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sabato, Giugno 7, 2025
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Alcamo col San Giovanni Gemini a 3 euro in prevendita

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Per l’importante gara di domenica contro il San Giovanni Gemini (domenica 16 febbraio, ore 15.00), la società dell’Alcamo Calcio, ripropone, così come aveva fatto per la partita, poi non disputata per impraticabilità del campo, con il Serradifalco, la prevendita dei biglietti a 3 euro.

La società, a partire da mercoledì, metterà a disposizione i biglietti, per tutti (uomini, donne e ragazzi dai 14 ai 17 anni), al costo di 3 euro. I biglietti si potranno acquistare nei seguenti punti vendita:

BAR IMPERO – Piazza Ciullo

BAR DEI MILLE – Corso dei Mille

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Si ricorda che al botteghino dello stadio la società applicherà i seguenti prezzi:

TRIBUNA COPERTA (posto unico): € 8,00

RIDOTTI:

Donne e Ragazzi dai 14 ai 17 anni: € 5,00

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Badante e compagno estorcevano denaro

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Approfittava del suo lavoro di badante per estorcere denaro, assieme al suo compagno, ai figli dell’anziana.

Ma giovedì scorso i due sono stati colti in flagranza di reato e arrestati dai Carabinieri della Stazione di Balestrate per estorsione: si tratta di Antonino Ciminna 47 anni e Rosalia La Puma 34 anni, entrambi residenti a Trappeto e disoccupati.

I militari avevano appreso che i due erano soliti pretendere, attraverso delle pesanti minacce rivolte ai figli della signora a cui la donna aveva prestato le sue cure sino al dicembre scorso, svariate somme in denaro, arrivando ad ottenere in più tranche, la somma complessiva di circa tremila euro.

Ricostruito il modus operandi della coppia i Carabinieri hanno così deciso di fare irruzione giovedì pomeriggio nell’abitazione delle vittime, sorprendendo i due mentre stavano reclamando l’ennesima somma, questa volta trecento euro.

Finalmente la fine di un incubo per i poveri malcapitati, mentre i due aguzzini sono finiti sotto accusa di concorso in estorsione continuata.

Per l’uomo è stata disposta la custodia in carcere presso l’Ucciardone di Palermo, mentre per la donna è stata disposta, su istanza presentata alla competente autorità giudiziaria, la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla p.g., poiché in stato di gravidanza e pertanto è stata rimessa in libertà.

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Alcamo: redditi giunta, Simone il “Paperone”

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Un reddito lordo complessivo di 350 mila euro, con una media reddito pro capite di quasi 51 mila euro. Questo è lo specchio della situazione reddituale di sindaco e giunta ad Alcamo, per quanto concerne le ultime dichiarazioni fatte al fisco risalenti al 2012 e pubblicate sul sito internet del Comune. Si va dal paperone Giuseppe Francesco Simone,con i suoi quasi 80 mila euro, alla cenerentola, si fa per dire, Elisa Palmeri che ha dichiarato guadagni 5 volte meno rispetto al suo collega di giunta. Per il resto gli introiti dichiarati sono sostanzialmente livellati, tutti contenuti nella fascia tra i 42 mila e i 65 mila euro. Da considerare che questi redditi sono il frutto complessivo dei guadagni tra la propria attività amministrativa prestata per il Comune e la personale attività lavorativa. Anzi, considerato che si tratta del 2012 e la giunta si è insediata nel giugno di quell’anno, per la maggior parte degli amministratori i guadagni sono introito della propria attività. Come dicevamo l’amministratore più ricco è l’assessore Simone, di professione medico, in carica da neanche un anno con delega alla Polizia urbana, Viabilità, Sanità, Servizi demografici, Protezione Civile e Ufficio relazione con il pubblico: la sua dichiarazione dei redditi fa segnare un introito lordo di 78 mila e 553 euro, frutto esclusivo della sua attività di medico, non avendo ricoperto alcun incarico amministrativo nel 2012. Solo in seconda posizione di questa speciale graduatoria si trova il sindaco Sebastiano Bonventre, anch’esso di professione medico, con i suoi 65 mila 522 euro. Spunta alle loro spalle Massimo Melodia, i cui compiti in giunta sono quella della guida ai Lavori pubblici, Sviluppo economico, Agricoltura, Turismo, Spettacolo e Innovazione tecnologica: lui al fisco, in qualità di imprenditore, ha dichiarato 58 mila 846 euro. Lo tallona, in fatto proprio di redditi, il vicesindaco Gino Paglino, con delega ai Servizi manutentivi, Ambiente e Verde Pubblico, Cimiteri, Patrimonio e Pubblica istruzione: sommando il suo guadagno di amministratore a quello di insegnante arriva ad un reddito di 50 mila 343 euro. Quasi appaiati Ferdinando Trapani e Gianluca Abbinanti: il primo, docente universitario, con deleghe all’Urbanistica e Suap, ha un reddito di 45 mila e 641 euro frutto interamente del suo lavoro essendo assessore da nemmeno un anno; il secondo, che nella vita a parte la passione per la politica è promotore finanziario ed agente generale nel ramo assicurativo, ha dichiarato al fisco 42 mila 562 euro. A chiudere nettamente staccata da tutti è l’assessore Elisa Palmeri, con deleghe agli Affari legali, Personale, Pari opportunità, Cultura e Politiche comunitarie, oltretutto rimasta unica donna dell’esecutivo dopo il precedente rimpasto. Il suo impiego da libero professionista nel campo giurisprudenziale, sommato ai 6 mesi di ruolo amministrativo che ha svolto nel 2012, le ha fruttato un introito di 15 mila e 15 euro.  

