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giovedì, Maggio 8, 2025
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Fermo dissalatore, si finisce in Procura

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TRAPANI – Questa volta i Comuni del trapanese fanno sul serio. Rimasti per l’ennesima volta a secco a causa del fermo del dissalatore di Trapani, ora si passa al contrattacco con tanto di carte bollate e tribunali. Il primo passo è stato fatto dai Comuni di Erice e Valderice che hanno avanzato un’azione legale contro gli enti preposti per la mancata erogazione idrica in paese. Dietro all’amministrazione valdericina sono intenzionati ad andare anche gli altri Comuni rimasti con i rubinetti a secco per giorni e giorni, e quindi Erice, Custonaci e Buseto Palizzolo. L’ipotesi di reato che i sindaci di Valderice e Erice, Mino Spezia e Giacomo Tranchida, hanno avanzato attraverso il legale Vincenzo Maltese è quella di “interruzione di servizio pubblico”. Er circa due settimane i Comuni dell’agroericino sono rimasti a secco: nel corso di quest’anno il servizio è andato a singhiozzo continuamente. Si sono contati almeno sei blocchi del dissalatore per i più svariati motivi. Non solo: il legale ipotizza anche il reato di omissione di atti d’ufficio che spetterà adesso alla Procura di Trapani verificare. “Non è ammissibile – si legge in un comunicato dell’avvocato Maltese- che le conseguenze ricadano sempre e solo sui cittadini; chi di dovere deve assumersi le proprie responsabilità”. E si torna, ancora una volta, a chiedere la realizzazione del bypass con la condotta di Bresciana che rifornisce d’acqua il territorio comunale di Trapani. “Oggi – conclude la nota del legale – con l’acqua proveniente da Bresciana, nei casi come questo non staremmo a parlare di denunce in Procura”. L’ultimo caso è stato quello che si è consumato nei giorni scorsi con il fermo del dissalatore e ritardi nella riattivazione per la manutenzione straordinaria a causa della sostituzione di un pezzo che è stato acquistato in Germania. Qualche giorno addietro, dopo aver completato alcuni operazioni tecniche, con l’inserimento di una sorta di guaina nelle tubazioni esistenti, i tecnici di Siciliacque avevano iniziato le operazioni di riempimento della condotta ma, poco dopo, avevano verificato lo strappo del tubo in corrispondenza del manicotto di collegamento di due tratti di rete. Circostanza che ha costretto ad interrompere nuovamente l’erogazione idrica. Già da questa mattina i tecnici si sono rimessi al lavoro per la sostituzione del tratto divelto, è stato assicurato da Siciliacque. Nel frattempo, per recuperare risorse idriche sulla linea Montescuro ovest, l’erogazione idrica è stata ridotta, per 48 ore, nei comuni di Calatafimi, Gibellina, Salemi, Vita e Santa Ninfa, uniche utenze a monte della linea che porta l’acqua a Erice, Valderice, Buseto Palizzolo e Custonaci. “Per quanto riguarda Paceco, Nubia e Salinagrande – si legge nella nota di Siciliacque – l’erogazione idrica dal dissalatore è già stata riattivata dallo scorso 27 luglio perché si è potuto realizzare un nuovo nodo idrico nei pressi dell’abitato di Xitta”.

Alloggi popolari, dall’assegnazione alla proprietà

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“Stiamo lavorando perché il diritto alla casa non sia qualcosa che resti solo di pronunciato ma venga realmente praticato e riconosciuto”.

In provincia di Trapani cedibili a riscatto sono circa 5 mila alloggi popolari e il commissario ad acta dell’Iacp di Trapani Rosanna Conti si dice soddisfatta del risultato ottenuto da quando gli uffici sono impegnati a dare attuazione al diritto riconosciuto dalla legge regionale approvata lo scorso maggio dall’ARS –  la n. 9 del 15 maggio 2013 – che consente di accelerare la cessione in proprietà dell’alloggio popolare agli assegnatari o occupanti anche abusivi che ne facciano richiesta, purché, in quest’ultimo caso, abbiano i titoli per ottenere l’assegnazione, e in particolare la residenza o comunque l’occupazione alla data del 31 dicembre 2001.

