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sabato, Giugno 7, 2025
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Calatafimi: arresto sindaco, vertice in prefettura

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Oggi un vertice dal prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, e domani mattina verrà sciolta ogni riserva. Si preannunciano le dimissioni in blocco della giunta di Calatafimi dopo l’arresto all’alba di ieri del sindaco Nicolò Ferrara con l’accusa di corruzione, falsità ideologica e turbativa d’asta. Lo preannuncia lo stesso esecutivo: non è escluso che a ruota possano dimettersi anche i consiglieri comunali. Infatti oggi il faccia a faccia con il prefetto sarà alla presenza del vicesindaco Filippo Cangemi e del presidente del consiglio Mario Minore. L’incontro è stato richiesto dalla stessa amministrazione comunale per chiedere il da farsi rispetto a questa incresciosa situazione che ha visto finire dietro le sbarre il primo cittadino. “Ancora non abbiamo preso alcuna decisione – afferma l’assessore alla Legalità, Domenico Scavuzzo -. Vo0gliamop anzitutto capire meglio quanto successo in attesa che ci vengano notificati ufficialmente i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Dopo l’incontro che avremo con il prefetto si deciderà il da farsi”. Seppur dell’indagine che coinvolgeva il sindaco da tempo se ne era al corrente, negli uffici comunali l’arresto di ieri è stato  appreso con grande sorpresa, come confermato dal segretario generale.

La giunta e il consiglio comunale intanto possono continuare a svolgere le proprie funzioni regolarmente in quanto il vicesindaco assume a tutti gli effetti i poteri del primo cittadino. In manette sono finiti anche gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio, rispettivamente di sessantotto e trentaquattro anni, accusAti di intestazione fittizia di beni. Gli arresti sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari Lucia Fontana, su richiesta dei sostituti procuratore Anna Trinchillo e Franco Belvisi. Ferrara, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, è accusato di avere intascato una tangente di 3 mila euro da Francesco Fontana, imprenditore di Calatafimi, indagato a piede libero, al fine di consentire allo stesso di aggiudicarsi la gara per la vendita di un compattatore. Il primo cittadino è anche indagato, a piede libero, per il reato di abuso d’ufficio continuato. Secondo gli investigatori, avrebbe omesso di denunciare alle competenti autorità giudiziaria alcune irregolarità nell’ambito dell’esecuzione dei lavori di urbanizzazione primaria nella zona artigiana di contrada Sasi eseguiti dall’impresa Simaco degli imprenditori Ettore ed Enrico Crisafulli. Gli inquirenti gli contestano infine di avere proceduto alla nomina a responsabile dell’Ufficio tecnico comunale di un soggetto privo dei necessari titoli, garantendo allo stesso una retribuzione a cui non avrebbe avuto diritto. “Ferrara gestiva in maniera spregiudicata la cosa pubblica” ha asserito il dirigente della squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci.

Nella foto da sinistra Cangemi e Minore

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Alcamo, A-29: cade cartellone, sfiorata la trageda

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Paura oggi sull’autostrada A-29 all’altezza dello svincolo per Alcamo Ovest. Nel tratto tra questo svincolo e la diramazione è crollato sulla sede stradale il cartellone di colore verde che indica la direzione di marcia. E’ successo intorno a mezzogiorno: in quel momento transitava un’auto che è stata sfiorata dal pesantissimo cartello in lamiera. Il conducente del mezzo si è spaventato ed è uscito dall’auto sotto shock. Sul posto è intervenuta la polizia stradale e l’Anas per ripristinare la viabilità. In autostrada si è formata una lunghissima coda di auto.

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Alcamo: Comune, gli stipendi d’oro dei dirigenti

