Dei 490 amministratori dei comuni del Trapanese, fra sindaci e consiglieri comunali, appena dodici potranno essere eletti per il nuovo consiglio del Libero Consorzio, l’ex Provincia, più uno come presidente dello stesso ente. Le elezioni di secondo livello, che si celebreranno domenica 27 aprile, faranno nascere per la prima volta i consigli provinciali previsti dalla legge istitutiva dei Liberi Consorzi Comunali e delle città metropolitane. Il rapporto fra il piccolo esercito di quasi 500 amministratori e gli appena 13 posti in palio rende ovviamente la scelta dei partiti alquanto difficile. Non potranno essere eletti gli amministratori dei comuni che sono a scadenza. Fra questi anche Marsala, il più popoloso della provincia di Trapani. Saranno invece candidabili sindaco e consiglieri comunali di Alcamo in quanto le prossime elezioni amministrative, per la nuova norme che prevede gli accorpamenti fra appuntamenti elettorali, saranno celebrate a maggio del 2027 e non più, come precedentemente previsto, ad ottobre del 2026. I voti per il consiglio provinciale e per il presidente del Libero Consorzio saranno ponderati. Questo significa che quelli degli amministratori dei comuni più grandi (Marsala, Trapani, Mazara del Vallo e Alcamo) avranno un valore ad esempio di cinque volte superiore a quelli dei comuni più piccoli come ad esempio Buseto Palizzolo, Poggioreale, Salaparuta e Vita. Quello del 27 aprile è l’ennesimo tentativo della politica per andare a dotare l’ente intermedio di nuovi vertici. Più volte è stato fissato l’appuntamento elettorale e più volte è saltato con i conseguenti rinnovi dei commissari. Niente da fare anche per il ritorno dell’elezione diretta nonostante gli ultimi governi regionali abbiano approvato alcuni emendamenti alla legge ce però non hanno portato a nulla di concreto.
Una nuova foresteria e tre nuovi medici in servizio all’ospedale “Nagar” di Pantelleria (Intervista)
Cantiere aperto alla Casa di comunità e tre nuovi specialisti: il progetto dell’Asp Trapani con lo slogan: “L’insularità si trasformi da problema a opportunità”, è rilanciare l’ospedale Nagar di Pantelleria, che ospita un cantiere aperto che procede speditamente – a detta del Direttore Ferdinando Croce- e potrebbe concludersi prima della scadenza, fissata per gennaio 2026. La realizzazione della nuova foresteria, pensata per offrire un servizio in più a medici e sanitari –per invogliarli ad accettare più facilmente di trasferirsi, Ciò rappresenta un tentativo per trovare una soluzione al problema della mancanza di personale che negli ultimi anni ha portato la struttura vicina al collasso, con ciò che ne consegue in termini di assistenza sanitaria ai poco più di 7mila abitanti dell’isola. Anche tantissimi VIP che hanno le ville per le loro vacanze, possono contare solo su questo ospedale e una guardia medica turistica attiva solo da giugno a settembre. Un esempio su tutti che parla chiaro sulla gravità della situazione: le donne pantesche che devono partorire, a meno che non si tratti di un’urgenza, devono salire su un aereo un mese prima del parto e andare altrove, per potersi assicurare un’assistenza adeguata. In qualche occasione diverso trattamento come successe quando Madonna che si ritrovò per una vacanza a Pantelleria mentre attendeva di partorire da un momento all’altro, l’Asp mando al un esercito di medici con le varie specializzazioni. Da anni Pantelleria è stata scelta per le vacanze con la costruzione di ville lussuose da personaggi come Giorgio Armani, Capello, Mancini, Carole Bouquet, dal famoso architetto Flavio Albanese e da un paio di anni il giornalista Italo Cucci ha acquistato casa e vi risiede tutto l’anno.
