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lunedì, Maggio 19, 2025
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Alcamo: morte bimbo, un caso “psicologico”

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Voleva davvero farla finita? Anche lei voleva uccidersi con il figlio? Anche su questi aspetti psicologici stanno lavorando gli inquirenti per capire lo stato di salute mentale della donna messicana indiziata di omicidio nei confronti del figlioletto di appena 5 anni. Di certo, mano a mano che passano le ore, i contorni attorno alla vicenda si vanno schiarendo e si va anche conformando, oltre alla verità giudiziaria, anche quella sociale e umana in cui è maturato il tragico episodio. Non è escluso che questo episodio possa anche avere degli strascichi come ad esempio sul clamoroso caso di Cogne, con Anna Maria Franzoni che non ha mai confessato di avere ucciso il figlio. Tante furono le perizie psichiatriche per capire l’attendibilità della donna e, considerato lo stato confusionale della messicana, il cui nome è Aminta secondo quanto si apprende da alcune agenzie giornalistiche, non è escluso che si possa anche arrivare al supporto degli psicologi per cercare fare luce appieno. Intanto una cosa è certa: la Procura ha deciso di sottoporre a perizia tossicologica l’indagata per capire se anche lei ha ingerito dosi massicce di farmaci nel tentativo di suicidarsi. Anche se, dalle sue condizioni, non sembra. Possibile che volesse uccidere il figlio e se stessa, come annunciato in una lettera trovata poi dagli inquirenti in casa, ma dopo avere visto il bimbo senza vita presa dal rimorso avrebbe chiesto aiuto disperatamente. Segno di una mentre fragile, qual era proprio quella di Aminta, secondo quanto dicono i vicini di casa che la conoscevano. Di certo coloro i quali hanno visto ieri chiedere aiuto alla donna hanno percepito davvero sgomento e disperazione. Certamente il quadro psicologico non appare per nulla delineato: molto ruoterebbe attorno al rapporto tra l’uomo e la moglie messicana che, da questi primi riscontri, si era fatto burrascoso da anni tanto che la 33enne aveva anche denunciato l’ex consorte per maltrattamenti. Quando il marito aveva deciso di lasciare la Sicilia, Aminta aveva invece scelto di rimanere nella modesta casa di Alcamo anche per le difficili condizioni economiche in cui versava. Andava avanti con l’aiuto della parrocchia e con il poco che guadagnava con lavori saltuari da badante o da collaboratrice domestica. Gli inquirenti stanno interrogando diversi testimoni tra cui la madre del bambino che è in stato di choc. La Procura confida molto anche dall’interrogatorio che sarà fatto al padre del bimbo morto che domani è atteso ad Alcamo. Cosa ha potuto spingere a tal punto una madre, sempre che verrà confermata l’ipotesi di omicidio nei suoi confronti? Quali altri elementi si potrebbero celare dietro questo rapporto familiare conflittuale? Pare che i contatti tra i due non si fossero ancora interrotti. Cosa però sia potuto succedere nell’ultimo periodo al momento è sconosciuto agli inquirenti.

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Partinico: emergenza idrica, arrivano più autobotti

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Il Comune di Partinico tenta di potenziare il servizio autobotti per i cittadini. L’obiettivo è quello di creare una rete di assistenza che sia in grado di rispondere alle esigenze della città in casi di emergenza e con costi molto contenuti. Una decisione, presa dall’amministrazione comunale, a seguito della grave crisi idrica che nei gironi scorsi ha colpito Partinico e che ha lasciato a secco per giorni molti rubinetti. In questa direzione è stato varato un avviso pubblico per l’acquisizione di manifestazioni di interesse all’espletamento di servizio di trasporto di acqua potabile su mezzo gommato. L’obiettivo è quello di fare in modo di creare un apparato capillare che sia in grado di garantire le utenze domestiche sia in centro urbano che in aree extraurbane. Il termine per presentare le istanze al Comune è fissato al prossimo 21 luglio. Per entrare a far parte del servizio autobotti bisognerà essere in possesso di tutta una serie di documentazioni che certifichino i requisiti per il trasporto di acqua potabile. Sarà stilato dal Comune un elenco di ditte a cui il cittadino potrà fare riferimento e su cui c’è quindi la garanzia della qualità del trasporto dell’acqua che poi verrà immessa nelle cisterne delle abitazioni. Questo elenco, ogni sei mesi, sarà aggiornato in modo da dare possibilità nel tempo anche ad altre ditte di potere entrare a far parte del circuito. I costi dovranno essere contenuti: per trasporto entro gli 8 chilometri dal centro abitato si dovrà corrispondere 28 euro, iva esclusa, per 10 metri cubi di acqua; per chi è al di fuori del perimetro degli 8 chilometri il costo per lo stesso quantitativo sale a 36 euro. Il titolare dell’autobotte dovrà garantire un numero di cellulare per la pronta reperibilità e l’approvvigionamento dovrà essere garantito entro 12 ore. Il sindaco, Salvo Lo Biundo, ha preso la decisione di dare vita a questo servizio dopo che nei giorni scorsi la città, per ben due volte, ha dovuto subire l’interruzione dell’erogazione di ben 30 degli 80 litri al secondo nell’arco di pochissimi giorni per lo stesso identico guasto occorso alle pompe di sollevamento di Pozzo Ramo. Con queste riparazioni in realtà i problemi idrici non si sono superati del tutto. Infatti da molto tempo, a causa della rete idrica obsoleta, non tutta la città è servita adeguatamente dalla distribuzione perché molte risorse si disperdono per strada. I maggiori problemi li riscontrano i quartieri ad esempio del centro storico, attorno a Villa Margherita, o ancora la parte alta della via Kennedy e quella di Corso dei Mille. A questo c’è da aggiungere l’incertezza del futuro gestionale del servizio, con l’Aps in fase di liquidazione e l’imminente subentro di un’altra ditta che dovrebbe gestire il servizio ma su cui gravitano mille dubbi.

