“L’Isola che non c’è” dal GUP. Tra gli imputati anche Damiano Bonventre, presidente di uno Stato inesistente

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Dovranno comparire davanti al Gip del tribunale di Catanzaro i 29 indagati dalla locale Procura, diretta da Nicola Gratteri, per l’eventuale rinvio a giudizio scaturito dall’operazione “L’isola che non c’è” dell’agosto dello scorso anno. L’udienza è stata fissata per dopodomani. A capo dell’organizzazione, secondo la Procura, ci sarebbe stato l’alcamese Damiano Bonventre, 72 anni, luogotenente generale e presidente di uno stato che non esiste e che “galleggiava” fra i ghiacciai dell’Antartide.

L’uomo,  ex ufficiale commissario nel corpo militare della Croce Rossa italiana, finì ai domiciliari, per le ipotesi di reato di truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio e riciclaggio. La capitale della fantomatica nazione sarebbe la città di Sant’Anna mentre le rappresentanze legali si trovano a Lugano, in Svizzera, e a Malta. La maxi-operazione è stata eseguita dai poliziotti della questura di Catanzaro in collaborazione con le Digos delle questure di Cosenza, Genova, Lucca, Perugia, Padova, Teramo e Trapani. Una misura cautelare  ma mai notificata anche alla moglie di Bonventre, Liliya Koshuba, nata in Uzbekistan dove si sarebbe rifugiata. La donna nel decreto di citazione di dopodomani risulta “latitante”.

Fra gli indagati anche l’avvocato alcamese  Saro Lauria, legale di Bonventre nel procedimento civile legato alla nascita proprio dell’associazione “Stato Antartico di San Giorgio” sulla quale si espresse il tribunale di Napoli. Lauria ha redatto un lodo di diritto internazionale poi omologato dal tribunale di Napoli, quindi da un giudice dello Stato. Di tale atto, prodotto molti anni prima che sarebbe stato avviato il sistema truffaldino, si sarebbe poi servita l’organizzazione dello “Stato Antartico di San Giorgio”. Il Pm non ha ravvisato per Lauria  indizi di colpevolezza, ed ha chiesto l’archiviazione.

Secondo le indagini Bonventre e  la moglie avrebbero strutturato un sistema in grado di costruire documenti e di accreditarsi utilizzando un’entità statuale creata ad hoc, lo “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio”. Un vero e proprio Stato dotato di autonoma sovranità, per eludere il fisco e realizzare molteplici truffe. Almeno questa è l’ipotesi sulla quale ha fondato la sua operazione la polizia di Catanzaro. I membri dello stato indipendente, guidato dall’alcamese Damiano Bonventre,  avrebbero prodotto  documenti d’identità e titoli nobiliari a chi ne faceva richiesta, in cambio di  somme di denaro.