“Numerose sono le domande di riscatto pervenute all’ufficio – dice il dirigente del settore amministrativo dell’Iacp di Trapani, Pietro Savona – d’altra parte siamo dinanzi ad una norma che non ha precedenti in quanto prevede corsie burocratiche precise per procedere alla vendita dell’alloggio, sono anche previste agevolazioni, il diritto alla casa non è solo qualcosa previsto in favore di chi ha le condizioni economiche per l’acquisto ma anche per chi ha anche minimi redditi.

E precisa :“L’ufficio è a disposizione negli orari di apertura al pubblico fino a giovedì 12 settembre – l’Urp e tutti gli uffici dell’ente in questo periodo saranno aperti al pubblico il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12 – per fornire tutte le informazioni utili”.

Per chi è assegnatario di alloggio popolare la possibilità di acquisto della propria abitazione non è soggetta ad alcun limite temporale: in sostanza anche chi è diventato assegnatario da poco tempo può usufruire dei benefici della norma di legge.

“E’ evidente che l’assegnatario che non intende diventare proprietario resterà locatario. Facciamo questa precisazione – sottolinea Savona – perché qualche assegnatario preoccupato ci ha contattato pensando che l’alloggio popolare assegnato è comunque posto in vendita. Il diritto al riscatto dell’alloggio popolare riguarda solo e soltanto l’utente assegnatario o comunque l’utente che a qualsiasi altro titolo lo occupa.

Gli uffici dello Iacp hanno concluso il censimento degli alloggi popolari cedibili a riscatto, quindi oggi le informazioni che è in grado di rendere sono davvero complete e definite sotto ogni punto di vista. La norma approvata dalla Regione prevede che per le vendite non si tenga conto dei piani di vendita a suo tempo definiti che individuavano a monte quali alloggi mettere in vendita.

“Entro 180 giorni dalla entrata in vigore della legge, in sostanza entro sei mesi dal 15 maggio, – ribadisce il commissario ad acta dell’Iacp – tutti gli assegnatari e occupanti abusivi avendo i titoli previsti dalla norma, possono chiedere l’acquisto dell’alloggio popolare in uso e occupato”.

Partinico: bufera al comando dei vigili urbani

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La conferma di Giuseppe Russo al comando della Polizia municipale di Partinico finisce nella bufera. La Funzione pubblica della Cgil di Palermo ha presentato un esposto al Consiglio dei Ministri e alla Procura regionale della Corte dei Conti di Palermo rispetto all’ultima determina firmata dal sindaco Salvo Lo Biundo, riconfermato alle scorse elezioni amministrative di giugno, con cui si nominano i responsabili di ogni Settore. Alla polizia municipale è stato per l’appunto confermato Russo, che già nell’ultimo scorcio della scorsa legislatura aveva ricoperto il ruolo di capo dei caschi bianchi della città su disposizione del sindaco dopo le dimissioni del dirigente esterno Salvo Coppolino. L’esposto è stato presentato perché, a detta del segretario provinciale e generale della Funzione pubblica della Cgil, rispettivamente Giovanni Cammuca e Filippo Romeo, ci sarebbe stata da parte del Comune una “violazione delle norme contrattuali per l’attribuzione delle responsabilità di settore e conseguente posizione organizzativa”. Nel corposo esposto di ben quattro pagine, il sindacato punta il dito principalmente sulla situazione attorno alla nomina di Russo su un punto in particolare, quello relativo all’anzianità di servizio. Questa sarebbe per il sindacato la violazione più evidente: riprendendo il regolamento di polizia municipale del Comune di Partinico, viene fatto presente che “il comandante è sostituito dall’addetto di qualifica più elevata presente in servizio e, a parità di qualifica, dal più anziano”. “Non ci risulta che il dipendente nominato – sottolineano i vertici della Fp Cgil – sia il più anziano dal punto di vista del servizio”. Per la Cgil, quindi, ogni altra decisione assunta in merito “Non solo è illegittima ma genera responsabilità patrimoniale, ove non costituisca un vero e proprio abuso di ufficio”. Secondo quanto si evince dall’esposto il sindacato avrebbe più volte sollecitato il sindaco a riportare la situazione “alla legittimità” non avendo però alcun esito o risposta in merito. “Il sindaco e la giunta – replica l’assessore alla Polizia municipale, Vito D’Amico – nel preparare l’atto di nomina di Russo hanno avuto conforto della legalità degli atti da parte della segreteria generale del Comune e degli uffici competenti che hanno predisposto la determina. Io non sono né un tecnico, né tantomeno un legale, per cui mi affido alla competenza dei tecnici dell’ente. Comunque la nomina di Russo è stata confermata sino al 30 settembre. Una scelta non casuale perché si sta andando nella direzione di regolamentare al meglio il settore, con la preparazione di un nuovo regolamento”.