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C/mmare del Golfo: spese telefoniche, altri tagli dal Comune

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Continua la politica di spending review avviata dal Comune di Castellammare del Golfo. Un taglio netto alle uscite finanziarie arriva dai costi delle utenze telefoniche, già in parte tagliati nei mesi scorsi. In tutti gli uffici arriva il sistema Voip per il telefono di rete fissa, che consentirà un notevole risparmio con taglio dei costi inerenti ai canoni che saranno azzerati. Il responsabile del II Settore del Comune, Gianluca Coraci, su input della giunta guidata dal sindaco Nicola Coppola ha approvato una determina con la quale si indice la procedura di acquisto in economia per la fornitura, configurazione ed assistenza di centralino telefonico Voip, con utilizzo del mercato elettronico della pubblica amministrazione. In questo modo si prevede di abbattere i costi almeno del 30 per cento rispetto all’attuale spesa che supera le 50 mila euro annue. Iniziativa che è stata possibile concretizzare attraverso un adeguamento delle tariffe e dei canoni alle nuove convenzioni Consip, la società per azioni del ministero dell’Economia e delle Finanze che lavora al servizio esclusivo della Pubblica Amministrazione e che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi. In sostanza la Consip ha indicato al Comune castellammarese il percorso migliore, in base alle sue esigenze, per stipulare nuovi contratti per la telefonia. Oltretutto al momento la fibra ottica esistente negli uffici comunali viene sfruttata non nel pieno delle sue potenzialità, quindi uno spreco per un ente pubblico. Siamo in presenza già del secondo passo da parte dell’amministrazione in tema di risparmio dei costi dei servizi telefonici. Infatti già nei mesi scorsi era stato detto stop alle spese pazze dei telefoni cellulari al Comune. Un deciso rallentamento alle spese in eccesso per i cellullari di servizio ma soprattutto è stato introdotto il tetto massimo di spesa mensile per amministrazione e dipendenti comunali. Al di fuori dei numeri convenzionati per le chiamate connesse all’attività istituzionale non si potrà spendere oltre una certa cifra. Per tagliare i costi connessi proprio all’uso dei telefonini è stato anzitutto deciso di interrompere il precedente contratto con la Tim che prevedeva il pagamento della tassa governativa. Da oggi si utilizza il metodo delle ricariche telefoniche che non prevede tassazione. I cellulari di servizio sono stati assegnati soltanto a sindaco, assessori, segretario generale, dirigenti di settore e ai dipendenti sottoposti alla reperibilità nei settori della Polizia municipale e Tecnici. E’ stata stipulata una nuova convenzione che prevede l’inserimento di alcuni numeri di servizio non a pagamento. La giunta ha deciso di autorizzare l’effettuazione di chiamate al di fuori di questi numeri stabilendo però un tetto massimo di spesa mensile: sindaco, segretario generale, responsabili del I e III Settore 48 euro; assessori 24 euro; dipendenti reperibili 12 euro.

