Dopo una gestione ultradecennale l’appalto per la raccolta dei rifiuti ad Alcamo passa in mano ad un’atra ditta. Esce di scena l’Energetikambiente, ex Aimeri, che ha da sempre svolto il servizio in città, per far spazio ad una ditta campana, la Tekra srl, che si è aggiudicata la cosiddetta “gara ponte” per 6 mesi, più altri 6 rinnovabili, in attesa dell’aggiudicazione definitiva per 7 anni da parte della stazione appaltante della Regione. La Tekra raccoglie il testimone dell’Energetika sapendo di dover affrontare un altro sistema di gestione del servizio dopo l’approdo del Comune all’Aro, nuovo organismo che di fatto sostituisce oramai in via definitiva gli Ato. La ditta campana ha offerto un ribasso del 3,33 per cento sull’importo a base d’asta di 2,3 milioni di euro per 6 mesi. Salvo imprevisti la ditta dovrebbe cominciare il prossimo 1 aprile. Unica concorrente per la gara un’Ati composta da due ditte, Camedil e Mirto, le quali rispetto all’aggiudicazione hanno mosso delle rimostranze lasciando intendere anche l’ipotesi di un ricorso contro l’assegnazione: “Questa gara ha avuto un procedimento molto anomalo – è stato fatto verbalizzare dal rappresentante dell’Ati – nelle fasi di esame della documentazione amministrativa. In caso di accertata anomalia dall’esame della documentazione che andremo a verificare ipotizziamo di avanzare ricorso nelle sedi opportune”. Intanto l’Energetikambiente ha avuto una proroga tecnica dell’appalto sino al prossimo 31 marzo, dopodichè gli subentrerà la nuova ditta che nel frattempo sarà impegnata ad avviare le concertazioni sindacali e amministrative per assorbire il personale proveniente dall’attuale ditta. Dunque la Tekra avrà sicuramente in mano il servizio sino a settembre, dopodichè si potrà rinnovare per altri 6 mesi come stabilito in sede di capitolato. Il nuovo servizio anzitutto prevede una novità rispetto alla raccolta porta a porta con la separazione dei rifiuti di vetro e metalli sino ad oggi raccolti insieme. Con il nuovo sistema si prevede la loro separazione: il vetro sarà come ora raccolto sempre ogni 15 giorni mentre i metalli una volta al mese, per quanto concerne ovviamente le utenze domestiche. Per quelle non domestiche la frazione organica sarà raccolta 6 giorni su 7, l’indifferenziato, vetro, alluminio e plastica 2 volte a settimana, 3 volte a settimana invece la carta e il cartone. L’obiettivo, rispetto a questo piano d’intervento elaborato dal Comune, è quello di arrivare alla quota del 70 per cento di differenziata, quindi quasi 10 punti in più rispetto all’attuale media. Il capitolato prevede alcuni servizi in più da affidare alla ditta rispetto all’attuale appalto: oltre a quelli standard che sono la raccolta porta a porta, beni ingombranti, spazzamento e lavaggio strade, e pulizia delle caditoie, sono contemplati soprattutto la pulizia delle spiagge e la potatura del verde pubblico, oltre che la campagna di informazione e sensibilizzazione e compostaggio domestico.