Nella foto Sebastiano Bonventre

 

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Partinico: Tarsu, possibile class action

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PARTINICO. Bollette salate della Tarsu, la tassa sui rifiuti, e scattano le segnalazioni alle associazioni dei consumatori. In città potrebbe innescarsi anche una class action nei confronti del Comune per il calcolo delle tariffe sul servizio di raccolta dell’immondizia perché frutto di “anomalie”. Scenario che ipotizza il Movimento 5 Stelle da cui è partita la segnalazione al segretario generale del Comune, Vincenzo Pioppo, e alle associazioni dei consumatori avvisate di questa tariffazione e di tutte le vicende inerenti alle peripezie riscontrate nella qualità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città nell’ultimo anno. Nello specifico è stato evidenziato che molte delle condizioni previste nel regolamento comunale per la gestione della tassa sui rifiuti solidi urbani non sono state osservate. Si è infatti verificato il perenne stato di emergenza igienico-sanitaria causato da una raccolta dei rifiuti saltuaria ed incostante, la presenza di decine di discariche abusive presenti nel territorio e l’assenza di un sistema tendente a riciclare e a riutilizzare i rifiuti. “Da qualche anno i servizi svolti dall’Ato Palermo 1 – sottolineano gli attivisti – riguardano quasi  esclusivamente la raccolta, il trasporto ed il conferimento dei rifiuti, mentre minima è l’incidenza della raccolta differenziata ridotta al 2,97 per cento. Ma ciononostante la fatturazione da parte della società continua ad essere effettuata sulla base di quanto previsto dal Piano d’Ambito e dal Piano Industriale”. Altro tasto dolente è l’aumento di quasi il 30 per cento della Tarsu stabilito da giunta e consiglio comunale recentemente: “Non si poteva applicare l’aumento – rilanciano i grillini – ma si doveva continuare ad applicare le tariffe del 2012,  così come disposto da una norma in vigore”. Inoltre nel calcolo della tariffa il Comune avrebbe inserito anche servizi che in realtà l’Ato non svolge: “Purtroppo si doveva procedere in questa direzione – ha avuto modo di sottolineare il sindaco Salvo Lo Biundo anche in consiglio comunale -. In separata sede avvieremo dei contenziosi con l’Ato come fatto negli anni passati per somme non dovute”. Inoltre è stato ricordato dai grillini che l’aumento delle tariffe Tarsu, oltre ad essere ingiusto ed inaccettabile, è servito a coprire il costo del servizio indicato nel Piano finanziario  dell’Ato Palermo 1, che prevede alcune voci poco chiare e per servizi mai erogati, come ad esempio 273 mila euro di costi di raccolta differenziata e 343 mila euro di lavaggio strade. “La segnalazione – scrivono in un documento gli esponenti del Movimento 5 Stelle – è stata presentata al fine di tutelare i cittadini partinicesi e con la precisa richiesta al segretario comunale di voler procedere alla verifica di correttezza della tassa imposta nonché della legittimità delle tariffe applicate con la Tarsu”.