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Salemi, omicidio Di Giorgi: fermato 22enne

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È un 22enne disoccupato di Salemi il presunto autore dell’omicidio di Antonino Di Giorgi, l’agricoltore salemitano, di 74 anni, ritrovato cadavere il 29 giugno scorso nei pressi dell’orto della propria abitazione di C.da Terraglia – San Miceli di Salemi. Sul corpo, parzialmente carbonizzato e in avanzato stato di decomposizione, erano state riscontrate numerose e profonde ferite al cranio provocate da una pala, rinvenuta a poca distanza dalla vittima.
Dopo il ritrovamento sono scattate le indagini dei Carabinieri, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Marsala, Girolamo Alberto Di Pisa, che hanno eseguito per giorni perquisizioni, accertamenti e interrogato decine di possibili testimoni. L’attenzione degli inquirenti però si era focalizzata fin da subito su Pietro Franco, che aveva avuto in passato violente discussioni proprio con l’anziano, che già nel 2009 e nel 2010, quando il ragazzo era ancora minorenne, lo aveva denunciato
per furto e lesioni personali. Nel nel corso degli anni, quella del giovane era divenuta una vera e propria persecuzione, tanto che l’agricoltore, intimorito, non aveva avuto il coraggio di denunciare le successive prepotenze subite.
Fondamentali, per fare chiarezza sulla dinamica dell’omicidio e sul movente, le intercettazioni ambientali sulla sua autovettura, sulla quale spiegava a dei familiari i dettagli dell’aggressione con la pala, ritrovata poi a poca distanza dal cadavere, le precauzioni utilizzate per evitare di essere individuato e, infine, il movente che aveva scatenato così tanta ferocia. Alla base di tutto sembrano esserci proprio le denunce sporte in passato da Di Giorgi, che si sarebbe rifiutato di ritirare, nonostante le reiterate richieste, nonché una causa penale contro una zia di Pietro Franco, dove la vittima compariva quale parte civile. La donna, accusata di lesioni dall’agricoltore, era stata già condannata dalla Corte di Appello di Palermo due giorni prima dell’omicidio (il 25 giugno) a tre mesi di reclusione e al risarcimento danni.
La determinatezza del 74enne nel voler dare comunque corso alle denunce presentate in passato nei confronti del giovane, avrebbe portato quest’ultimo a passare alle vie di fatto, eliminando il suo accusatore. Il giovane è stato fermato all’alba dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e della Stazione di Salemi, su disposizione della Procura della Repubblica di Marsala. Il fermo è stato necessario oltre che per i gravi indizi di colpevolezza raccolti, anche per l’ imminente e concreto pericolo di fuga: dalle indagini è emersa la sua volontà di lasciare la sua cittadina d’origine.
Le indagini dei Carabinieri, comunque proseguono, mentre l’auto è stata sequestrata per essere sottoposta agli accertamenti dei tecnici del R.I.S. Carabinieri di Messina. Pietro Franco, dopo l’interrogatorio del P.M., è stato rinchiuso nel carcere San Giuliano di Trapani.

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Favignana, panettiere arrestato per spaccio

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Operazione antidroga a Favignana. I carabinieri lo seguivano da tempo, monitoravano i suoi comportamenti, ne studiavano le abitudini e le frequentazioni.
Dopo vari appostamenti e pedinamenti, i militari dell’Arma hanno atteso che Salvatore Messina, isolano di 35 anni, già in passato incappato in qualche guaio con la giustizia, sabato terminasse di svolgere il suo lavoro presso una panetteria dell’isola e, notando che portava uno zaino sulle spalle ed aveva un atteggiamento particolarmente guardingo, hanno deciso di far scattare il blitz: il giovane è stato bloccato e all’interno dello zaino sono stati rinvenuti ben 60 grammi di hashish e un bilancino di precisione.
I carabinieri hanno perquisito anche l’abitazione, all’interno della quale si sono ritrovati dinanzi ad un vero e proprio bazar della droga: altri 20 grammi di hashish, 20 grammi di marijuana, un altro bilancino e tutto l’occorrente per il confezionamento ed il successivo spaccio della sostanza: coltellini ancora intrisi di droga, bustine in cellophane, carta stagnola e nastro isolante, tutto nascosto in diverse parti dell’abitazione. Sequestrati anche 300 euro, ritenuti – anche per il piccolo taglio – provento dell’attività illecita.
Per il 35enne sono immediatamente scattate le manette con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Su disposizione del P.M. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, l’isolano è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

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Trapani, dopo 150 anni riapre il San Rocco