Castellammare del Golfo, villa “Margherita” vandalizzata: bagni tornano in funzione
Nell’arco di appena 72 ore il Comune rimette in sesto i bagni della villa “Regina Margherita” che erano stati danneggiati gravemente da un raid vandalico. Riapre quindi contestualmente al pubblico il polmone verde: “Abbiamo fatto riparare i lavandini, rimessi i nuovi rubinetti, aggiustato la porta e ripulito i servizi igienici e ripristinato tutto nel più breve tempo possibile – affermano il sindaco Nicola Rizzo e l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Cruciata -. Ci teniamo a sottolinearlo perché forse chi commette questi atti di inciviltà non si rende conto della gravità del danno che questi gesti arrecano alla comunità. Ci auguriamo che tali atti non si ripetano e che luoghi ed edifici comuni vengano rispettati nell’interesse di tutta la nostra collettività che certamente condanna questi gesti di inciviltà”. Per questo sfregio al bene pubblico l’amministrazione comunale ha sporto denuncia al commissariato della città in seguito ai rilievi effettuati anche dalla polizia municipale. Seri i danni causati alla villa di corso Mattarella, poco distante dal palazzo municipale. Per introdursi nei bagni qualcuno ha scardinato e danneggiato la porta, quindi ha imbrattato i servizi igienici spargendo acqua e detersivi sul pavimento dei bagni utilizzati da chi frequenta il luogo. Ad essere stato staccato dalla base di marmo uno dei tre lavandini che si trovavano nel bagno mentre i rubinetti degli altri due lavandini sono stati staccati dai supporti e fatti a pezzi. “Ci auguriamo – aggiungono Rizzo e Cruciata – che i colpevoli siano velocemente identificati grazie alle telecamere che si trovano nella zona ma soprattutto che si rendano conto del grave danno procurato alla nostra città mettendo fuori uso un bene pubblico del quale usufruiscono in tanti, soprattutto anziani, bambini e chiunque abbia necessità, producendo disagi e problemi e ulteriori costi per la comunità per il ripristino di un patrimonio di tutti che invece di essere preservato e curato viene danneggiato. Abbiamo impegnato risorse economiche, soldi dei castellammaresi che potevano essere utilizzati per altro, per ripristinare i bagni pubblici a causa di gesti inspiegabili ed inaccettabili. Per questo invitiamo tutti i cittadini a segnalare qualsiasi gesto di inciviltà alla polizia municipale e alle forze dell’ordine”.
Alcamo. Pedemontana, “quella concessione non andava revocata”
“Quella concessione edilizia, rilasciata nel marzo del 2012 dall’allora dirigente del Settore servizi tecnici e gestione del territorio (ingegnere Giovan Battista Impellizzeri) alla ditta Mario Galbo, non andava revocata”. Un’altra venne firmata dall’ex dirigente Gaspare Fundarò. Successivamente entrambe vennero revocate dalla dirigente Anna Parrino. Mercoledì della scorsa settimana, prima ancora dell’arrivo della sentenza di assoluzione dall’accusa di lottizzazione abusiva nei confronti di sei imputati tra ex dirigenti del Comune, estensore del progetto, legali rappresentati di imprese costruttrici e direttore dei lavori, è arrivata la decisione del Comune di Alcamo. Venerando Russo, dirigente del Settore sviluppo economico e territorio, ha firmato il provvedimento che ha rinnovato la stessa concessione, quella di 7 anni fa, con la quale l’imprenditore Mario Galbo, stava realizzando, nella fascia pedemontana, una villa trifamiliare e una unifamiliare. Quando scattò la revoca della concessione edilizia era stata già realizzata, in contrada Montagna, la struttura in cemento e la recinzione. Le quattro villette erano state vendute ad un prezzo che variava dalle 350 mila euro a 400 mila euro. L’imprenditore restituì le caparre che ammontavano a quasi 300 mila euro. Scrive Venerando Russo: “Che risulta erronea l’affermazione del dirigente pro tempore, in ordine all’asserita inesistenza di opere di urbanizzazione primaria nella zona degli interventi edilizi sottoposti all’annullamento. Dalla ricognizione fatta risulta che i lotti di terreno, oggetto delle due concessioni poi annullate, sono serviti da una viabilità pubblica asfaltata e denominata via Corrado Avolio, dotata di servizio idrico comunale e che inoltre tutta la zona risulta elettrificata e servita da rete telefonica”. Secondo lo stesso dirigente, adducendo anche altre motivazioni, le concessioni non andavano ritirate e per tale motivo ha revocato quel vecchio provvedimento relativo all’annullamento della concessione edilizia avvenuta nel 2012. Il processo venne istruito dopo dichiarazioni spontanee rese ai giudici dall’allora