Nasce il primo ‘asino pantesco’ dopo 30 anni. Razza rientrata da Erice
Si chiama Ettore ed è il primo asino pantesco nato sull’isola di Pantelleria dopo trent’anni. È venuto alla luce ieri intorno alle 17.30 così come divulgato dall’ente Parco nazionale isola di Pantelleria. Un evento, la nascita di Ettore, che rappresenta il culmine di un importante percorso di recupero della razza autoctona isolana, a rischio di estinzione. Dopo trent’anni, grazie al progetto di recupero avviato dal Dipartimento regionale dello Sviluppo rurale e territoriale di Trapani, curato da Giuseppe Pace, nel ricovero della contrada Sibà, è nato il piccolo asinello pantesco nella sua terra di origine. L’ente parco di Pantelleria punta adesso ad incrementare la presenza del quadrupede tipico locale con due nuclei a disposizione della comunità pantesca, interessata a coinvolgerli in iniziative pertinenti: un gruppo per finalità didattica ed escursionismo; l’altro per la riproduzione della razza. Il Parco Nazionale, diretto dal commissario straordinario Italo Cucci, continuerà a supportare il Dipartimento con attività di promozione e ludico/ricreative/educative sugli asini panteschi coinvolgendo operatori turistici, aziende agricole, guide, associazioni, dando così seguito al protocollo firmato nel 2021. Per celebrare la presenza degli asini sull’isola e i risultati raggiunti, sono state programmate diverse attività formative e promozionali che porteranno ad un grande evento dedicato proprio all’asino pantesco nel mese di settembre. Il ricovero, la gestione e la riproduzione degli asini rientrati qualche tempo fa sull’isola avviene in alcuni immobili nelle località Gelfiser e Sibà. Gli animali, per evitare l’estinzione della razza, sono stati accuditi e cresciuti in una delle zone più belle della montagna di Erice, contrada San Matteo, che si affaccia con panorami davvero mozzafiato sul golfo di Bonagia. Il progetto di recupero ha poi previsto il rientro degli asini panteschi nella loro terra di origine.
Alessandro Gervasi al pianoforte incanta il pubblico di Sanremo
Ore 22,10 di ieri sera. Sul palcoscenico del teatro Ariston, dove è in corso da 75esima edizione del festival di Sanremo, compare un bambino di sei anni. Si chiama Alessandro Gervasi ed è di Buseto Palizzolo, comune con poco più di settemila abitanti. Ieri sera i busetani erano tutti davanti allo schermo come dimostra il fatto che non circolava nessuno: né a piedi né in auto. Alessandro si presenta elegante molto di più di tanti cantanti che indossano discutibili livree. Alessandro con tanto di smoking, accompagnato da Carlo Conti, si sistema nello sgabello. Sistema i piedi e poi al pianoforte suona “Champagne” canzone del 1973 composta da Mimmo Di Francia, su testo di Depsa e Sergio Iodice e lanciata da Peppino Di Capri. È una delle più note canzoni dell’artista caprese, oltre che uno dei brani più noti della musica italiana. «Champagne» è il titolo della serie Tv, dedicata alla figura di Peppino Di Capri in onda dal 24 marzo su Raiuno. Nella fiction Alessandro interpreta Di Capri da piccolo. A questa avventura a Sanremo è stato accompagnato dalla madre. Il padre che fa il metalmeccanico è rimasto a casa insieme alla sorellina di Alessandro, di quattro anni. Alessandro, un piccolo genio, suona al pianoforte ogni melodia o canzone che ascolta. Ma la sua preferita è «Libertango di Astor Piazzola – spiega – però mi piacciono anche le canzoni dei Queen e dei Beatles». Il bambino ha dimostrato tutto il suo talento ed è stato lungamente applaudito dal pubblico presente all’Ariston. La sua esibizione ha suscitato grande emozione e ammirazione. La sua partecipazione al Festival di Sanremo rappresenta un’ulteriore tappa di un percorso artistico in continua crescita. Alessandro Gervasi è un esempio di come la passione e la dedizione possano portare a risultati straordinari, anche in tenera età.
