“V-Day”, vaccine o vaffa poco importa. Serve solo mandare il coronavirus a “quel paese”

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“V-Day” tredici anni dopo. Due eventi, distanti anni luce fra di loro, ma che oltre alla “V” hanno una certa analogia. Domani, 27 dicembre 2020, gli stati dell’Unione Europea celebreranno il Vaccine-dayn vale a dire l’inizio del processo che dovrebbe far vincere l’umanità contro il terribile coronavirus. L’8 settembre del 2007, invece, la V di “V-Day” era l’abbreviazione di “Vaffa”. Un’iniziativa mediatica promossa da Beppe Grillo per addivenire a una legge in grado di ripulire il parlamento da personaggi impresentabili. Sia l’appuntamento di domani che quello di tredici anni fa mirano a ‘mandare a quel paese’ un nemico. L’analogia può sembrare una forzatura ma c’è e in entrambi i casi lo slogan è lo stesso “V-Day”.

Ieri i furgoni refrigerati della Pfizer sono entrati in Italia ed oggi, dall’aeroporto militare di Pratica di Mare hanno raggiunto tutte le regioni in cui verrà celebrato il “Vaccine-Day”. In Sicilia l’appuntamento è per domattina alle 11.30, all’ospedale Civico di Palermo, al padiglione  24, dove verrà somministrata la prima dose ‘siciliana’ del vaccino anti-covid. Saranno vaccinati fra 50 e 70 operatori del pronto soccorso e dell’area di emergenza, alla presenza di un medico allergologo e di un rianimatore. In tutto, in una ‘tre giorni’ molto attesa, saranno poco 685 i primi sanitari siciliani cui verrà inoculato il vaccino. Fino al 30 dicembre, anche a Villa Sofia-Cervello e all’Asp, arriveranno gruppi di dieci medici impegnati nei reparti Covid e in arrivo da tutti gli ospedali della Sicilia.

Da domani, quindi, parte la speranza, quella di fermare la pandemia. Per mandare in soffitta le mascherine, dicono le autorità sanitarie, sarà necessario che si vaccini almeno il 70% degli italiani. In questa maniera il ‘V-Day’ di domani potrà davvero urlare un grosso “Vaffa” a questo coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo e mandato tutti quanti nel panico.