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Domani il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli celebrerà, alle ore 19.00, la messa nel ricostituito oratorio di San Rocco nel centro storico trapanese. L’oratorio è stato ricavato all’ingresso del piano terra tra alcune colonne dell’antica chiesa che si trova ormai totalmente inglobata nel Palazzo di San Rocco, che, a partire dalla fine dell’Ottocento, aveva avuto funzione di Scuola, Ufficio Postale Provinciale, Istituto di Igiene e profilassi, uffici comunali e spazio espositivo per mostre temporanee.
D’ora in poi l’edificio del San Rocco, oltre ad ospitare l’oratorio per il culto e la preghiera, sarà destinato a diventare “Galleria” e “Museo d’Arte Contemporanea”, nonché “Centro per la Ricerca, le Arti e il Dialogo Culturale” della Diocesi di Trapani, una nuova realtà voluta dal vescovo per il quale ha designato l’attuale vicario generale don Liborio Palmeri che della Chiesa è rettore già da alcuni anni.
“Nel 1574, anno funestato dalla peste, era stato costruito un piccolo oratorio nei pressi dell’ospedale Sant’Antonio (oggi Palazzo Lucatelli) dedicato a san Rocco – spiega don Palmeri – . Nel 1589 alcuni frati scalzi, nati al seguito di Giacomo da Gubbio, provenienti da Martogna e sottoposti, per ordine pontificio, alla regola del Terzo Ordine Francescano, dopo aver occupato alcune case intorno ad esso, prendono la cura dell’oratorio, che cominciano a trasformare in una vera e propria chiesa, mentre costruiscono contemporaneamente il loro convento, probabilmente per svolgere più agilmente il loro servizio di cura spirituale degli ammalati. Nel Settecento, come fu di quel secolo, anche la chiesa di San Rocco viene ricostruita con l’imponenza di 12 nuove colonne secondo il progetto dell’architetto don Paolo Rizzo. Nel 1866 lo Stato incamera il bene e lo cede in uso all’Amministrazione Provinciale, che, nel 1878, lo trasforma in Ufficio Provinciale delle Poste. Con il bombardamento della seconda guerra mondiale viene distrutto il convento e decapitata la chiesa, che perde l’abside e il transetto (oggi via Carlo Guida). Forse a questo punto la chiesa – aggiunge – viene tagliata da un solaio per la creazione di un primo piano e arricchita di un secondo piano. Ma ormai le vestigia esterne della chiesa sono perdute, si vede invece un palazzo, dove la Provincia insedia l’Ufficio di igiene e profilassi, nonché varie scuole, il “Calvino” e qualche classe del Liceo Classico, uffici comunali e l’uso per attività culturali ed artistiche nell’androne. Infine, poiché viene riconosciuta la personalità giuridica della chiesa il 19 marzo del 1959, essa viene restituita all’Autorità Ecclesiastica. Ed eccoci, ora San Rocco ritorna ad essere chiesa – conclude il vicario generale – con le sontuose colonne del Settecento incastrate nelle mura del palazzo e con le dimensioni del primitivo oratorio; ma, nel tempo ha mantenuto tre caratteristiche: curare (con i francescani, con l’ufficio di igiene e profilassi)), istruire le menti (con le scuole), stupire (con l’arte). CURARE, ISTRUIRE, STUPIRE L’ANIMA, ECCO LA MISSIONE DEL SAN ROCCO!”

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Trappeto, 1 kg di marijuana in casa

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I carabinieri della Stazione di Trappeto hanno arrestato con l’accusa di detenzione illecita a fine di spaccio di sostanze stupefacenti, B. m., 38enne di Trappeto. I militari dell’Arma avevano notato dei movimenti sospetti davanti all’abitazione utilizzata dall’uomo, in località Gianbruno. Scattata la perquisizione domiciliare sono state ritrovate sette buste in plastica contenenti complessivamente poco meno di un chilo (980 grammi) di marijuana, un bilancino elettronico di precisione e materiale vario utilizzato per il confezionamento delle dosi, tutto finito sotto sequestro. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato sottoposto agli arresti domiciliari su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa dell’udienza di convalida presso il Tribunale di Palermo.

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Alcamo, al via restauro delle tele di Simeti

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Inizia oggi il restauro delle pregiate opere d’arte, le due tele del Maestro Turi Simeti, l’Ovale Bianco ed il Grande Ovale Nero, che si trovano presso l’aula consiliare del Comune di Alcamo.
Il restauro sarà operato gratuitamente, proprio dallo stesso Turi Simeti che attualmente si trova in vacanza ad Alcamo.