Alcamo, altro incendio: il quarto in nove giorni

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Sale sempre più la tensione sociale ad Alcamo. all’alba di oggi è stato consumato l’ennesimo attentato incendiario, il quarto in appena 9 giorni. Ad essere preso di mira un vecchio modello di Pegeout 106 in via Palazzo, arteria nei pressi del quartiere in cui ricade la villetta intitolata a Vincenzo Internicola, di proprietà di un uomo, V.M., al momento residente nello Stato francese. Non ci sono dubbi sul dolo del rogo: i vigili del fuoco, intervenuti sul posto celermente intorno alle 4 del mattino, hanno trovato sopra la cappotta della macchina un copertone utilizzato dagli incendiari verosimilmente per alimentare le fiamme. Le fiamme hanno soltanto in parte danneggiato il mezzo sia nella parte anteriore che posteriore. Ad avere aperto un’indagine il commissariato di Alcamo che al momento non esclude alcuna ipotesi. L’auto era in uso ai genitori dell’intestatario, che non hanno saputo fornire indicazioni utili sul perché del gesto indirizzato nei loro confronti, ed è proprio sul loro conto che gli inquirenti stanno scavando a fondo. Si sta setacciando palmo a palmo la loro vita privata e lavorativa per cercare di capire il movente dell’episodio. Ciò che più inquieta è che si tratta del quarto attentato incendiario in appena una manciata di giorni che si registra nella cittadina alcamese. Prima il fuoco al portone della chiesa di Santa Maria di Gesù, poi il rogo appiccato davanti ad un’abitazione in via XI Febbraio e appena un paio di notti fa un altro incendio ha interessato il chiosco di fiori della moglie del consigliere comunale Antonio Nicolosi. Una catena di raid incendiari che stanno facendo alzare l’attenzione delle forze dell’ordine in un territorio da sempre caldo e che fa registrare una massiccia densità criminale. Per il momento tutti gli episodi di questi ultimi giorni appaiono scollegati fra loro e quindi polizia e carabinieri stanno parallelamente lavorando alla ricerca di indizi validi che possano incanalare le ricerche in una ben determinata pista. Non è escluso che si possa trattare in tutti i casi di gesti assolutamente estemporanei, frutto di situazioni maturate nei contesti privati di ogni singola vittima. Soltanto l’incendio del chiosco pare invece avere indirizzato gli inquirenti al momento su una pista ben diversa, che porta dritto ovviamente all’attività politico-istituzionale di Nicolosi. In tutti i casi sembra comunque emergere una certa preoccupazione a livello sociale, con quest’impennata di episodi criminali che finiscono per turbare la comunità.