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Sette dirigenti, all’incirca 600 mila euro sul groppone. Il Comune di Alcamo paga a caro prezzo i suoi manager per mandare avanti la macchina burocratica dell’ente. E nell’epoca in cui si parla di spending review, l’apparato dirigenziale alcamese appare invece l’apice di una casta difficile da scardinare o comunque da intaccare. Il sindaco Sebastiano Bonventre, in carica da poco più di un anno, dovrà fare, e lo sta già facendo, i conti anche con questo sistema che, a dire il vero, un po’ in tutti i Comuni siciliani vive quasi di questa aurea di intoccabilità. Lo scettro di dirigente con lo stipendio più alto tocca a Cristofaro Ricupati, 50 anni, con il ruolo di segretario generale: per lui 98 mila euro lordi, con stipendio tabellare di 43 mila euro e la restante parte come posizione di parte fissa e diritti si segreteria. Gli altri 7 dirigenti godono sostanzialmente della stessa retribuzione che varia da 80 a 85 mila euro. Lo stipendio più basso, si fa per dire, è quello di 80 mila euro che va a Giovanna Mistretta, dirigente dell’Avvocatura comunale, che in sostanza porta avanti tutte le cause giudiziarie pendenti sulla testa dell’ente. Quest’anno è finita nell’occhio del ciclone per il caso della mancata costituzione di parte civile del Comune di Alcamo su una presunta situazione di abusivismo edilizio. Un caso non qualsiasi ma che fece grande scalpore nella cittadina alcamese. Infatti ad essere coinvolti in questo procedimento non erano persone qualsiasi ma l’imprenditore Antonello Cassarà e l’architetto Silvio Piccolo, entrambi denunciati per abusivismo edilizio, e quest’ultimo marito della dirigente del Comune alcamese, l’ingegnere Anna Parrino. Proprio quest’ultima, retribuita con uno stipendio lordo di quasi 85 mila euro, è stata pure al centro di lotte intestine. Una vicenda cui si fa riferimento risale a un anno fa: la dirigente fu ritenuta colpevole di non aver dato seguito ad un ordinanza sindacale che prevedeva dei lavori di ripristino di un ufficio comunale. Per il resto tutti gli altri dirigenti del Comune hanno incassato nel 2013 su per giù lo stesso stipendio che oscilla tra gli 84 e gli 85 mila euro: nel primo range rientra Sebastiano Luppino, il dirigente del Settore Servizi Finanziari, nel secondo invece figurano Marco Cascio, a capo del 2° Settore Affari Generali e Risorse Umane e con funzioni anche di vicesegretario Generale, e Francesco Saverio Maniscalchi, alla guida del Settore Promozione Economica e Servizi Ambientali. Al momento nel sito internet del Comune non è specificata la retribuzione soltanto del neodirigente Carlo Bertolino, chiamato appena qualche mese fa a ricoprire il delicatissimo settore dell’Urbanistica e Pianificazione Territoriale, smembrato dal sindaco in relazione proprio alla vicenda della fascia pedemontana e che ha portato a drastici provvedimenti, con la suddivisione dell’intero apparato in due distinti settori e il riassetto degli uffici. C’è da sottolineare che l’attuale amministrazione comunale non gode di grande sintonia con l’apparato dirigenziale. Spesso ci sono state forti prese di posizione di sindaco e assessori che hanno bacchettato i dirigenti di non seguire le direttive p9olitico-amministrative.

 

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Balestrate: Prg, annesso il nuovo territorio

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BALESTRATE. Il consiglio comunale ha adottato le direttive generali per l’integrazione della pianificazione urbanistica del territorio acquisito nel 2008 dal Comune di Partinico. Il via libera dell’assise si è reso necessario in quanto sono già in fase avanzata le procedure per l’adozione del nuovo piano regolatore generale. Ma l’iter ha subito uno stop proprio a causa della formale annessione che ha creato non pochi problemi sotto il piano procedurale : “La problematica è sorta – hanno sottolineato i responsabili del servizio e di Direzione dell’ente balestratese, Vincenzo Agrusa e Patrizia Pellecchia – in occasione dell’avviata procedura di Vas, la valutazione ambientale strategica, inerente l’adottando Prg, stante l’avvenuta variazione territoriale. Oggi è necessario che la procedura riguardi l’intero territorio comunale”. Effettivamente sono emerse una serie di discrasie, a partire dal fatto che i vincoli del piano regolatore sarebbero scaduti in anni differenti tra il vecchio territorio e quello appena annesso. L’iter di adozione del Prg non si è sino ad oggi concluso proprio per la mancata definizione del Vas. Da evidenziare però che le previsioni del piano regolatore, messo a punto prima dell’annessione, non sono rispondenti ai fabbisogni della popolazione: nel dimensionamento per le aree a servizi della porzione di territorio ceduto da Partinico è stata considerata la popolazione residente di quel comune che è superiore a 10 mila abitanti con un parametro di 18 metri quadri per abitante. Le aree ora andranno dimensionate a 12 metri quadri per abitante, essendo la popolazione balestra tese inferiore all’indice dei 10 mila residenti. Il territorio annesso a Balestrate è pari a 384 ettari e comprende le  contrade Tavolatella e Tresca per intero, e parzialmente le altre contrade Tavolata, Settipani, Arnao, Piano Milano e Giudeo ed ovviamente la relativa popolazione residente composta all’incirca da un centinaio di unità. L’iter di modifica dei confini era cominciato addirittura nel 2004 quando l’allora sindaco di Balestrate, Salvatore Bonaviri, inoltrò al Comune di Partinico la richiesta di annessione di questo territorio. Un’istanza che partì essenzialmente dalle lamentele avanzate dagli stessi residenti i quali evidenziarono la totale assenza di servizi. Infatti essendo al confine con Balestrate, ma di fatto appartenenti alla giurisdizione di Partinico, questa fetta di residenti veniva esclusa per ragioni logistiche dalle competenze di entrambi i Comuni. Balestrate non poteva intervenire, pur avendo questa porzione di territorio a poche centinaia di metri dal centro abitato, mentre Partinico non aveva la possibilità di potere assistere questi cittadini perché di fatto distavano all’incirca una decina di chilometri.