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Emergenza idrica, nel palermitano, Palmeri (M5S): “Senso d’impotenza”

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Ancora piena emergenza idrica nella provincia di Palermo. “Da giovedì numerosi comuni rischiano l’interruzione del servizio eppure il governo regionale continua ad essere latitante – è la denuncia del Movimento 5 stelle”. All’indomani del no di Onda Energia Spa, si è tenuto ieri, presso Palazzo Comitini a Palermo, l’incontro tra i sindaci del palermitano, il Commissario dell’ex provincia, sindacati e operai della fallita Aps. “Il dato che emerge prepotentemente, – afferma la deputata del Movimento pentastellato Valentina Palmeri –è l’assenza del governo e dell’amministrazione di Palermo, il primo interpellato per un confronto urgente”.
La deputata M5s Palmeri, unico rappresentante politico dell’Ars presente all’incontro ha dichiarato: “Lunga e dibattuta mattinata, al tavolo erano quasi tutti concordi nell’impossibilità tecnica di gestire in maniera diretta il servizio idrico integrato da parte dei singoli comuni, nello spingere il presidente Crocetta ad assumersi le sue responsabilità politiche e legali affinché non si interrompa il servizio, si scongiurino interruzioni della depurazione delle acque e affinché si rispetti la legge non frammentando la gestione dei 52 comuni. Purtroppo però alla fine si è deciso solo di far redigere ai sindacati una lettera indirizzata a Onda Energia spa allo scopo di ricontrattare al ribasso il costo del lavoro degli operai di APS, allo scopo di far ritornare il privato sui suoi passi. Non può che prevalere un forte senso d’impotenza dinanzi a problemi che non si vogliono risolvere veramente”.

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Alcamo: morte bimbo, stato di fermo per la madre

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Messa sotto torchio per ore: non ha confessato ma è caduta in tante, troppe contraddizioni. In più ci sono molti tasselli del puzzle investigativo che non combaciano. All’una di notte la decisione del commissariato di polizia: è arrivato il fermo di polizia giudiziaria per la donna messicana di 33 anni, madre del piccolo Lorenz (nella foto) trovato morto all’alba di ieri nel lettino di casa, in via Amendola, nel cuore del centro storico di Alcamo. L’accusa formulata per lei, secondo quanto trapela dalla Procura trapanese, è di omicidio. Gli inquirenti al momento non si sbilanciano ma sono convinti di avere trovato moltissimi indizi che inchioderebbero la donna. Il provvedimento di fermo, secondo quanto sostenuto dalla polizia, è stato adottato in quanto si ritiene fondato da parte dell’indagata il pericolo di fuga. A questo punto potrebbe essere determinante l’autopsia che sarà effettuata domani pomeriggio sul corpicino del piccolo all’ospedale San Vito e Santo Spirito di Alcamo. I sintomi appaiono essere quelli inizialmente stabiliti dal medico legale che ha constatato il decesso del bambino: overdose di farmaci. Il cuore del bimbo non ha retto ad una gran quantità di medicine assunte in dose massiccia. Resta adesso da capire come la piccola vittima abbia assunto questi farmaci. Inizialmente era trapelata l’ipotesi che il bimbo avesse potuto approfittare di una distrazione della madre avendo ingerito autonomamente le pillole utilizzate dalla madre, degli antidepressivi. Con il passare delle ore, a seguito anche della ricostruzione delle ultime ore di vita del bambino fatta dalla polizia scientifica che ha letteralmente rivoltato come un calzino l’abitazione, si è invece prospettata tutt’altra ipotesi. Dentro casa sarebbe stata trovata una lettera in cui, in termini molto confusi, la messicana dava disposizioni annunciando la morte propria e del figlio e chiedeva che non venisse eseguita l’autopsia sui loro corpi. Di fronte all’incalzare delle domande degli investigatori la giovane sudamericana è caduta più volte in contraddizione, raccontando sempre versioni diverse. Nonostante tutto non ha mai ammesso di avere ucciso il figlio. Le prossime 24 ore saranno comunque decisive e il fermo potrebbero tramutarsi in vero e proprio arresto. Al momento la pista più accreditata dalla polizia è quella che sarebbe stata la donna ad avere somministrato al piccolo gli psicofarmaci che le stessa prende per curare una forma di depressione. Ieri la giovane messicana aveva raccontato di aver trovato il bimbo morto nel suo lettino. Gli inquirenti hanno trovato diverse scatole di ansiolitici in casa: questo il farmaco usato dalla donna che non ha mai superato lo shock della separazione dal marito, un alcamese emigrato in Germania con cui avrebbe avuto ancora dei forti contrasti. E non è infatti escluso che alla base del gesto della donna ci sarebbero proprio questi dissapori: chissà, un gesto magari dettato da un attimo di follia e legato al fatto di volere fare una grave ritorsione al marito. Al momento questa, come diverse altre ipotesi, sono al vaglio della procura e non hanno una certezza di riscontro.

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