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Trapani: senza artigianato scenario apocalittico

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TRAPANI – Cosa sarebbe la provincia di Trapani senza l’artigianato? Un vero deserto, economico e produttivo. Scenario apocalittico che è stato “disegnato” da Confartigianato che ha voluto applicare su base statistica un’eventualità catastrofica. Un’indagine che vuole evidenziare soprattutto l’importanza di questo settore spesso snobbato, quasi considerato ai margini ed invece assolutamente vitale. I numeri sono snocciolati dal segretario provinciale Francesco La Francesca: “Se domattina, d’improvviso, la provincia di Trapani fosse senza i suoi 7.345 imprenditori artigiani? – è il suo interrogativo -. L’impatto sulla popolazione sarebbe, tutto sommato, abbastanza contenuto: l’1,7 per cento in meno. Ma gli effetti sarebbero quelli di uno tsunami sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie”. Secondo Confartigianato nel trapanese il valore aggiunto diminuirebbe di 756 milioni di euro, pari ad un calo del 12,3 per cento. Il made in Trapani perderebbe un apporto di 7 milioni di euro. Considerando senza lavoro gli 8.800 dipendenti dell’artigianato, il numero di disoccupati aumenterebbe del 32,9 per cento ed il tasso di disoccupazione passerebbe dal 19,1 al 26,8 per cento, aumentando di 7,7 punti. Rimarrebbero 169.535 abitazioni senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti che intervengano per la manutenzione. Secondo un altro recente studio su base provinciale sempre di Confartigianato l’artigianato è davvero sull’orlo del baratro perché p costretto a convivere in un contesto difficile. Tra tasse sul lavoro, Imu e Tares la pressione fiscale si avvicina alla soglia record del 60 per cento. Le piccole imprese senza un intervento deciso ora rischiano di chiudere i battenti. Nel solo 2012 la provincia di Trapani ha perso 484 imprese artigiane. L’artigianato continua ad essere la spina dorsale dell’economia ma senza interventi adeguati le pmi che finora hanno stretto i denti non possono andare avanti. Tanti clienti non pagano o lo fanno in ritardo, le banche non concedono più crediti e la pressione fiscale non fa che aumentare. I problemi per le imprese della provincia sono essenzialmente quelli che vengono denunciati in tutta la Sicilia ma anche nel resto d’Italia. C’è la burocrazia e la pressione fiscale in testa a tutto, un mix che molto spesso è determinante per la chiusura di un’azienda che non riesce più a sopportare il carico di questi fenomeni. Le richieste che gli artigiani e le piccole imprese commerciali formulano da tempo alla politica sono semplici e chiare: “Abbattimento della burocrazia, riduzione della pressione fiscale, facilitazione dell’accesso al credito, rilancio settore edile e riduzione della spesa pubblica corrente. Queste — sottolinea Francesco La Francesca — devono essere le priorità di chi ha in mano le redini del paese. Altrimenti si rischia il tracollo”. Il trapanese è la provincia con le peggiori perfomance addirittura d’Italia in fatto di nata-mortalità delle imprese secondo un’indagine di Movimprese. Si piazza al 79° posto per tasso di crescita delle aziende. Anzi, nel caso specifico, per tasso di decrescita: si registra infatti una contrazione nel 2013 di ben 333 imprese sul territorio. Si è infatti passati dalle 3 mila e 32 imprese iscritte alla Camera di Commercio nel 2012 alle 2.699 a conclusione del 2013, per un tasso di crescita in passivo dello 0,70 per cento.

Nella foto Francesco La Francesca

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“Saline di Trapani e Paceco”, estensione riserva? Paceco dice no

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Un incontro con l’Amministrazione e una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Paceco, sono stati programmati nell’ex “Arena Castelli” di Nubia, rispettivamente lunedì 10 e lunedì 17 febbraio – con inizio alle 17,30 in entrambi i casi – per affrontare con la cittadinanza la paventata riperimetrazione della Riserva Naturale Orientata “Saline di Trapani e Paceco”, oggetto di una procedura di variante attivata dall’Assessorato regionale Territorio e Ambiente.

Le due occasioni di confronto con i cittadini, decise dai capigruppo consiliari d’intesa con la Giunta, mirano a scongiurare l’estensione della riserva su alcune aree del territorio di Paceco, “zone in cui il Comune ha già rilasciato concessioni edilizie ed è ormai in corso la costruzione di alcune opere” evidenzia il sindaco Biagio Martorana, precisando che “il termine per presentare ricorso contro l’annessione di quelle aree alla Riserva, è fissato al 26 febbraio; quindi, è necessario affrontare la questione in tempi rapidi, con tutti gli interessati, per apportare le controdeduzioni alla riperimetrazione operata dall’Assessorato regionale”.

