Alcamo, ex dirigente-avvocato del Comune rinviata a giudizio

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L’ex dirigente del Comune Giovanna Mistretta è stata rinviata a giudizio per tutti i capi di imputazione. Patrocinio infedele e peculato sono le accuse avanzate dalla Procura e che il Gup di Trapani, Emanuele Cersosimo, ha ritenuto degne di approfondimento. La prima udienza è stata fissata al prossimo 21 marzo, il Comune di Alcamo è stato accolto come parte civile al processo.

Il rinvio a giudizio è legato a quando la Mistretta svolgeva la sua attività per l’ente. Sono diversi gli episodi contestati che oscillano nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Il peculato emergerebbe da un flusso di denaro che sarebbe stato tracciato tra i conti correnti del Comune e quello personale della stessa ex dirigente. In ben 9 casi, secondo l’accusa, la Mistretta avrebbe prelevato fondi dal capitolo di bilancio relativo alle spese legali, imposte e tasse per l’ufficio legale e collegati a specifici contenziosi dell’ente, per trasferirli nel proprio conto corrente personale. Il flusso di denaro ammonterebbe a circa 4 mila euro, tutto tracciato tra il febbraio del 2010 e il luglio del 2014.

Poi ci sono le tre contestazioni relative all’accusa di “infedele patrocinio” riguardanti cause per conto del Comune di Alcamo in cui la Mistretta ovviamente era chiamata difendere gli interessi e le ragioni del municipio. Ma così non sarebbe stato sempre secondo la Procura. Un primo caso riguarda un ricorso al Tar presentato da un privato contro il Comune di Alcamo e nonostante fosse stata incaricata dall’allora amministrazione comunale avrebbe “omesso” di costituirsi in giudizio. Causa che il municipio perdette con condanna al pagamento di oltre 7 mila euro tra risarcimento dovuto e interessi legali.

Un altro caso riguardava invece l’esecuzione, dato sempre su input del governo cittadino, per sfratto di morosità per la locazione di un immobile comunale per cui non erano stati pagati i canoni dal concessionario. La Mistretta era stata anche chiamata al recupero delle somme non pagate dal locatario. In una terza causa davanti al giudice di pace la dirigente non avrebbe invece citato una terza persona nel corso delle udienze, nonostante anche in questo caso fosse stata autorizzata dal Comune. Secondo il pm dell’accusa, Rossana penna, “si rendeva infedele ai propri doveri professionali arrecando nocumento patrimoniale al Comune”.