dirigente dei Servizi tecnici e gestione del territorio. Assolti perché il fatto non sussiste l’ex ingegnere capo dei Lavori pubblici Giovan Battista Impellizzeri, difeso dall’avvocato Pietro Riggi, il suo vice Gaspare Fundarò: avvocato Rocco Cassarà, Gabriella Longo (avvocato Vincenzo Abate), direttore dei lavori, l’imprenditore Giuseppe Messana (avvocati Carnina e Antoci; e Alessandro Calvaruso, (avvocato Aurelio Cacciapalle) autore del progetto. L’ imprenditore Mario Galbo è stato difeso dall’avvocato Francesco Galati. Il pm aveva chiesto la prescrizione del reato, ma gli imputati l’hanno respinta seguendo la via del processo ordinario perché convinti della loro innocenza, riconosciuta dal giudice. Dal 2003 in poi sono state concesse oltre 130 licenze edilizie. Vennero bloccate a seguito della vicenda Galbo. Questi presento ricorso al Tar che diede ragione al Comune e quindi all’ingegnere Parrino, che le aveva revocate. Oggi pende l’appello al Cga di Mario Galbo. La vicenda delle concessioni edilizie nella fascia pedemontana si è sbloccata, dopo quasi cinque anni, nell’aprile dello scorso anno e già il Comune ha rilasciato una quarantina di nuove autorizzazioni a costruire immobili in questa zona, importante per rilanciare il settore e tutta l’economia che vi gira attorno.
Alcamo Rotary, corso per l’uso del defibrillatore
Il Rotary Club Alcamo ha organizzato presso la scuola media “Nino Navarra” di Alcamo un corso BLS (basic life support) con l’obiettivo di dare le basi di pronto intervento in caso di arresto cardiaco ai dipendenti della scuola stessa. Tale corso di primo soccorso, realizzato grazie alla collaborazione di rotariani volontari quali Goffredo Vaccaro responsabile della commissione Rotary e Riccardo Lembo, ha trattato sia la rianimazione cardio-polmonare che tutte quelle azioni tempestive finalizzate a dare sostegno alle funzioni vitali, pertanto il personale discente è stato formato anche all’utilizzo di un defibrillatore semiautomatico, oggi importante strumento salvavita, di reale efficacia riconosciuta, che al termine del corso è stato donato alla scuola stessa dal Rotary Club locale. Considerate le numerose richieste da parte di cittadini alcamesi per partecipare a questa iniziativa tale corso è stato ripetuto presso i locali della Parrocchia Gesù Cristo Redentore di Alcamo, messi a disposizione dal parroco don Francesco Finazzo mentre l’acquisto di un altro defibrillatore è stato sovvenzionato dalla neonata Farmacia Kennedy del quartiere Sant’Anna e verrà ufficialmente donato alla città nei prossimi giorni.
Alcamo, al Comune spunta un caso di presunta corruzione nell’ufficio abusivismo
Spunta un caso di presunta corruzione all’interno degli uffici comunali di Alcamo. A rilevarlo il Piano triennale di prevenzione della corruzione che ha subito fatto scattare le contromisure sul dipendente potenzialmente “infedele”. Nel mirino è finito un dipendente dell’ufficio Abusivismo il cui nome è finito nell’inchiesta attualmente in corso di sviluppo riguardante l’operazione “Palude” che ha portato all’arresto eccellente dell’alcamese Giuseppe Pirrello, ex capo del genio civile di Trapani. “Sulla base di notizie di stampa – si legge nella relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione del Comune, Vito Bonanno -, si è interloquito con la Procura della Repubblica e risulta attivato dall’Ufficio procedimenti disciplinari un procedimento disciplinare ancora in corso”. Il soggetto in questione, secondo quanto trapelato, avrebbe tentato di sistemare una pratica riguardante un immobile non sanabile per conto dell’agenzia del figlio di Giuseppe Pirrello in cambio di altri favori. Un episodio che è stato rilevato nel corso delle intercettazioni dai finanzieri che hanno portato avanti l’indagine con l’avallo della Procura. Ad essere scattata la rotazione di personale con il presunte dipendente infedele trasferito in un altro ufficio, ora relegato a fare certificati e dunque con nessuna attinenza rispetto alla responsabilità e ai compiti che aveva precedentemente. Ritornando alla relazione del responsabile dell’Anticorruzione, in cui si fa il punto di provvedimenti emanati nel 2018, emergono ben 15 procedimenti disciplinari di cui 14 conclusi. Inoltre sono stati conclusi anche altri 3 procedimenti che erano stati avviati nel 2017. I provvedimenti conclusivi di procedimenti disciplinari risultano quindi 17 in tutto, di cui 6 archiviazioni. Le 11 sanzioni irrogate sono state una censura, tre multe, altre 5 sospensioni fino a 10 giorni, una sospensione oltre 10 giorni e anche un licenziamento con preavviso.