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Caritas, “Prestito della Speranza”: erogati oltre 1,3 mln

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Uno strumento finanziario a sostegno delle famiglie in difficoltà che non hanno accesso al credito bancario. Questo è il servizio “Prestito della Speranza”, la più importante sperimentazione italiana di microcredito sociale promossa dalla Conferenza episcopale attraverso le Caritas diocesane. Negli ultimi due anni sono ben 46 le attività nate con il sostegno del “prestito della speranza” a Trapani e nel circondario. “Il Prestito è uno strumento per far fronte all’emergenza sociale, ma soprattutto un’occasione per l’intera comunità per sperimentarsi nella condivisione nelle prossimità verso le famiglie che più di altre pagano la crisi economica” – afferma la Caritas diocesana di Trapani. Analizzando l’intervento dal 25/03/11 al 31/12/13 lo sportello della Caritas diocesana, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00, ha ascoltato in merito a questo servizio 265 nuclei familiari, e 106 richieste hanno trovato accoglimento poiché in possesso dei requisiti necessari. La famiglia viene accolta dall’ operatore della Caritas incaricato che, dopo aver fornito l’assistenza nella compilazione e nella presentazione della domanda e aver visionato la documentazione necessaria, accerta il possesso dei requisiti e valuta se inoltrare la richiesta a una delle banche aderenti all’Accordo CEI-ABI entro 15 giorni lavorativi. Erogato il finanziamento inizia la fase del tutoraggio: il servizio di assistenza della Caritas che accompagna il richiedente durante l’intero svolgersi del Progetto, allo scopo di favorire la ripresa dell’economia domestica e di una maggiore inclusione sociale e monitorare la restituzione del debito. Il numero di richieste negli anni è andato aumentando. Ciò è certamente dovuto all’aumentare del bisogno ma anche all’accresciuto numero di pratiche esitate positivamente. 60 sono state le pratiche di credito sociale per un importo erogato pari a 333.600 euro e 46 quelle riguardanti il micro-credito alle imprese per 1.041.000 euro. Tra le pratiche di microcredito familiare, in particolare: 25 sono state richieste per pagamento di debiti (mutuo, affitti, utenze, rate per acquisto beni); 5 per sostegno alle famiglie in cassa integrazione; 4 per spese sanitarie (protesi dentarie, spese di viaggio e cure mediche, ecc.); 9 per spese familiari (matrimoni, funerali, nascita, ecc.); 13 per spese di ristrutturazione abitazione e acquisto beni (camerette, mobili vari); 2 per spese di istruzione; 2 antiusura. Tra i 46 progetti di impresa finanziati vi sono bar, gelaterie, pizzerie, negozi di ortofrutta, studi fotografici, servizi estetici e quant’altro. Insomma un piccolo grande aiuto che intende dare risposte concrete ai bisogni via via emergenti dei nuclei familiari in difficoltà.

