Parco Lilybeo di Marsala, vigilantes senza formazione. SADIRS scrive alla Procura

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Personale utilizzato nelle turnazioni di vigilanza dei parco archeologico Lilybeo di Marsala senza la necessaria qualifica e senza il giusto inquadramento. È la denuncia del sindacato Sadirs che in una nota indirizzata tra gli altri alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica ipotizza un potenziale danno erariale oltre che possibile reato per i comportamenti adottati dai vertici del sito culturale.

Il Sadirs segnala l’uso improprio di personale di categoria “A”, ovvero personale che non dispone di alcuna autonomia professionale, nelle turnazioni del personale di vigilanza, specificatamente notturni e festivi, che vengono svolti dal personale di categoria “C” e in subordine di categoria “B”. Nella nota a firma del segretario generale Fulvio Pantano e del segretario regionale aggiunto Giuseppe Salerno si evidenzia che “detto servizio di vigilanza viene reso normalmente da personale di categoria “C”, ovvero in possesso di idonea autonomia professionale e spesso anche in possesso della qualifica di pubblica sicurezza.

Nel caso del parco archeologico Lilybeo di Marsala, “il personale di categoria “A” viene “sistematicamente” utilizzato in sostituzione non necessaria – afferma il sindacato autonomo – in presenza di adeguato numero di lavoratori, del personale di categoria “C”, realizzando, di fatto, un doppio danno funzionale ed organizzativo, nonché dai risvolti erariali e di responsabilità dirigenziale.

Infatti – prosegue il Sadirs – per poter inserire forzatamente il personale di categoria “A” nelle turnazioni notturne e festive, il personale di categoria “C” viene utilizzato in soprannumero in turnazioni di vigilanza antimeridiani e pomeridiani, mentre il personale di categoria “A” inopinatamente viene utilizzato nelle turnazioni di vigilanza notturni e festivi, sguarnendo il contingente numerico minimo necessario per il servizio di accoglienza e fruizione ordinario e per l’apertura delle sale al pubblico.

Il danno oltre che evidentemente di “immagine” – sempre secondo i sindacalisti – si rileva nel pagare dipendenti di categoria “C” per non fare la propria attività istituzionale, esponendo oltremodo l’amministrazione, stante l’utilizzo continuato in assenza di alcuna disposizione formale che ne legittimi l’uso, al riconoscimento in sede giurisdizionale della differenza salariale per l’utilizzo del personale di categoria A in mansioni proprie delle categorie C/B, con inevitabile danno economico per le casse regionali”. Da qui la richiesta alla magistratura e all’amministrazione regionale di accertare quanto segnalato.