Con questo obiettivo, l’amministrazione comunale di Paceco incontrerà i cittadini lunedì prossimo, nella sala attigua al bar di Nubia. Alla riunione saranno presenti anche la presidente del Consiglio comunale, Marilena Cognata, e altri consiglieri, in vista della seduta straordinaria convocata per il lunedì successivo.

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Alcamo: mense scolastiche, rivolta dei genitori

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La rivoluzione delle mamme. Genitori e Comune sono oramai ai ferri corti per la scadente qualità del servizio mensa offerto nelle scuole dell’obbligo. E così, a partire da lunedì prossimo, sarà messa in atto una vera e propria clamorosa protesta: tutti gli alunni delle scuole medie, elementari e materne alcamesi si asterranno per tre giorni, quindi sino a mercoledì, dal consumo dei pasti offerto da una ditta esterna agli istituti che adottano l’orario prolungato. Una protesta che sino ad oggi è rimasta chiusa, quasi latente, all’interno delle quattro mura delle scuole. Oggi però il limite di sopportazione dei genitori pare abbia raggiunto ogni limite. A dire il vero nelle scuole medie già dall’inizio di questa settimana la protesta ha preso corpo con l’astensione dal consumo del pasto, da lunedì si uniranno anche elementari e materne. Intanto si è costituito un comitato composto da genitori e insegnanti proprio con l’intento di interloquire costantemente con l’amministrazione comunale e aggiornarli della situazione. L’assessore alla Pubblica istruzione, Gino Paglino, conferma che i pasti garantiti dalla ditta di Salemi che ha in appalto la distribuzione lasciano effettivamente a desiderare.

Dopo la sua costituzione il comitato ha invitato la ditta ad un incontro che era stato organizzato mercoledì scorso ma nessun rappresentante dell’azienda si è presentato. Ad oggi le uniche risposte della ditta date formalmente al Comune sono state quelle che “si procederà ad un miglioramento della qualità e del trasporto dei cibi”. I genitori però vogliono soluzioni e risposte immediate mentre la situazione rischia di tirare per le lunghe, anche perché ci sarà per il Comune una procedura ben precisa da seguire in caso di rescissione del contratto. Una cosa è certa: gli unici due plessi che godono di cucine interne ad Alcamo, la “Froeber” e il “Collodi”, funzionano in maniera ottimale senza grandi lamentele e con qualità dei pasti garantita da forniture ben precise richieste dal Comune. L’amministrazione vorrebbe perseguire proprio la strada dell’internalizzazione del servizio,. Tanto che da tempo sono in itinere i lavori per l’adeguamento di una sala cucine al plesso “Europa”

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Calatafimi: il sindaco si dimette, decade la giunta