Bonventre rilancia e conferma dimissioni solo a percorso giudiziario concluso

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di Antonio Pignatiello

 

Non si placa affatto la polemica politica ad Alcamo, anche se esistono divisioni di vedute e d’intenti sia all’opposizione che nella maggioranza rispetto a pochi giorni fa, per l’inchiesta portata avanti dalla procura di Trapani sul voto di scambio ad Alcamo. L’inchiesta nasce dall’atto intimidatorio subito dall’allora Senatore Nino Papania alla propria segreteria durante le imminenti candidature a Sindaco della città. Candidatura che per il centro sinistra, per il dopo Scala-Ferrara, sarebbe spettata a Papania ma poi probabilmente proprio a causa di quell’atto intimidatorio fece recedere il senatore dal candidarsi. Si candidò così Sebastiano Bonventre che si ritrovò ad avere una forte opposizione inaspettata da un gruppo politico appena nato, ABC con il proprio candidato Niclo Solina, Avvocato e già consigliere comunale della Rete di Leoluca orlando dopo il ’93, gruppo molto eterogeneo al proprio interno sia politicamente che socialmente, che alla fine prima andò al ballottaggio con bonventre eliminando dalla corsa candidati del calibro di Mimmo Turano, figlio dell’ex Sindaco democristiano degli anni ’80 Vito, ed ex Presidente della Provincia oltre che di nuovo, rieletto, parlamentare regionale dell’UDC, Francesca De Luca, per il Centro Destra, già funzionario regionale dell’Azienda Foreste in Sicilia, Francesco Orlando, più volte consigliere comunale, assessore ad Alcamo e consigliere provinciale. Al ballottaggio Bonventre vinse con 39 voti appena di scarto. Campagna elettorale dura, piena di polemiche e scontri verbali e politici che condusse al ricorso con richiesta di conteggio e controllo dei voti da parte dello sconfitto che i Giudici Amministrativi hano respinto.

 

Intanto le indagini andavano avanti e pochi mesi la procura di Trapani, con le indagini coordinate dal Sostituto Rossana Penna, ha portato prima all’arresto di tre persone accusate a vario di titolo di aver commesso l’atto intimidatorio per delle ipotizzate richieste non soddisfatte di assunzione all’Aimeri da parte dello stesso Papania che ha negato e rimane fino aquesto momento parte lesa nell’inchiesta. Poi successivamente quattro avvisi di garanzia con l’ipotesi di compravendita di voti in favore di Sebastiano Bonventre appoggiato politicamente dal PD di cui l’esponente di punta ad Alcamo è proprio Nino Papania. Da lì il putiferio. ABC che chiede le dimissioni in un lunedi infuocato di prima estate con Bonventre che nel primo pomeriggio da le dimissioni comunicandole anche al Prefetto e alla Stampa per poi ritirarle in serata con l’approvazione del consiglio comunale praticamente unito tranne i tre di ABC. Bonventre che rimane Sindaco dopo che aveva iniziato un rimpasto che ha ricevuto non poche polemiche anche all’interno della sua stessa maggioranza, non ultima la fuoriuscita di Patto per Alcamo e l’entrata di esponenti vicini all’UDC e al PDL che, ufficialmente invece, come segreterie politiche, rimangono fuori dalla giunta. Tre assessori che vanno fuori e tre che entrano, consiglieri del Patto che abbandonano Bonventre e consiglieri dell’UDC e PDL, a titolo personale hanno detto, che lo appoggiano finchè bonventre incassa l’appoggio ufficiale anche di Ignazio Caldarella. Devono arrivare milioni di euro, dicono all’amministrazione, e l’arrivo del commissario potrebbe farli perdere. L’opposizione non la pensa così. I milioni sono tanti, 43 milioni si dice, ora recentemente sarebbero scesi a 31 sempre da dichiarazioni politiche amministrative ma l’anno scorso erano stati anunciati lavori per 91 milioni di Euro.

