Sono 36 gli avvisi di conclusione delle indagini notificati agli indagati di Marsala, Mazara e Campobello di Mazara, molti dei quali in carcere, coinvolti nella maxi operazione antimafia “Hesperia”, messa a segno lo scorso settembre dai carabinieri del ROS, con il supporto dei Comandi Provinciali di Palermo e Catania, del 12° Reggimento Sicilia, tutti coordinati dalla DDA di Palermo. Le indagini avrebbero consentito di ricostruire una complessa vicenda estorsiva perpetrata da alcuni mafiosi, vicini al latitante Matteo Messina Denaro: ricerche che hanno prodotto arresti da Palermo a Trapani, passando per Partinico.
L’inchiesta ha riguardato decine di persone, quasi tutte del belicino, legate in una maniera o in un’altra al superlatitante Matteo Messina Denaro. Fra questi anche il marsalese Girolamo Li Causi, detto “Mimmo”, titolare di una rinomata azienda di produzione botti, il quale, secondo le indagini, avrebbe pure cercato di estorcere denaro a Giuseppe Possente, imprenditore alcamese. Li Causi, insieme ai mazaresi Antonino Cuttone, Pace Antonino, Vito Gaiazzo e Vincenzo Pisciotta, “realizzavano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere- scrivono gli inquirenti- gli alcamesi Giuseppe, Maria e Antonio Possente a corrispondere loro una somma di denaro, pari a 220.000,00 euro”.
La famiglia Possente è molto nota ad Alcamo nella produzione di vini e olio. Maria, attuale presidente dell’Enoteca Regionale della Sicilia Occidentale, aveva poi spiegato che quella somma rappresentasse un vecchio debito del padre nei confronti di Li Causi, debito poi onorato. Le intercettazioni di Hesperia, trascritte in oltre 1900 pagine dell’ordinanza, fanno anche trapelare un grande rispetto per ‘chi comanda’ oltre che la ribadita propensione dei partinicesi Michele Vitale, detto “Fardazza” e Giuseppe Speciale a commettere reati in materia di stupefacenti nonché i contatti con il castelvetranese Piero Di Natale.
Coinvolto nell’indagine pure il marsalese Stefano Putaggio, ex attivista del Movimento 5 stelle, attualmente agli arresti domiciliari: quest’ultimo fu coinvolto nell’estorsione commessa da Antonino Ernesto Raia contro Giuseppe Sturiano, aggiudicatario di un fabbricato adibito a istituto scolastico a Marsala, oggetto di una vendita giudiziaria.