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CALATAFIMI – Da questa mattina non c’è più la giunta operativa a Calatafimi. La squadra assessoriale è decaduta con le ufficiali dimissioni del sindaco Nicolò Ferrara, così come dettano le normative in materia. Quindi non sono più in esercizio il vicesindaco Filippo Cangemi e gli assessori Giovanna Mazzara, Domenico Scavuzzo e Vito Adamo. Eventuali ipotesi di dimissioni in blocco sono state quindi precedute da questa scelta del primo cittadino. Gli assessori decaduti, però, precisano di non avere mai di fatto parlato di dimissioni: “Magari nel proprio intimo ognuno di noi avrà pensato alle dimissioni – puntualizza Cangemi – ma mai abbiamo discusso di questa eventualità. Quindi non si può parlare neanche di ipotesi in questo caso, sono circolate in merito notizie infondate”. Ieri sera si è tenuto un vertice in prefettura a Trapani alla presenza del vicesindaco e del presidente del consiglio Mario Minore: “Abbiamo richiesto questo faccia a faccia – sottolinea Minore – non per parlare di possibili dimissioni in blocco di giunta e consiglio ma per capire il percorso da intraprendere”. Il prefetto Leopoldo Falco ha esortato gli organi consiliari e amministrativi a proseguire nella strada della sana amministrazione. Le dimissioni di Ferrara non pregiudicano l’attività consiliare: il consiglio comunale potrà continuare ad operare ed a deliberare, a meno che la metà più di uno dei componenti non decida di dimettersi. Le funzioni di sindaco e giunta saranno invece ricoperte da un commissario che sarà a breve nominato dall’assessorato regionale agli Enti locali. Ferrara si è dimesso dall’incarico congedandosi con una lettera aperta alla città, sostenendo che questo passo è stato fatto per senso di responsabilità: “Dimostrerò la mia estraneità ai fatti – scrive –, si è fatta tanta confusione che ha finito per ingenerare incomprensioni ed equivoci. Certi comportamenti e richieste sono lontani anni luce dal mio agire politico”. Ferrara è stato arrestato lunedì scorso con l’accusa di corruzione, falsità ideologica e turbativa d’asta. Con lui sono finiti in manette anche gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio, rispettivamente di sessantotto e trentaquattro anni, accusAti di intestazione fittizia di beni. Gli arresti sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari Lucia Fontana, su richiesta dei sostituti procuratore Anna Trinchillo e Franco Belvisi. Ferrara, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, è accusato di avere intascato una tangente di 3 mila euro da Francesco Fontana, imprenditore di Calatafimi, indagato a piede libero, al fine di consentire allo stesso di aggiudicarsi la gara per la vendita di un compattatore. Il primo cittadino è anche indagato, a piede libero, per il reato di abuso d’ufficio continuato. Secondo gli investigatori, avrebbe omesso di denunciare alle competenti autorità giudiziaria alcune irregolarità nell’ambito dell’esecuzione dei lavori di urbanizzazione primaria nella zona artigiana di contrada Sasi eseguiti dall’impresa Simaco degli imprenditori Ettore ed Enrico Crisafulli. Gli inquirenti gli contestano infine di avere proceduto alla nomina a responsabile dell’Ufficio tecnico comunale di un soggetto privo dei necessari titoli, garantendo allo stesso una retribuzione a cui non avrebbe avuto diritto. “Ferrara gestiva in maniera spregiudicata la cosa pubblica” ha asserito il dirigente della squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci.

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Alcamo: movida, repressione e sensibilizzazione

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La movida alcamese sotto assedio. Repressione ma anche sensibilizzazione: su entrambi i fronti si stanno muovendo forze dell’ordine e Comune per cercare di attutire un costume giovanile che sta assumendo contorni preoccupanti per i cittadini. Da queste considerazioni è nata un’operazione a tappeto che vede il Comune raccordarsi non solo con le forze dell’ordine ma anche con il mondo dell’associazionismo e con gli uffici dei diversi assessorati per mettere in campo soluzioni che pongano un fremo ai fiumi di alcool che invadono ogni fine settimana il centro storico della città con risvolti ovviamente preocpanti in termini di microcriminalità. A farsi promotore e collante di questa iniziativa l’assessore al Turismo, Spettacolo e Sviluppo economico Massimo Melodia che ha attivato una serie di contromisure. In primis si vuole porre un freno all’eccessivo e spesso incontrollato consumo di alcolici attraverso le attività commerciali: “Ho girato al collega assessore competente – sottolinea Melodia – la richiesta sul rispetto della vendita di alcolici e sul controllo delle emissioni sonore”. L’assessore allo Spettacolo ha concesso soltanto delle deroghe a queste limitazioni riguardo solo all’orario per date ritenute importanti, come le festività natalizie, ed in accordo con tutte le attività commerciali: “L’intento è stato quello – ha precisato Melodia – di far sì che tutto il territorio del centro storico si coinvolgesse a turno o tutto insieme per rendere la movida garbata ed accogliente per le migliaia di giovani che vengono anche da fuori Alcamo”. Attraverso l’assessorato alla Polizia municipale invece ci si è attivati per una richiesta di intervento presso tutte le forze dell’ordine, anche alla prefettura di Trapani, per sollecitare un’azione preventiva e repressiva più efficace nei casi limite che settimanalmente si susseguono. Si sta inoltre seriamente pensando all’ipotesi di istituire un presidio di guardiania notturna del corpo di Polizia municipale ma in questo caso bisogna fare i conti con il bilancio del Comune. I risultati sul piano repressivo si sono fatti sentire: ben tre le maxioperazioni effettuate da carabinieri, polizia e polizia municipale: oltre 200 i veicoli controllati, quasi 400 le persone identificate: due giovani alcamesi sono stati denunciati per guida senza patente e guida in stato di ebrezza alcolica, inoltre sono scattate altre contravvenzioni per cinque giovani per guida in stato di ebrezza e mancanza di copertura assicurativa. Ed ancora sono stati segnalati come assuntori alla Prefettura 3 persone, trovate in possesso di 11 “stecche” di marijuana, pochi grammi, tali da rientrare nella modica quantità. Contestate inoltre diverse violazioni alle norme del Codice della Strada: tra le infrazioni più frequenti risultano quelle per il mancato possesso dei documenti di guida o di circolazione, la mancata revisione del veicolo, il mancato uso delle cinture di sicurezza e l’utilizzo del telefonino cellulare durate la guida. Ritirati anche 6 tra documenti di circolazione e di guida, mentre 4 sono stati i veicoli sottoposti a sequestro perché privi di copertura assicurativa. L’assessore Melodia ha chiesto anche all’assessorato all’Ambiente un potenziamento del servizio di pulizia già a partire dal sabato notte per permettere alla città di svegliarsi la domenica mattina col decoro che merita e nel contempo si stanno concertando progetti che coinvolgano famiglie e giovani nel quadro di una complessiva sensibilizzazione al rispetto civico.