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Marsala, sigilli al patrimonio di Antonino Bonafede

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Oltre 6,6 milioni di euro: è il valore complessivo dei complessi aziendali, terreni, quote di società, disponibilità finanziarie e veicoli sequestrati dalla guardia di finanza tra Palermo e Trapani. Sono tre i provvedimenti di sequestro emessi ai sensi della normativa antimafia. Il sequestro disposto dal Tribunale di Trapani riguarda il patrimonio del settantanovenne Antonino Bonafede, originario di Marsala, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno e condannato in via definitiva dalla Corte di Appello di Palermo per associazione mafiosa, quale “uomo d’onore” della famiglia marsalese, nel marzo 2010, coinvolto in una operazione di polizia che ha colpito la rete dei presunti fiancheggiatori del superboss latitante Matteo Messina Denaro. Già nel 2012, nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza, il Gip del Tribunale di Marsala aveva disposto a suo carico il sequestro di due appartamenti nel centro di Marsala e terreni agricoli, con annesso casolare rurale, al confine tra Marsala e Salemi per un valore di circa 200.000 euro, per omessa segnalazione di variazioni patrimoniali, come previsto dalla normativa antimafia. Ora, in seguito ad ulteriori indagini economico – finanziarie eseguite dalle Fiamme Gialle sono emersi altri beni e disponibilità risultati del tutto sproporzionati ai redditi ufficiali del suo nucleo familiare, ritenuti quindi frutto della sua militanza nell’organizzazione mafiosa. Sequestrate a suo carico due aziende agricole e di allevamento di ovini, e ben 12 terreni coltivati a vigneti nella periferia di Marsala per un valore complessivo di oltre 4,3 milioni di euro. È anche emerso che una delle aziende agricole sottoposte alla misura cautelare ha usufruito indebitamente di contributi pubblici per circa 25.000 euro, non avendo ottemperato alla normativa statale e comunitaria in tema di prescrizioni autorizzative e identificazione dei capi di bestiame, nonché alle disposizioni sanitarie per l’allevamento di animali. Il secondo provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo, del valore di 780 mila euro, riguarda il 69enne Antonino Vaccaro, di Chiusa Sclafani e comprende il complesso dei beni aziendali della società “Gaia Edilizia Srl”, con sede a Prato,  e conti correnti. Il terzo e ultimo sequestro, del valore di 1.521.805 euro, eseguito nei confronti del palermitano Ruggero Vernengo di 59 anni, è stato emesso dalla Corte di Appello di Palermo e riguarda un’impresa individuale, Vernengo Giovanni (Stazione di Servizio Esso) con sede a Palermo, conti correnti, due autoveicoli e un motociclo.

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Alcamo: fuoco al portone, bravata o intimidazione?

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Accatastano rifiuti di ogni genere e poi appiccano l’incendio. Una bravata o un gesto intimidatorio? Su questo interrogativo ruota l’indagine avviata dal commissariato di polizia di Alcamo, diretto dal dirigente Antonio Squillaci, intervenuto ieri sera, poco dopo le 22, ad Alcamo Marina per il rogo che ha coinvolto il portone di un’abitazione. A lanciare l’allarme è stato lo stesso proprietario dell’immobile, un uomo di 50 anni con piccoli precedenti penali, impiegato presso una ditta di installazione di climatizzatori, che qui vi abita praticamente tutto l’anno con la famiglia. Il fatto è avvenuto in contrada Canalotto, poco prima del rinomato bar “Paziente”. Secondo una prima ricostruzione dei fatti qualcuno ieri sera si è preso la briga di accatastare rifiuti di ogni genere proprio davanti la porta d’ingresso di questa casa: ad essere stati ammassati l’uno sopra l’altro suppellettili, televisori, immondizia, carta, legno ed altro ancora, compresi i sacchi di immondizia che erano stati lasciati appena fuori l’abitazione dallo stesso cinquantenne. Poi sono state appiccate le fiamme che si sono sprigionate anche con una certa violenza, tanto da danneggiare il portone e anche parte del prospetto. Immediato sul posto l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco di Alcamo che ha provveduto a domare immediatamente le fiamme. Proprio la celerità delle operazioni dei pompieri ha evitato danni ben peggiori: il rogo è stato quindi subito circoscritto. L’indagine del commissariato al momento spazia su varie ipotesi, due principalmente: potrebbe essersi trattato della bravata di qualcuno che non avendo altro da fare ha pensato bene di appiccare il fuoco, senza pensare alle conseguenze; ma potrebbe anche trattarsi di un danneggiamento mirato nei confronti dei proprietari della casa. Se così fosse ci sarebbe anche da capire il perché del gesto e come sempre si sta scavando nella sfera privata dell’uomo alla ricerca di elementi utili alle indagini. Per le sue modalità questo episodio lascia aperti molti dubbi e proprio per questo le indagini si complicano. La cosa certa è che questa abitazione è utilizzata tutto l’anno, quindi non è una residenza estiva come la maggior parte degli immobili che si trovano in questa fascia costiera alcamese che praticamente d’inverno si svuota, quasi a trasformarsi da città-fantasma. Questo è il terzo attentato incendiario che si verifica ad Alcamo in questo primo scorcio del 2014, dopo quello avvenuto ai danni di un’auto e al portone di un’altra abitazione in via Porta Palermo appena qualche giorno fa. Il 2013 invece si è chiuso con una catena di attentati in città ai danni di commercianti, imprenditori, semplici cittadini e persino ad agenti di polizia. Episodi che hanno fatto alzare l’asticella della tensione in un territorio da sempre considerato caldo dalla magistratura per la presenza di uno zoccolo duro della mafia tra Alcamo e Castellammare del Golfo. Da sottolineare, però, che quasi tutti gli ultimi attentati incendiari sono ritenuti slegati da dinamiche mafiose.

