Il precedente risale al 2000 quando una carta d’identità regolarmente rilasciata dal comune di Alcamo al richiedente, un certo Adragna, fini nelle mani del superlatitante Matteo Messina Denaro. Probabilmente non venne sottratta perché mai fu presentata una denuncia per smarrimento o per furto. Sta di fatto che il boss, adesso arrestato, utilizzò per diversi anni quella tessera ma mail il mistero, nonostante le indagini, è stato svelato. La presenza degli uomini della DIA, per due giorni, agli uffici demografici del comune di Alcamo potrebbe quindi essere stata incentrata sulla ricerca di altro, di un qualcosa che forse potrebbe far risalire al favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro. Dal primo gennaio del 2019 le carte d’identità elettroniche, ad Alcamo come altrove, sono obbligatorie. Gli uffici comunali ne detengono comunque ancora per favorire le emergenze di chi, per giusta causa, non può attendere il tempo del rilascio da parte del ministero dell’interno.
Gli uomini della DIA hanno quindi rovistato i cartellini (la parte che resta negli uffici di ogni carta d’identità) andando a ritroso dal dicembre del 2018? Chissà. Diverse i documenti fasulli di identità rinvenuto nei covi campobellesi del boss. Dovrebbero essere arrivati dai furti di qualche anno fa nelle delegazioni del comune di Trapani e poi validate con timbri ufficiali da quello di Campobello di Mazara. Che qualcuna, invece, possa essere pervenuta nelle mani di Matteo Messina Denaro da Alcamo? Magari sottratta a qualche ignaro o compiacente cittadino? Nessuno, neanche gli amministratori comunali e i dirigenti, sanno esattamente cosa abbiano cercato gli uomini della DIA e su cosa verterebbero le indagini. Sta di fatti che gli investigatori hanno portato via alcune foto e diversi cartellini. Proprio da quegli uffici in cui, nel 2000, venne emessa la carta d’identità di un certo Adragna finita poi nelle mani del boss con fotografia sostituita.