 

Restando sindaco Bonventre rilancia e fa sapere che rimane Sindaco ma può dimettersi in qualsiasi momento nel momento in cui la magistratura accerterebbe le responsabilità non solo personali ma anche politiche e quindi da a intendere di aspettare i tre gradi di giudizio del processo. La Procura intanto ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti e sette gli inquisiti e arriva l’altra notizia e cioè che anche dei consiglieri comunali della maggioranza sarebbero sotto inchiesta sempre per l’ipotesi di voto di scambio. Riscoppiano le polemiche e ritorna Bonventre a confermare, in Consiglio Comunale, che resterà ma può dimettersi in qualsiasi momento appena la magistratura, come già detto pochi giorni prima, accerterà le responsabilità. Le associazioni si riuniscono in una riunione aperta organizzata da Modi, una quindicina tra Libera, Modi, ABC, Cinque Stelle, Big bang, secondo gli stessi organizzatori, e decidono di emettere un comunicato chiedendo al Sindaco un “forte segnale di discontinuità, senza aspettare gli esiti finali dell’intero iter giudiziario”. Che in parole povere significa che dovrebbe dimettersi subito, poi le eventuali precisazioni pervenute che le parole precise di richiesta di dimissioni non vengono dette lascia volendo il tempo che trova perchè chiunque sa leggere i significati delle parole non propriamente espressi in riferimento alle dichiarazioni di Bonventre sule sue eventuali dimissioni. Forse significa che non tutti sono sulla stessa linea nella richiesta di dimissioni e la riunione ha così deciso che sarà emesso un manifesto ufficiale. Arrivano le critiche pesanti anche del parlamentare regionale dell’UDC Mimmo Turano che parla di fallimento della giunta che Bonventre respinge in una intervista. Poi di colpo in questi giorni la vittoria alla Corte Costituzionale dei Comuni, tutti, tra cui anche Alcamo dunque, sulla possiiblità di spesa per il patto di Stabilità e significherebbero, a partire dall’anno prossimo, dai 6 agli 11 milioni di Euro da poter spendere. Intanto l’inchiesta inquirente va avanti così come l’iter giudiziario in una crisi imperante non solo economica ma anche sociale e politica e non solo ovviamente ad Alcamo.

Egadi, mozione sulla pesca illegale

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Votata in Consiglio Comunale a Favignana dall’intera maggioranza una mozione per la lotta contro la pesca illegale alle Egadi.

“Da troppo tempo sappiamo quanto sia urgente modificare le politiche e i comportamenti, molti dei quali illegali, che hanno causato impatti profondi, e talvolta irreversibili, sulle risorse ambientali dei nostri mari e sul comparto pesca dell’intero bacino Mediterraneo – dicono i primi due firmatari, Michele Rallo e Donato Sardella seguiti da tutti gli altri consiglieri di maggioranza.

La mozione evidenzia che ci si trova all’interno dell’Area Marina Protetta più grande d’Europa, dove insiste una regolamentazione per la pesca più restringente rispetto alla normativa nazionale, e che soprattutto esistono zone di protezione (A, B e C) dove è consentito l’utilizzo solo di alcune tipologie di attrezzi da pesca previa autorizzazione, o di nessuna, come nella zona A di protezione integrale, e che l’arcipelago delle Egadi è caratterizzato da una tradizionale vocazione al settore della pesca, con una flotta locale in grande parte dedita alla pesca artigianale e che opera principalmente entro le 12 miglia, mentre l’altra componente è riferibile sia alla piccola pesca costiera che alla pesca industriale, proveniente dalla terraferma.

“Nelle nostre isole, nonostante le norme e leggi nazionali e le regole dell’AMP – aggiungono Sardella e Rallo – continuano purtroppo a verificarsi diverse violazioni delle interdizioni alla pesca e attività di pesca illegale, soprattutto quando le condizioni meteo sono sfavorevoli, ma anche nel pieno della stagione estiva e alla luce del giorno, quando il mare e le notti sono accessibili a tutti. Arrivano imbarcazioni di grandi dimensioni, che effettuano bordate sotto costa a una profondità inferiore ai 50 metri minimi, limite determinato da leggi nazionali, effettuando azioni di pesca in zone vietate, proprio come si è verificato nei giorni scorsi, quando una di queste imbarcazioni ha effettuato una bordata di pesca sotto costa, non legale, in piena zona B, creando ingenti danni alle reti di un pescatore locale, che nella legalità aveva calato i propri attrezzi di pesca la sera prima”.