 

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Partinico, scuole e uffici comunali al freddo

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PARTINICO. Due scuole e diversi uffici comunali al freddo. Gli impianti di riscaldamento sarebbero fuori uso e le strutture di competenza comunale rimangono avvolte dal gelo in questi giorni dove l’inverno rigido si fa sentire. La situazione più complicata si sarebbe registrata alla scuola elementare “Rodari”, appartenente al III Circolo didattico. Da giorni i bambini sarebbero costretti a rimanere con i giubbotti addosso durante l’orario delle lezioni per evitare di “congelarsi”. “Una situazione insostenibile” raccontano inviperiti all’orario di uscita dei piccoli i genitori inferociti nei confronti dei Comune. “E’ una situazione che si trascina oramai da settimane – sostengono i consiglieri comunale Valentina Speciale e Gianluca Ricupati -. Abbiamo presentato una nota urgente agli uffici della Manutenzione del Comune e, contestualmente, un’interrogazione all’amministrazione comunale per chiedere le motivazioni per le quali nessuno si è ancora attivato concretamente per la risoluzione delle problematiche”. Secondo quanto avrebbero appreso i consiglieri il problema sarebbe legato alla manutenzione di impianti per cui l’organico comunale non è competente e che necessiterebbe di conseguenza di una ditta specializzata: “Una procedura necessaria a garantire la salute e i diritti dei bambini e del personale scolastico – precisano Ricupati e Speciale – che non solo non è stata attivata a tempo debito ma che non lo è neanche oggi”. Nella stessa condizione, secondo quanto denunciano sempre i due consiglieri, sarebbero anche la scuola “Collodi” e gli uffici Anagrafe ed Elettorale. “Chiediamo per questo un intervento tempestivo con carattere d’urgenza – precisano i due esponenti del civico consesso -. Non è la prima volta che le scuole hanno problemi di questo tipo e, nonostante ciò, si continua ogni anno ad agire senza lungimiranza e attenzione alle esigenze delle strutture scolastiche e dei loro utenti”. Dagli uffici della Manutenzione sono già state prese le prime contromisure: “Al Rodari il problema è legato ad un’anomalia della centralina che comanda l’impianto – precisa il Vicario dell’ufficio Manutenzione, Benedetto Napolitano -. Abbiamo già contattato una ditta specializzata che dovrà effettuare il sopralluogo da un momento all’altro. Al Collodi serve la sostituzione di due valvole ma nonostante tutto l’impianto funziona, anche se non a pieno regime. Gli uffici comunali? Non ne sappiamo nulla, non si è mai stato segnalato alcun guasto”. “Verificheremo immediatamente la situazione – assicura l’assessore alla Manutenzione, Diego Campione – per cercare di superare i problemi che ci sono stati segnalati”.