Castellammare del Golfo, ladri seriali scoperti a Fraginesi: tentano di investire un carabiniere
Furti nei villini della zona periferica di Fraginesi a Castellammare del Golfo. Un’escalation di segnalazioni nell’ultimo periodo che aveva portato i carabinieri ad avviare un controllo a tappeto della zona che è piena di villini e che, essendo isolata dal centro urbano e poco frequentata nel periodo invernale, diventa preda di furti di ogni tipo. Attività che ha portato i suoi frutti nel volgere di poco tempo: i militari hanno infatti arrestato gli autori di due furti avvenuti proprio in zona. Si tratta di ladri in trasferta, provenienti per l’esattezza da Palermo: Antonino Castrofilippo, 35 anni, e Antonio Loddo, 55 anni, del quartiere di Borgo Nuovo a Palermo. I due avrebbero persino tentato di investire un carabiniere ad un posto di blocco. Entrambi con una fedina penale consistente, a Fraginesi avevano derubato due anziani secondo quanto accertato dagli investigatori. Ad un uomo di 72 anni è stato rubato un portafoglio con denaro e documenti, custodito all’interno di un deposito di sua proprietà; ad una donna di 82 anni invece i due avevano portato via una borsa lasciata sul sedile della propria vettura parcheggiata sotto casa. I malintenzionati sono rimasti incastrati durante lo svolgimento di uno dei tanti servizi di controllo straordinario del territorio che erano stati organizzati proprio nella zona di Fraginesi per arginare la recrudescenza del fenomeno dei furti in abitazioni di villeggiatura. Ad essersi accorto dei due a bordo di una Panda bianca una delle sei pattuglie dei militari: il loro procedere a passo molto lento e con fare guardingo ha fatto insospettire i carabinieri che a quel punto hanno cominciato a seguire a distanza il veicolo mentre veniva predisposto un posto di blocco sulla statale 187, poco dopo la piazzola “Belvedere” in direzione Palermo. L’obiettivo era proprio quello di fermare i due a bordo dell’utilitaria ma il conducente del veicolo, alla vista dei militari in uniforme che gli intimavano l’alt, anziché fermarsi accelerava la marcia. Solo la prontezza di riflessi dell’appuntato, che riusciva a spostarsi repentinamente, gli consentiva di evitare di essere investito. Ma ad attendere Castrofilippo e Loddo c’era un secondo posto di blocco all’altezza di contrada Bocca della Carrubba che riusciva a fermare l’auto. Mentre il 35enne si arrendeva subito, il compare invece scendendo dall’auto ha provato a fuggire a piedi ma i carabinieri lo hanno bloccato dopo una breve colluttazione. A bordo della Panda i militari recuperavano l’intera refurtiva che ammontava a circa 400 euro in contanti oltre ai vari documenti personali appartenenti alle anziane vittime. Per i due sono scattate le manette con le accuse di furto aggravato in concorso e resistenza a pubblico ufficiale. Su disposizione dell’autorità giudiziaria l’arresto è stato convalidato e Catrofilippo e Loddo sono andati ai domiciliari. In corso ulteriori accertamenti da parte della stazione di Castellammare del Golfo per verificare se i due compari malviventi possano essere gli autori anche di altri furti commessi in zona.