Si tratta di episodi ben conosciuti dalla comunità egadina, che il più delle volte non muove alcuna denuncia, consapevole che difficilmente si arriverà a giustizia in tempi certi, con il timore di atti di ritorsione da parte degli stessi pescatori di frodo. Nella mozione si evidenzia la richiesta di allontanamento, per chi opera nella illegalità, dalle associazioni di categoria, per rompere il muro del silenzio tra i pescatori e isolare i comportamenti scorretti, e che venga interessata in questo percorso la Prefettura di Trapani, per agire in maniera ferma e decisa .“L’opposizione si è astenuta sia dal discutere la mozione sia dal votarla – conclude Rallo – eppure questa è un’azione senza colore politico. Ci chiediamo se non ci siano velati interessi a Trapani, dove risulta che qualche consigliere abbia una coop di pesca”.

Alcamo: fiamme al chiosco: le indagini

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ALCAMO – “Ho visto la paura negli occhi dei miei figli”. Parla il consigliere comunale di Alcamo, Antonio Nicolosi, all’indomani del grave incendio che ha danneggiato il chiosco di fiori gestito dalla moglie in via Spirito Santo, nei pressi del cimitero vecchio. La polizia di Alcamo ha interrogato l’esponente del civico consesso e la moglie ieri nel tentativo di riuscire a chiarire la vicenda che ancora presenta molti punti oscuri. E’ stata data massima disponibilità dalle vittime a raccontare ogni singolo particolare: ovviamente il contenuto della conversazione con gli inquirenti è top secret. Anzitutto sul piano delle indagini pare che oramai sia stato sgomberato ogni dubbio: l’incendio che ha avvolto il chiosco in legno è di origine dolosa. Sarebbero state escluse possibili cause di corto circuito all’impianto elettrico che serve la struttura, motivo per cui resta in piedi solo l’ipotesi di un raid incendiario. Lo conferma lo stesso Nicolosi che ieri pomeriggio ha affidato a Facebook un commento sull’accaduto: “Qualcuno sta cercando di cambiare la mia vita e la tranquillità della mia vita” ha scritto. Il consigliere ha parlato di “gesto vigliacco” a ha anche rilanciato il suo impegno sgombrando il campo da ogni dubbio: “Non farò un passo indietro nei miei ideali di legalità – sostiene -, continuerò il mio percorso politico”. Nessuno scoramento quindi traspare dalle parole del consigliere comunale che sconfessa ogni possibile dubbio su sue possibili dimissioni. Nell’ottobre scorso proprio Nicolosi, carabiniere in pensione, aveva denunciato di avere ricevuto una lettera di minacce. L’incendio era esploso intorno alla mezzanotte a cavallo tra martedì e mercoledì scorsi: ad intervenire i vigili del fuoco del locale distaccamento che hanno spento le fiamme dopo circa due ore. Il rogo si è alimentato a causa della presenza di legno e di materiale molto infiammabile. La tempestività dei soccorsi ha permesso di evitare che le fiamme potessero totalmente distruggere il chiosco: le pareti esterne infatti sono rimaste intatte, seppur annerite, e dunque la struttura è stata dichiara agibile. Da considerare che questo episodio avviene in un momento davvero molto delicato e intriso di altissima tensione nella cittadina alcamese, investita dallo scandalo della presunta compravendita di voti alle scorse elezioni amministrative da parte dell’entourage vicino all’ex senatore Nino Papania che ha sostenuto l’attuale sindaco in carica, Sebastiano Bonventre. E poi nell’ultima settimana siamo in presenza del terzo raid incendiario doloso: prima il fuoco al portone della chiesa di santa Maria di Gesù, poi il rogo appiccato davanti ad un’abitazione in via XI febbraio ed infine le fiamme al chiosco dei fiori.