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Calatafimi: corruzione, sindaco in manette

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E’ una Calatafimi sotto shock quella che si è risvegliata questa mattina, dopo avere udito per tutta la notte le sirene dei carabinieri: mai si sarebbero immaginati che quelle pattuglie erano indirizzate verso la casa del sindaco, Nicolò Ferrara, 57 anni. Dall’alba di oggi il primo cittadino, che al momento tra l’altro ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio di sviluppo e legalità trapanese che gestisce fondi per progetti incentrati sulla legalità, è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Da tempo nei suoi confronti era scattata un’indagine della Procura di Trapani per avere intascato una mazzetta da 3 mila euro: in pratica i soldi sarebbero finiti nelle sue tasche per favorire un imprenditore del suo paese, Francesco Fontana, nell’aggiudicazione di un’asta per la vendita di automezzi comunali da dismettere. Nel corso della stessa operazione sono stati arrestati due imprenditori palermitani, Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio, di 69 e 34 anni, per intestazione fittizia di beni. Sono stati anche notificati 8 avvisi di garanzia e perquisizioni sono state compiute a Calatafimi, Palermo, Salaparuta e Roma. Ferrara è accusato dei reati di corruzione, falsità ideologica e turbativa d’asta. Già da questa mattina, però, Ferrara si può non considerare più tecnicamente sindaco del paese.

Ferrara dopo mesi di indagine sul suo conto, e dopo essere stato messo sotto interrogatorio serrato dalla magistratura, alla fine è crollato ed ha confessato. In realtà avrebbe ammesso sin da subito di aver preso quei soldi: dapprima si è giustificato dicendo di averli usati per far beneficienza, poi, cambiando versione, di averli spesi per saldare propri debiti. Il gip Lucia Fontana ha però ugualmente deciso la misura cautelare pur dinanzi all’ammissione del fatto, in quanto Ferrara nonostante le gravi accuse non si è dimesso da sindaco. Ad ammettere la corruzione anche l’imprenditore Francesco Fontana che ha sostenuto di avere pagato i 3 mila euro. L’inchiesta è suffragata dalle intercettazioni telefoniche che inchiodano imprenditori e sindaco. Fontana avrebbe detto al telefono che altre aste pubbliche sarebbero state pilotate. A dare l’avvio la denuncia di un dipendente dell’impresa Simaco, che aveva ottenuto un appalto per la urbanizzazione della zona artigianale Sasi a Calatafimi. Alcuni, che si sono presentati come mandati dal Comune, hanno chiesto l’assunzione. Le intercettazioni hanno svelato un allegro sistema di gestione della cosa pubblica con il sindaco Ferrara che al telefono dava ordini per scrivere e disfare delibere e determine. Ma a mettere un punto è stato il dirigente dell’ufficio tecnico Stefano Bonaiuto che appena insediato ha cambiato assetto e gestione dell’Utc

Gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, titolari della Simaco, sono indagati per intestazione fittizia di beni. Ettore Crisafulli fu negli anni Novanta collaboratore di giustizia (indagato per mafia) e per un periodo rese dichiarazioni assieme ad Angelo Siino, poi fu estromesso dal programma di protezione per avere commesso truffe e bancarotta. A tradire l’intestazione fittizia di beni anche un mail del figlio, Enrico, finita “per colpa di un virus” nella posta elettronica di un poliziotto della mobile di Trapani. In questa mail veniva ammesso candidamente tutto il sistema illecito, o quasi.

 

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Alcamo – Serradifalco, si recupera mercoledì 19

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Alcamo-Serradifalco, gara che non si è potuta disputare domenica a causa dell’impraticabilità del terreno di gioco dello stadio comunale “Lelio Catella”, reso una piscina per le abbondanti piogge cadute su Alcamo tra venerdì e domenica, si recupererà mercoledì 19 febbraio, con inizio sempre alle ore 15.00. La gara, dunque, si giocherà dopo che i bianconeri affronteranno il San Sebestiano, questa domenica, in trasferta, e il San Giovanni Gemini, la domenica successiva, al “Catella”. Per l’occasione la società informa tutti i tifosi in possesso del biglietto acquistato in prevendita, di conservarlo e che potranno riutilizzarlo per potere assistere alla gara di recupero Alcamo-Serradifalco. Sul fronte tecnico ieri, alla ripresa degli allenamenti, è arrivata una brutta notizia per Riccardo Chico: infatti durante l’allenamento si è dovuto fermare Nasca per un problema al ginocchio. Il giocatore si sottoporrà ad una visita per quantificare l’entità dell’infortunio.

 

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