‘Eirene’, dal GUP il 25 febbraio. Tredici imputati, anche Papania e Perricone
Prenderà il via martedì 25 febbraio alle ore 9.30, al nuovo palazzo di giustizia di Palermo, l’udienza preliminare a carico di 13 persone, quasi tutte alcamesi, coinvolte nell’operazione Eirene, messa a segno dalla DDA nel settembre scorso. Sarà il GUP Paolo Magro a decidere sul rinvio a giudizio richiesto dal PM della DDA di Palermo, Pierangelo Padova, a carico degli imputati accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso. Fra coloro che dovranno presentarsi all’udienza preliminare anche l’ex senatore alcamese Nino Papania, secondo l’accusa responsabile del reato di voto di scambio politico-mafioso, e l’ex vice-sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, protagonista, sempre secondo la DDA, della mediazione necessaria ad ottenere in maniera illecita i voti, alle ultime regionali, per Angelo Rocca, candidato poi non eletto.
Papania e Perricone si trovano attualmente nel carcere Pagliarelli di Palermo. Dovranno presentarsi dinanzi al Gup altri imputati ancora detenuti sempre per l’operazione Eirene: gli alcamesi Francesco Coppola, 64enne, ritenuto il nuovo capomafia locale; Giosuè Di Gregorio di 54 anni; il 49enne Giuseppe Sciacchitano; Gregorio Ascari di 64 anni; il calatafimese Salvatore Li Bassi, ritenuto il successore del boss Nicolò Pidone; il trapanese 54enne Antonino Minio e il salemitano di 55 anni Giorgio Benenati. Imputati anche nell’udienza preliminare del prossimo 25 febbraio e non sottoposti ad alcuna detenzione in carcere, Fabio Ciotti e Antonio Provenzano, rispettivamente di 49 e 52 anni, e Nicolò Melodia di 28 anni, tutti e tre alcamesi, e il 61enne trapanese Diego Pipitone attualmente agli arresti domiciliari. L’operazione Eirene, condotta dalla polizia con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato alla luce presunti intrecci tra politica e criminalità organizzata fra Alcamo e Calatafimi con il coinvolgimento di altri centri della provincia di Trapani, capoluogo compreso.
Brutale scippo ai danni di una ottantenne alcamese, arrestato giovane pregiudicato
Aveva rapinato un’anziana alcamese di 80 anni, scaraventandola brutalmente a terra, in via Discesa Santuario, e procurandole alcune lesioni. Poi era riuscito anche a rubare con destrezza una borsa, ad un’altra anziana donna, all’interno della chiesa Madre. Il protagonista dei reati, il giovane alcamese di 27 anni, Alessio Parrino, è stato adesso arrestato dagli agenti della sezione investigativa del commissariato di Alcamo.
Le indagini erano scattate dopo che nella cittadina alcamese, tra la fine di ottobre ed il mese di novembre, era salita l’apprensione per il verificarsi di numerosi reati predatori tra furti in abitazione e rapine ai danni di anziane donne. L’episodio più clamoroso ai danni di quelle che i malviventi definiscono ‘facili prede’, avela a dire le donne anziane, lo scippo in via discesa del santuario, con il giovane 27enne protagonista di quella aggressione che gli aveva procurato due collanine in oro. La vittima, scaraventata a terra, è stata poi accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale ‘San Vito e Santo Spirto’.
Lo stesso giovane, Alessio Parrino, si era poi reso protagonista non soltanto del furto di una borsa all’interno della chiesa madre di Alcamo ma anche di un altro colpo ai danni di un’azienda alcamese dalla quale aveva asportato computer ed altri dispositivi informatici. Già lo scorso mese di novembre la polizia e i carabinieri avevano dato prime risposte concrete al clima di allarme che si era registrato ad Alcamo individuano e arrestando i responsabili di numerosi furti e rapine. In città si era anche tenuta un’apposita riunione del comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza.
Segni di ripresa per Salvatore Sinagra, parla e accenna anche a muoversi
“Alterna momenti di lucidità al sonno, parla e accenna a muoversi.” Salvatore Sinagra, il giovane favignanese brutalmente aggredito nelle Canarie, a Lanzarote, nella notte tra il 25 e il 26 gennaio scorso, ha finalmente iniziato a mostrare segni di ripresa, dopo un complesso intervento chirurgico al cervello e più di due settimane di coma farmacologico.