C/mmare del Golfo: reati ambientali, stretta del Comune

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CASTELLAMMARE DEL GOLFO – Stretta contro l’abbandono dei rifiuti in paese e i reati contro l’ambiente. Accanto alla polizia municipale sarà affiancata un’associazione di volontariato che avrà specifiche competenze nella vigilanza ambientale e nel controllo del territorio e delle aree di abbandono a rifiuti di ogni genere. L’iniziativa è del Comune di Castellammare che ha sottoscritto con l’Anopas, l’associazione di volontariato di protezione civile, una convenzione che regola i rapporti tra le parti e che va soprattutto ad implementare l’attività di supporto al comando dei caschi bianchi. L’obiettivo che si è posto l’amministrazione comunale è quella soprattutto di garantire il decoro della città a fronte di una condizione difficile legata al comando di polizia municipale, dove si soffre di una carenza d’organico specie di ispettori che scendono in strada. In tal senso si inserisce la convenzione con l’Anopas, approvata da una delibera della giunta guidata dal sindaco Nicola Coppola, che andrà a collaborare in molte funzioni espletate degli agenti di polizia municipale. Massima priorità viene data al controllo del territorio per contrastare l’abbandono di rifiuti e il corretto conferimento dell’immondizia in base all’ordinanza del Comune. Accanto a questi servizi poi ci saranno altre attività che saranno garantite dai volontari: non da meno il servizio di monitoraggio della viabilità, altra piaga di Castellammare specie in questo periodo dove si registra un altissimo flusso di traffico veicolare nel centro storico in corrispondenza dell’aumento di presenze turistiche. Un supporto essenziale dal momento che c’è una carenza di caschi bianchi che inevitabilmente porta ad un controllo molto limitato del territorio, specie nelle aree a traffico limitato. L’organismo di protezione civile con cui si è convenzionato il Comune andrà quindi a collaborare per l’organizzazione logistica di gare sportive, manifestazioni religiose, sagre e fiere, che prevedono monitoraggi del traffico e dell’ordine pubblico di gran lunga superiore rispetto agli standard necessari. L’Anopas inoltre svolgerà anche l’attività di informazione turistica e di divulgazione delle ordinanze del sindaco, specie in materia ambientale e di circolazione del traffico. L’associazione metterà a disposizione un’equipe di 11 volontari. All’associazione sarà corrisposto un indennizzo di 2 mila euro, secondo quanto concordato, per una collaborazione che andrà avanti sino al 31 dicembre prossimo.

