Alcamesi e partinicesi morti a Casteldaccia, indagini già avviate. Sindaci sconvolti (Interviste)

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Cinque morti e uno in coma in gravissime condizioni. Questo il terribile bilancio della tragedia sul lavoro verificatasi a Casteldaccia nella tarda mattinata di ieri. A perdere la vita il contitolare della ditta ‘Quadrifoglio’ che stava lavorando per conto di Amap, Epifanio Alsazia di 71 anni, partinicese ma da tantissimo tempo residente ad Alcamo; l’alcamese cinquantunenne Roberto Raneri; il partinicese di 59 anni Ignazio Giordano; Giuseppe Miraglia, 47enne di San Cipirello e il palermitano Giuseppe La Barbera 26 anni, lavoratore interinale dell’Amap. Versa in condizioni gravissime un altro partinicese, il 62enne Domenico Viola. Ricoverati ma in condizioni non preoccupanti altri tre operai. A causare la tragedia le esalazioni killer presenti all’interno di una condotta fognaria in cui la ditta doveva effettuare alcune manutenzioni. Gli operai si sarebbero calati dentro senza prima immettere alcuna sonda che avrebbe potuto segnalare la presenza del gas letale. Inoltre non hanno indossato le maschere di protezione necessarie per non respirare le sostanze tossiche.  Una tragedia enorme, quella di Casteldaccia, che poteva essere evitate seguendo queste misure di sicurezza. I vigili del fuoco, che si sono impegnati per recuperare i corpi delle vittime, hanno evidenziato come nessuno dei lavoratori indossasse la maschera. Per loro così la rete fognaria da riparare è diventata una trappola mortale. Uno alla volta sono scesi a controllare cosa accadeva, dato che l’operaio che precedeva non rispondeva ai richiami dei colleghi. Uno alla volta sono quindi scesi nella condotta fognaria per controllare cosa fosse accaduto e uno alla volta hanno respirato senza protezione l’idrogeno solforato, un gas velenoso che uccide in pochi minuti. Cercavano di aiutarsi l’uno con l’altro. Ora gli inquirenti dovranno capire perché questi operai specializzati, i quali conoscevano bene i pericoli del loro intervento a Casteldaccia, abbiano agito in maniera per così dire superficiale, come se fossero stati lavoratori alle prime armi. E dire che lo spurgo del sito, a quattro metri di profondità, faceva presupporre la presenza di idrogeno solforato e quindi la necessità di una maggiore prudenza. Risposte alle quali potranno rispondere gli altri operai coinvolti e rimasti in vita. Ambrogio Cartosio, il procuratore di Termini Imerese, ha aperto un’inchiesta affidando le indagini alla polizia che ha già interrogato il direttore dei lavori e il responsabile per la sicurezza dell’azienda appaltatrice. Sconvolti dal dolore anche i sindaci di Partinico e di Alcamo