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Partinico: randagismo, parte task force

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Territorio al setaccio a “caccia” di randagi. Tutti saranno accalappiati, sterilizzati e microchippati. I cani più pericolosi, e quindi difficili da catturare, saranno bloccati con cartucce anestetizzanti. Questo il compito di un’apposita squadra composta da tecnici del Comune e dell’Asp di Palermo, costituita in questi giorni con l’obiettivo di contrastare il fenomeno del randagismo, diventato un problema davvero dilagante e soprattutto pericoloso per l’incolumità dei cittadini. Già la squadra ha avviato il suo lavoro di ricognizione del territorio con un primo intervento interforze: la task force ha avuto come prima tappa la vasta zona periferica di contra Mirto dove nei giorni scorsi un ragazzino ha rischiato di essere assalito da un branco di cani, salvato solo in extremis dalla prontezza di riflessi del padre. Qui la squadra di operai del Comune e dell’ufficio Veterinaria di Partinico dell’Asp 6 hanno accalappiato 5 cani. Saranno ora sottoposti al trattamento di sterilizzazione e microchippatura, quindi verranno rilasciati come prevede la normativa vigente. La squadra speciale antirandagismo ha anche rispolverato un vecchio arnese di proprietà del Comune, praticamente quasi mai utilizzato si tratta di una cerbottana. Caricata con un’apposita cartuccia intrisa di anestetizzante, è in grado di colpire l’animale a distanza e farlo assopire. In questo modo si possono catturare anche i cani più pericolosi. La decisione di muoversi in questa direzione scaturisce dall’ultimo eclatante caso che ha costretto una famiglia nella zona di Mirto a barricarsi in casa perché assalita davanti la porta da un branco di cani. Solo l’intervento dei vigili urbani e dell’assessorato comunale alla Sanità ha fatto tornare la situazione alla normalità, con l’allontanamento dei cani. In città oramai il fenomeno del randagismo ha assunto proporzioni dilaganti. Appena qualche settimana fa un giovane fu aggredito in via Ninni Cassarà, con tanto di morso di cane e ricovero in ospedale. Negli ultimi anni sono oltre una decina i casi, più o meno gravi, di aggressioni di randagi. Il più grave sicuramente nel 2010 quando ad essere assalito fu un bimbo di due anni che si trovava seduto su un carrello della spesa appena fuori un supermercato in compagnia dei genitori. Il piccolo, dopo che un randagio gli saltò addosso, dovette fare ricorso ad un’operazione maxillo-facciale a Palermo per le gravi ferite riportate in viso. Ma ci furono anche diversi ciclisti, motociclisti ed anche pedoni finiti in ospedale per l’aggressione di alcuni cani randagi, in tutti i casi denunciati alle forze dell’ordine ed al Comune. Episodi che fanno il paio con una catena altrettanto numerosi di casi di avvelenamento di cani. Soltanto negli ultimi mesi in città sono stati sei i cani ritrovati senza vita con chiari segni di avvelenamento, tutti denunciati al Comune ed alle forze dell’ordine. Evidentemente qualcuno, impaurito, vuole in questo modo farsi giustizia da solo. Intanto resta ancora al palo il completamento del canile comunale, i cui lavori sono in fase di chiusura ma bloccati a causa di problemi di carattere economico-burocratico. Una struttura che non è certamente la panacea di tutti i mali ma che potrebbe attutire il fenomeno.

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