Balestrate: porto, raffica di barche sequestrate

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BALESTRATE – Nuova mazzata al porto di Balestrate per i diportisti. A distanza di qualche mese dall’ultima operazione che aveva sollevato un gran polverone è arrivato un nuovo sequestro a tappeto di barche attraccate al molo che ancora non è stato reso agibile anche se i lavori sono stati completati da tempo. Ben 37 le barche trovate attraccate illegittimamente, tutte sottoposte a verbale amministrativo. Di questi 20 natanti sono stati rimossi coattivamente, 15 sono stati rimossi volontariamente e altre 2 imbarcazioni da diporto, iscritte nei Registri Marittimi, sottoposte a sequestro amministrativo, con multe elevate di mille euro ciascuna. L’operazione rientra nell’ambito dell’attività di polizia marittima condotta nel porto di Balestrate contro l’abusivo ormeggio di barche. Un’attività coordinata dal comandante della Guardia Costiera di Terrasini, il Tenente di Vascello Alberto Boellis, curata sul campo dal Primo Maresciallo Carmelo Di Gregorio e condotta da personale militare della Guardia Costiera, con l’ausilio di personale della Polizia Municipale di Balestrate. Sono anche intervenuti i carabinieri della Stazione di Balestrate, in ausilio al mantenimento dell’ordine pubblico. Non sono infatti mancati nemmeno i momenti di tensione: uno dei titolari delle barche si è opposto alla forza pubblica e, con manovre azzardate, in mare, ha messo a rischio l’incolumità di alcuni militari della Guardia Costiera: in tal senso la situazione è stata segnalata alle autorità competenti con relativi deferimenti. Sul porto di Balestrate vige un’ordinanza di polizia marittima, emanata dal Capo del Circondario Marittimo di Palermo che vieta l’ormeggio al porto di Balestrate di barche da diporto in quanto ancora non è stata data la concessione per la sua gestione ad una società privata. Il paradosso della vicenda sta proprio qui: il lavori al porto sono stati completati nel 2004, anno in cui partì l’iter per l’affidamento della gestione. Tra i partecipanti ne nacque una controversia che finì anche al Tar, il tribunale amministrativo regionale, che diede ragione alla società Marina di Balestrate. Poi però si accavallò anche un’indagine della Procura di Palermo che portò a 7 arresti di boss e gregari vicini alla mafia di Borgetto e Partinico. Un’inchiesta da cui emerse che per la costruzione della struttura, costata ben 40 milioni di euro con fondi Regione e dell’unione Europea, fu utilizzato cemento depotenziato. La situazione si trascina ancora oggi, con la Regione che tarda ad emettere l’atto di concessione. Il sindaco di Balestrate, Totò Milazzo, ha preannunciato di essere pronto a citare in giudizio proprio la Regione per i danni provocati dal ritardo della concessione della gestione del porto.

Trapani: polizia, carenza di personale

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TRAPANI – La segreteria provinciale della Uil Polizia di Trapani, guidata da Antonio Scifo, denuncia la gravissima assenza del controllo del territorio, in città e nella provincia trapanese, a causa della carenza di personale assegnato all’ufficio volanti. “Qualche giorno fa – racconta Scifo – l’unica volante sul territorio è intervenuta per sedare una lite, col risultato che entrambi gli operatori hanno subito un’aggressione da un soggetto andato in escandescenza. Risultato: lesioni gravi,  contusioni e assenza del controllo del territorio. Si tratta di un disastro già annunciato dalla Uil  e dalla Uil Polizia lo scorso mese di febbraio, e denunciato, nel corso di questi mesi, in tutte le sedi preposte. Purtroppo non si è ancora trovata la giusta  convergenza con il questore, il quale ha continuato a potenziare altri uffici a discapito dell’ufficio volanti, con una grave ricaduta sulla sicurezza dei cittadini”. La segreteria provinciale della Uil Polizia, dunque, protesta fermamente “dissentendo – aggiunge Antonio Scifo – da questa gestione del questore Esposito che ha messo a rischio l’incolumità degli operatori e quella dei cittadini che vedono sempre più affievolire la percezione di sicurezza nel loro territorio. Si proclama, pertanto, uno stato di agitazione che coinvolgerà tutte le parti interessate sino a quando questa amministrazione locale non darà le giuste risposte per preservare il diritto costituzionale della sicurezza dei cittadini”. Sulla carenza di personale all’ufficio volanti interviene anche il segretario generale della Uil di Trapani Giovanni Angileri: “Condivido la protesta della Uil Polizia ed esprimo la mia solidarietà ai lavoratori. Auspico, pertanto, che il questore di Trapani possa al più presto potenziare il personale impiegato nelle volanti, per il bene di chi abita nel Trapanese e nel rispetto degli agenti di polizia che svolgono i loro lavoro in maniera lodevole”. Appena qualche giorno fa era stata denunciata anche la carenza di agenti di polizia all’ufficio immigrazione della Questura di Trapani. Anche in quel caso la Cgil ha proclamato lo stato di agitazione del personale. Gli agenti, terminato il turno di lavoro, si sono auto consegnati in Questura, in segno di protesta contro il Ministero dell’Interno per l’esiguo numero di personale presente all’ufficio immigrazione.

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