Processo ordinario ‘Cutrara’, sentenza d’appello il 20 febbraio. Tre condanne in 1° grado

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Andrà a sentenza martedì 20 febbraio il processo d’appello ‘Cutrara’ che, in primo grado, si era concluso con la condanna a 24 anni per Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, poi divenuti trenta in continuazione con una precedente condanna. Il 14 novembre del 2022 vennero anche condannati Antonio Rosario Di Stefano a tre anni e Salvatore Labita a un anno e dieci mesi. Nello stesso processo, celebratosi invia ordinaria, furono invece assolti i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo per i quali il Pm Dessì aveva addirittura chiesto, rispettivamente, dieci e quattro anni di reclusione. Nell’ultima udienza del processo d’appello, che come già detto si concluderà il 20 febbraio prossimo con la sentenza, è stata effettuata la rinnovazione degli atti affidati adesso al giudice Giovanni Campisi mentre gli avvocati delle parti civili hanno tenutole loro discussioni. Una delle parti civili aveva impugnato l’assoluzione di Nicola Di Bartolo e quindi è stato chiamato ad intervenire anche il legale di quest’ultimo. Arringhe pure per i difensori di Antonio Rosario Di Stefano e Salvatore Labita. Nella prossima e ultima udienza del 20 febbraio la parola passerà ai legali di Francesco Domingo, l’alcamese Giusi Cataldo e il palermitano Raffaele Bonsignore che, probabilmente, punteranno parecchio alle assoluzioni del processo in abbreviato ed a quella dei fratelli Di Bartolo. Nella condanna inflitta a ‘Tempesta’ in primo grado, si legge nella sentenza, ‘proprio a Domingo è da ricondurre un controllo pregnante del territorio, controllo non solo sulle attività tipiche della criminalità organizzata, ma anche su espressioni della vita sociale”. Un altro ruolo attribuito al castellammarese è quello di essere soggetto di riferimento per i collegamenti tra Cosa nostra siciliana e la famiglia mafiosa dei Bonanno, operante negli Stati Uniti.  Rosario Di Stefano è invece stato condannato per avere provato a bonificare dalle micro-spie le zone frequentate da ‘Tempesta’ e Salvatore Labita, proprietario di una ditta di installazione di impianti elettrici, per avere fornito allo stesso Francesco Domingo la strumentazione necessaria a individuare le ‘cimici’ all’interno dell’abitazione di quest’ultimo.