Trapani: senza artigianato scenario apocalittico

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TRAPANI – Cosa sarebbe la provincia di Trapani senza l’artigianato? Un vero deserto, economico e produttivo. Scenario apocalittico che è stato “disegnato” da Confartigianato che ha voluto applicare su base statistica un’eventualità catastrofica. Un’indagine che vuole evidenziare soprattutto l’importanza di questo settore spesso snobbato, quasi considerato ai margini ed invece assolutamente vitale. I numeri sono snocciolati dal segretario provinciale Francesco La Francesca: “Se domattina, d’improvviso, la provincia di Trapani fosse senza i suoi 7.345 imprenditori artigiani? – è il suo interrogativo -. L’impatto sulla popolazione sarebbe, tutto sommato, abbastanza contenuto: l’1,7 per cento in meno. Ma gli effetti sarebbero quelli di uno tsunami sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie”. Secondo Confartigianato nel trapanese il valore aggiunto diminuirebbe di 756 milioni di euro, pari ad un calo del 12,3 per cento. Il made in Trapani perderebbe un apporto di 7 milioni di euro. Considerando senza lavoro gli 8.800 dipendenti dell’artigianato, il numero di disoccupati aumenterebbe del 32,9 per cento ed il tasso di disoccupazione passerebbe dal 19,1 al 26,8 per cento, aumentando di 7,7 punti. Rimarrebbero 169.535 abitazioni senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti che intervengano per la manutenzione. Secondo un altro recente studio su base provinciale sempre di Confartigianato l’artigianato è davvero sull’orlo del baratro perché p costretto a convivere in un contesto difficile. Tra tasse sul lavoro, Imu e Tares la pressione fiscale si avvicina alla soglia record del 60 per cento. Le piccole imprese senza un intervento deciso ora rischiano di chiudere i battenti. Nel solo 2012 la provincia di Trapani ha perso 484 imprese artigiane. L’artigianato continua ad essere la spina dorsale dell’economia ma senza interventi adeguati le pmi che finora hanno stretto i denti non possono andare avanti. Tanti clienti non pagano o lo fanno in ritardo, le banche non concedono più crediti e la pressione fiscale non fa che aumentare. I problemi per le imprese della provincia sono essenzialmente quelli che vengono denunciati in tutta la Sicilia ma anche nel resto d’Italia. C’è la burocrazia e la pressione fiscale in testa a tutto, un mix che molto spesso è determinante per la chiusura di un’azienda che non riesce più a sopportare il carico di questi fenomeni. Le richieste che gli artigiani e le piccole imprese commerciali formulano da tempo alla politica sono semplici e chiare: “Abbattimento della burocrazia, riduzione della pressione fiscale, facilitazione dell’accesso al credito, rilancio settore edile e riduzione della spesa pubblica corrente. Queste — sottolinea Francesco La Francesca — devono essere le priorità di chi ha in mano le redini del paese. Altrimenti si rischia il tracollo”. Il trapanese è la provincia con le peggiori perfomance addirittura d’Italia in fatto di nata-mortalità delle imprese secondo un’indagine di Movimprese. Si piazza al 79° posto per tasso di crescita delle aziende. Anzi, nel caso specifico, per tasso di decrescita: si registra infatti una contrazione nel 2013 di ben 333 imprese sul territorio. Si è infatti passati dalle 3 mila e 32 imprese iscritte alla Camera di Commercio nel 2012 alle 2.699 a conclusione del 2013, per un tasso di crescita in passivo dello 0,70 per cento.

Nella foto Francesco La Francesca

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