Alcamo, ex dirigente-avvocato del Comune rinviata a giudizio
L’ex dirigente del Comune Giovanna Mistretta è stata rinviata a giudizio per tutti i capi di imputazione. Patrocinio infedele e peculato sono le accuse avanzate dalla Procura e che il Gup di Trapani, Emanuele Cersosimo, ha ritenuto degne di approfondimento. La prima udienza è stata fissata al prossimo 21 marzo, il Comune di Alcamo è stato accolto come parte civile al processo.
Il rinvio a giudizio è legato a quando la Mistretta svolgeva la sua attività per l’ente. Sono diversi gli episodi contestati che oscillano nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Il peculato emergerebbe da un flusso di denaro che sarebbe stato tracciato tra i conti correnti del Comune e quello personale della stessa ex dirigente. In ben 9 casi, secondo l’accusa, la Mistretta avrebbe prelevato fondi dal capitolo di bilancio relativo alle spese legali, imposte e tasse per l’ufficio legale e collegati a specifici contenziosi dell’ente, per trasferirli nel proprio conto corrente personale. Il flusso di denaro ammonterebbe a circa 4 mila euro, tutto tracciato tra il febbraio del 2010 e il luglio del 2014.
Poi ci sono le tre contestazioni relative all’accusa di “infedele patrocinio” riguardanti cause per conto del Comune di Alcamo in cui la Mistretta ovviamente era chiamata difendere gli interessi e le ragioni del municipio. Ma così non sarebbe stato sempre secondo la Procura. Un primo caso riguarda un ricorso al Tar presentato da un privato contro il Comune di Alcamo e nonostante fosse stata incaricata dall’allora amministrazione comunale avrebbe “omesso” di costituirsi in giudizio. Causa che il municipio perdette con condanna al pagamento di oltre 7 mila euro tra risarcimento dovuto e interessi legali.
Un altro caso riguardava invece l’esecuzione, dato sempre su input del governo cittadino, per sfratto di morosità per la locazione di un immobile comunale per cui non erano stati pagati i canoni dal concessionario. La Mistretta era stata anche chiamata al recupero delle somme non pagate dal locatario. In una terza causa davanti al giudice di pace la dirigente non avrebbe invece citato una terza persona nel corso delle udienze, nonostante anche in questo caso fosse stata autorizzata dal Comune. Secondo il pm dell’accusa, Rossana penna, “si rendeva infedele ai propri doveri professionali arrecando nocumento patrimoniale al Comune”.
Alcamo, scuola “Aporti”: al via verifiche strutturali. “Si riapre a settembre”
Si polverizzano anche le ultime residue speranze per poter riaprire prima della fine di questo anno scolastico il plesso della scuola dell’Infanzia “Aporti” di viale Europa. Il sindaco Domenico Surdi ed i tecnici del Comune, che hanno presenziato all’assemblea indetta ieri pomeriggio dal comitato dei genitori, hanno con chiarezza evidenziato che i tempi non ci sono. Il primo cittadino ha però garantito che, al netto di contrattempi o complicazioni, si potrà fare in tempo per settembre, all’apertura quindi del prossimo anno scolastico. Intanto dalla prossima settimana inizieranno i lavori per la verifica strutturale. I lavori sono stati affidati ad una ditta specializzata che effettuerà dei sondaggi su solaio e pilastri per verificare le condizioni di staticità. La scuola infatti è chiusa da ottobre in seguito ai continui problemi di infiltrazione di acqua piovana verificati in seguito a un sopralluogo dei vigili del fuoco i quali hanno fatto presente che esiste un rischio di crollo delle parti del soffitto oramai ammalorato. “Gli operai del Comune hanno quasi completato lo smontaggio della controsoffittatura – afferma Surdi – per permettere alla ditta incaricata di effettuare l’analisi diagnostica con uno specifico attrezzo all’avanguardia di solaio e pilastri. Da questa relazione