di affidare direttamente e senza bando gli incarichi a professionisti esterni: “In campagna elettorale – dichiara Vito Rizzo di Spazio Comune – diversi professionisti locali sono stati ammaliati dalla promessa che sarebbero stati affidati a loro questi incarichi. Oggi però a nessuno di loro è stato affidato un solo incarico”. Il sindaco Totò Milazzo respinge le accuse: “Rizzo conferma la sua incompetenza quando fa queste affermazioni. Il sindaco non dà alcun incarico, semmai degli indirizzi agli uffici competenti che hanno invece la competenza di affidare in questo caso gli incarichi. Tutto è stato fatto nel rispetto delle norme, seguendo anche un filo logico. Infatti gli incarichi in questione sono stati dati a professionisti che già conoscono lo strumento urbanistico di Balestrate e Partinico, con notevoli risparmi per le casse comunali”. Più complessivamente il nuovo Prg prevede delle prescrizioni esecutive (i cosiddetti piani particolareggiati) che hanno visto individuare nello specifico tre zone destinate a ben precisi piani di sviluppo. La zona Est, a lambire il Comune di Trappeto, è stata individuata come area da adibire a zona artigianale; la zona a monte, quella per intendersi che si estende sul territorio appena acquisito dal Comune di Partinico, diventerà invece un’area adibita a residenza abitativa, dove quindi sarà possibile costruire prevalentemente villette e case popolari; infine la zona a Ovest, quella che abbraccia le contrade Sicciaroto e Calatubo, diventa area a vocazione turistica e si potranno realizzare alberghi e villette.

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Castelvetrano: Messina Denaro, colpo al patrimonio

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Beni sequestrati ai familiari del latitante Matteo Messina Denaro. La Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ha operato un sequestro nei confronti di Vincenzo Panicola, detenuto per mafia, consistente in un terreno ubicato nel territorio di Castelvetrano, in provincia di Trapani, intestato alla moglie e alla sorella del latitante. Vincenzo Panicola, figlio del defunto ‘patriarca’ mafioso Vito, spiega in una nota la Dia, è detenuto perché ritenuto responsabile, unitamente ad altri, tra cui il cognato Matteo Messina Denaro e Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Franco Luppino, di associazione per delinquere di tipo mafioso nonchè, quali componenti il mandamento mafioso di Castelvetrano, di avere curato e gestito la latitanza dei membri del mandamento. In particolare avrebbero gestito la latitanza di Matteo Messina Denaro, attraverso il continuo scambio di messaggi, prestandosi a recapitare e ricevere ‘pizzini’, consentendo, così, al latitante l’esercizio delle sue funzioni ‘apicali’ nell’organizzazione mafiosa; altresì, avrebbe posto in essere condotte dirette al controllo delle attività economiche, anche attraverso la programmazione di estorsioni, di incendi, di approvvigionamento di fondi e di reinvestimento di capitali. Panicola, prima della detenzione, era un imprenditore che operava nei settori della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica, delle costruzioni edili e stradali, dei lavori di pulizia. Continua quindi la forte repressione da parte di magistratura e forze dell’ordine nei confronti dei fedelissimi del latitante di Castelvetrano che fa seguito all’ultima maxioperazione realizzata nell’ambito dell’operazione ‘Eden’ che portò ad arresti e sequestri di beni riconducibili a clan vicini alla mafia. In tutto 30 persone sono finite in manette. Con  la società Vieffegi Service Srl, oggetto anch’essa dell’odierno sequestro, il Panicola prestava la sua attività di pulizia all’interno del Centro Commerciale ”Belicittà” di Castelvetrano, appartenente al gruppo imprenditoriale della holding ”Gruppo 6GDO SrL” del noto imprenditore di Castelvetrano Giuseppe Gricoli, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa, ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro. Al Grigoli, nell’ambito dell’operazione ”Mida”, sono stati sequestrati a sua volta beni per un valore di oltre 700 milioni di euro. Questo sequestro, da inserire nella più ampia strategia di indebolimento della potenza economica del capomafia latitante  Matteo Messina Denaro, e che segue, infatti, gli ultimi sequestri operati dalla Dia nei confronti di alcuni organici del mandamento di Castelvetrano – Leonardo Ippolito, Gaspare Como, Bice Maria Messina Denaro), ha compreso le aziende e i capitali sociali di alcune ditte, operanti nel territorio di Castelvetrano, Vieffegi Service Srl, Vieffegi Impianti Srl, So.Ro.Pa. Costruzioni Arl, nonché il compendio aziendale della ditta individuale Anna Patrizia Messina Denaro, esercente l’attività di colture olivicole, un fabbricato, autovetture, rapporti bancari ed altro.

Nella foto Vincenzo Panicola

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