Ne danno notizia sui social il fratello Vito e il padre Andrea, che finalmente sembrano vedere una luce in fondo al tunnel. Un incubo senza pari quello vissuto dalla famiglia Sinagra, che lascia finalmente spazio alla speranza di rivedere Salvatore, attualmente ricoverato all’ospedale di Gran Canaria, riprendere, seppur lentamente, la sua vitalità dopo quella notte sfortunata, senza senso e senza perché. “Non è perfettamente cosciente ma risponde bene pur restando in terapia intensiva ci dà buone speranze” continua il padre, che pur nel più profondo dei dolori che un genitore possa patire, ha trovato la forza di informare amici e conoscenti e ringraziare le autorità italiane, i medici spagnoli per la vicinanza e i concittadini favignanesi per la partecipazione alla fiaccolata silenziosa di qualche giorno fa, che chiedeva “giustizia per Salvatore”. Giustizia che al momento vede il suo brutale aggressore restare sottoposto al carcere preventivo, senza cauzione, con l’accusa di aggressione aggravata e lesioni gravi.
Il 25enne, pregiudicato spagnolo, ha confessato quasi immediatamente dopo l’arresto, di essere sotto effetto di cocaina quando ha sferrato il feroce attacco che ha provocato a Sinagra una violenta e immediata emorragia cerebrale, come confermato da tre testimoni e dalle immagini delle videocamere di sorveglianza acquisite dagli inquirenti. Una vicenda giudiziaria che ancora è in fase di avvio ma intanto è ritornata la speranza di rivedere Salvatore presto a casa, tra i suoi cari.
Si cerca di rimettere in funzione il dissalatore di Trapani
C’è anche il dissalatore di Trapani tra gli impianti che in Sicilia dovrebbero essere rimessi in funzione. “Dal governo nazionale arriveranno 20 milioni di euro per la fase di avvio dei dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle. È stata infatti accolta la nostra richiesta che permetterà di far partire i nuovi impianti con la massima efficienza e nei tempi previsti». Ad annunciarlo il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dopo la presentazione di un emendamento da parte dei relatori al ddl di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2024 n.208, attualmente in fase di esame congiunto da parte delle commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei deputati. Il provvedimento adottato alla fine dell’anno scorso prevede all’articolo 2 misure urgenti per l’adeguamento delle infrastrutture idriche in Sicilia. «Queste somme aggiuntive – spiega Schifani – permetteranno di coprire i costi di avviamento e di gestione temporanea dei tre dissalatori nel primo anno di riattivazione. Si tratta di un risultato raggiunto ancora una volta attraverso una forte sinergia istituzionale. Ringrazio il governo nazionale e il Commissario per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, per la vicinanza e la collaborazione che, ancora una volta, stanno dimostrando verso la Sicilia».
Per quanto riguarda le altre risorse necessarie per i tre impianti di dissalazione, il governo Schifani ha già individuato 90 milioni all’interno dell’Accordo di coesione e 10 milioni a valere sul bilancio regionale. L’iter di realizzazione degli interventi in via d’urgenza è stato affidato, come chiesto dal presidente Schifani, al commissario Dell’Acqua per via dei poteri di deroga dei tempi conferiti dalla legge. La cabina di regia regionale per l’emergenza idrica continuerà a monitorare l’andamento delle procedure per la realizzazione dei tre impianti. Il dissalatore di Trapani Nubia da anni in abbandono. Il Comune di Trapani ha chiesto alla Regione di riattivarlo.
Fermo dal 2014, è bersaglio di furti e vandalismi. Costruito a fine anni 90, avrebbe dovuto servire Trapani, il trapanese Alcamo compreso, il partinicese e l’agrigentino. I costi proibitivi di manutenzione e dei consumi elettrici nel hanno penalizzato l’utilizzo anche perché era continuamente guasto, E mentre si parla dei dissalatori migliaia di metri cubi di acqua si perdono come accade per la diga Trinità di Castelvetrano e di tanti invasi in Sicilia per la mancata manutenzione e per la mancanza di canali per raccogliere l’acqua piovana da versare negli invasi. Schifani si dia da fare per fermare lo scandalo dell’acqua che si perde.
