Alcamo: morte bimbo, un caso “psicologico”

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Voleva davvero farla finita? Anche lei voleva uccidersi con il figlio? Anche su questi aspetti psicologici stanno lavorando gli inquirenti per capire lo stato di salute mentale della donna messicana indiziata di omicidio nei confronti del figlioletto di appena 5 anni. Di certo, mano a mano che passano le ore, i contorni attorno alla vicenda si vanno schiarendo e si va anche conformando, oltre alla verità giudiziaria, anche quella sociale e umana in cui è maturato il tragico episodio. Non è escluso che questo episodio possa anche avere degli strascichi come ad esempio sul clamoroso caso di Cogne, con Anna Maria Franzoni che non ha mai confessato di avere ucciso il figlio. Tante furono le perizie psichiatriche per capire l’attendibilità della donna e, considerato lo stato confusionale della messicana, il cui nome è Aminta secondo quanto si apprende da alcune agenzie giornalistiche, non è escluso che si possa anche arrivare al supporto degli psicologi per cercare fare luce appieno. Intanto una cosa è certa: la Procura ha deciso di sottoporre a perizia tossicologica l’indagata per capire se anche lei ha ingerito dosi massicce di farmaci nel tentativo di suicidarsi. Anche se, dalle sue condizioni, non sembra. Possibile che volesse uccidere il figlio e se stessa, come annunciato in una lettera trovata poi dagli inquirenti in casa, ma dopo avere visto il bimbo senza vita presa dal rimorso avrebbe chiesto aiuto disperatamente. Segno di una mentre fragile, qual era proprio quella di Aminta, secondo quanto dicono i vicini di casa che la conoscevano. Di certo coloro i quali hanno visto ieri chiedere aiuto alla donna hanno percepito davvero sgomento e disperazione. Certamente il quadro psicologico non appare per nulla delineato: molto ruoterebbe attorno al rapporto tra l’uomo e la moglie messicana che, da questi primi riscontri, si era fatto burrascoso da anni tanto che la 33enne aveva anche denunciato l’ex consorte per maltrattamenti. Quando il marito aveva deciso di lasciare la Sicilia, Aminta aveva invece scelto di rimanere nella modesta casa di Alcamo anche per le difficili condizioni economiche in cui versava. Andava avanti con l’aiuto della parrocchia e con il poco che guadagnava con lavori saltuari da badante o da collaboratrice domestica. Gli inquirenti stanno interrogando diversi testimoni tra cui la madre del bambino che è in stato di choc. La Procura confida molto anche dall’interrogatorio che sarà fatto al padre del bimbo morto che domani è atteso ad Alcamo. Cosa ha potuto spingere a tal punto una madre, sempre che verrà confermata l’ipotesi di omicidio nei suoi confronti? Quali altri elementi si potrebbero celare dietro questo rapporto familiare conflittuale? Pare che i contatti tra i due non si fossero ancora interrotti. Cosa però sia potuto succedere nell’ultimo periodo al momento è sconosciuto agli inquirenti.

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