dipenderà ovviamente la spesa i tempi necessari per poter rendere nuovamente agibile l’immobile. Diciamo che da una prima sommaria verifica visiva da parte dei tecnici ci è stato detto che non dovrebbero essere necessari interventi di chissà quale entità, per cui per settembre saremo in grado di poter riaprire l’istituto”. Le quattro classi dell’infanzia, per un totale di 76 bambini, al momento sono allocate tra i plessi del “San Domenico Savio” e del “Collodi”. Il confronto con il comitato dei genitori è stato sereno, ad essere state esternate perplessità sui tempi troppo lunghi per avviare queste verifiche strutturali: “Purtroppo – precisa il primo cittadino – ci sono dei tempi burocratici per poter programmare interventi simili, per cui necessitano dei tempi da rispettare”. Mamme e papà degli alunni iscritti all’Aporti hanno anche fatto presenti i problemi di natura economica della scuola che con le esigue risorse messe a disposizione dal Comun ha difficoltà per fronteggiare le necessarie spese di manutenzione. Ecco perchè è stato chiesto all’amministrazione comunale di prevedere un maggior stanziamento economico.
Alcamo, caso pedemontana: al processo ex assessore e dirigente Comune, tutti assolti
“Il fatto non sussiste”: tutti assolti in primo grado i sei imputati per le presunte lottizzazioni abusive sulla fascia pedemontana di Alcamo. A pronunciare la sentenza il giudice Franco Messina che si è riservato 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Ad uscire indenni dal processo l’ex dirigente del Settore Urbanistica del Comune, Gianbattista Impellizzeri, il suo vice dell’epoca, l’architetto Gaspare Fundarò, un altro architetto Gabriella Longo per conto di un privato, il proprietario di un terreno Mario Galbo, l’imprenditore Giuseppe Messana e l’ex consigliere e assessore comunale, nonché progettista in questo caso, Alessandro Calvaruso (nella foto). Tutti erano stati iscritti nel registro degli indagati “per avere realizzato, in concorso fra loro, lavori di costruzione in contrasto con le prescrizioni tecniche degli strumenti urbanistici”. Il Comune si era costituito parte civile. Ovviamente la Procura si è riservata di presentare appello. Calvaruso si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Noi andremo avanti forti di questa sentenza – afferma – per fare uscire tutta la verità su questo processo. Ci sono state dichiarazioni di testimoni contro di noi che non si sa nemmeno a che titolo si siano presentati alle varie udienze. Da questa vicenda verranno ancora fuori risvolti clamorosi, lo posso assicurare”. Il processo partì dalla dirigente del Comune di Alcamo Anna Parrino che revocò in questa fascia di territorio due concessioni edilizie rilasciate e segnalò tutto alla Procura di Trapani. Il caso della pedemontana è esploso in tutto il suo clamore nel 2014: ad accendere i riflettori furono i pubblici ministeri Rossana Penna e Franco Belvisi i quali cominciarono a effettuare una serie di verifiche constatando, a loro dire, che ci sarebbero state delle lottizzazioni che in realtà non si sarebbero potute realizzare. Vicenda che venne alla luce a seguito della morte di un operaio edile proprio in questa zona nel 2012: morì mentre stava lavorando in un cantiere in una traversa del prolungamento di Via Kennedy travolto da un metro cubo e mezza di terra. Per questo episodio è stato aperto un altro processo. Secondo gli accertamenti della Procura alcune lottizzazioni vennero realizzate in zona ricadente nel Piano di utilizzazione dell’area di protezione della Riserva naturale orientata Bosco d’Alcamo in assenza dell’autorizzazione della Soprintendenza di Trapani. Tesi questa che evidentemente non ha retto al processo di primo grado da cui è scaturita per l’appunto l’assoluzione per tutti gli imputati.