Schifani parlava della ‘Via dei Marmi’?. Sindaci avevano chiesto completamento
La strada che dovrebbe collegare molto più velocemente Palermo con San Vito Lo Capo non attraverserebbe la Riserva Naturale dello Zingaro, in caso contrario sarebbe una pura e anacronistica follia, ma passerebbe al di sopra dello splendido paesaggio costiero che sorge fra i comuni di Castellammare del Golfo e di San Vito Lo Capo. Probabilmente il presidente della Regione, Renato Schifani, si riferiva proprio al completamento e all’ampliamento di una strada già esistente, la cosiddetta ‘Via dei Marmi’, che partendo dal castello di Baida raggiunge la località turistica sanvitese. L’arteria era già stata al centro di un’iniziativa congiunta dei sindaci di Castellammare del Golfo, Custonaci e San Vito Lo Capo che nel febbraio del 2020 avevano inviato una richiesta alla Regione. Nel documento si chiedeva il completamento e la messa in sicurezza di una strada che avrebbe potuto accorciare notevolmente i tempi per raggiungere San Vito Lo Capo, una delle mete turistiche maggiormente gettonate dell’intera Sicilia ma non solo.
Un percorso, il cui progetto iniziale è datato 1974, di circa otto chilometri e mezzo che da portella di Baida, in territorio castellammarese, costeggia la parte alta al confine con la riserva dello Zingaro, si snoda in territorio di Custonaci e, passando nei pressi di monte Sparagio, va a sfociare poco distante dall’abitato di Castelluzzo. Due stralci dell’opera vennero finanziati e realizzate ma mai è stato effettuato il completamento con l’ultimo tratto e con la realizzazione delle opere idrauliche necessarie. I tre sindaci, nella loro richiesta inviata circa cinque anni fa alla Regione, avevano anche evidenziato altri possibili benefici. Non soltanto una nuova e più celere strada per raggiungere San Vito Lo Capo ma anche un altro accesso, in zone abbastanza impervie, per i mezzi di soccorso in caso di incendi, piaga che in quelle zone è purtroppo sempre presente. Probabilmente, e vogliamo sperare che sia così, l’intervento di Renato Schifai alla BIT di Milano si riferiva all’incompiuta ‘Via dei Marmi’.
Omicidio Bacchi, GUP riconvoca due testimoni. Sentenza il 21 febbraio?
Il processo sarebbe già dovuto andare a sentenza ed invece il GUP Lorenzo Chairamonte, con un’apposita ordinanza, ha disposto di riascoltare due testimoni, Cassarà e Maltese, giovani già sentiti dai carabinieri subito dopo l’omicidio di Francesco Bacchi. L’udienza è fissata per domani con probabile sentenza venerdì 21 febbraio. Il diciannovenne partinicese venne ucciso il 14 gennaio dello scorso anno a Balestrate, appena fuori dalla discoteca Medusa, al culmine di una rissa partita all’interna del locale e poi sfociata in tragedia all’esterno. Una tragedia che portò poi all’arresto di 4 persone e a sei denunce.
Imputato principale Andrea Cangemi, 21enne anche lui di Partinico, accusato di omicidio preterintenzionale, colui che secondo l’accusa avrebbe sferrato i colpi mortali. Gli altri giovani a processo sono Alessio Greco, 20 anni, e Gaetano Lo Giudice, di 19 anni, imputati soltanto per rissa aggravata. Sulle incongruenze fra il filmato della videosorveglianza e alcune testimonianze e sulla decisione del GUP di risentire i due giovani testimoni, si è espresso Bartolo Parrino, difensore di Cangemi: “E’ stata mediaticamente raccontata – ha detto – una storia diversa con lo scopo di condannare a tutti i costi il ‘mostro’. La realtà è diversa, c’è un filmato che cristallizza tutta la vicenda. Una narrazione sbagliata, a cominciare dalle testimonianze che hanno fatto emergere ipotetici interventi per sedare la rissa, o ancora pugni e ulteriori calci,. Il mio assistito, voglio ricordarlo, – ha concluso l’avvocato Parrino – ha confessato, è incensurato ed si è mostrato del tutto pentito di ciò che è accaduto”. Per l’omicidio, al termine della requisitoria, il Pm Macaluso ha chiesto chiesto 14 anni per Andrea Cangemi, 3 anni e 8 mesi ciascuno per Alessio Greco e Gaetano Lo Giudice.