Il ‘dottore’ nuovamente arrestato dopo dieci anni. A Roma era tenuto in grande ‘considerazione’

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I Carabinieri del ROS, con il supporto di quelli del Comando Provinciale di Palermo e dello
Squadrone Cacciatori Sicilia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo nei confronti del settantatreenne Giuseppe Guttadauro, inteso “il dottore” (destinatario della misura degli arresti domiciliari) e del figlio Mario Carlo (destinatario della custodia cautelare in carcere), indagati per i delitti di associazione di tipo mafioso. Ai due viene contestata l’appartenenza alla famiglia di ‘cosa nostra’ con intervento sulle più significative dinamiche del mandamento mafioso di Villabate. Nel medesimo contesto risultano indagati altri cinque palermitani, di cui due per lesioni aggravate,  in concorso con Mario Carlo Guttadauro.

Le indagini, coordinate dalla DDA della Procura della Repubblica di Palermo, hanno documentato le attività poste in essere dal medico Giuseppe Guttadauro, ex primario del ‘Civico’ di Palermo, già tratto in arresto nel 2002 nella prima operazione “Ghiaccio” e fratello di Filippo, quest’ultimo cognato del super-latitante Matteo Messina denaro, castelvetranese. Dalle investigazioni è emerso che il ‘dottore’, stabilitosi a Roma dopo la
scarcerazione avvenuta nel marzo del 2012, avrebbe mantenuto i contatti con l’organizzazione mafiosa e mediato i rapporti interni anche attraverso il figlio Mario Carlo.
In tale ambito è stato documentato tra le altre cose l’intervento dell’ex primario per
risolvere i contrasti che erano sorti a Palermo in ordine all’esecuzione di lavori che dovevano essere realizzati presso una importante struttura industriale.

Il quadro indiziario ha evidenziato come il settantatreenne fosse pure intervenuto per
regolare l’attività di traffico di stupefacenti condotta da un pregiudicato bagherese e che avesse progettato un traffico di stupefacenti con l’estero, finanziato dai sodali palermitani, avvalendosi di un albanese per reperire hashish e prevedendo, contestualmente, un canale per l’approvvigionamento di cocaina dal Sud America. In ciò avrebbe avuto un ruolo anche un assistente di volo che avrebbe dovuto trasportare 300.000 euro in Brasile nel momento in cui il carico di cocaina dal Sud America fosse arrivato in Olanda.

Altro dato emerso dalle investigazioni è stata la “considerazione” goduta in determinati ambienti della Capitale dal medico-padrino al quale sarebbe stato richiesto di intervenire – dietro la promessa di un lauto compenso – per la soluzione di un contenzioso dell’ammontare di 16 milioni di euro che una facoltosa donna romana aveva con un istituto bancario. Guttadauro non avrebbe esitato a prospettare, in caso di esito infruttuoso del proprio intervento, di passare alle vie di fatto, incaricando qualcuno di malmenare i soggetti che riteneva stessero ostacolando la soluzione della vicenda.

Sono state, infine, ricostruite le motivazioni di un pestaggio a sangue, che altri due indagati – su ordine di Mario Carlo Guttadauro – avrebbero portato a termine il 25 ottobre del 2016 nei confronti di un giovane palermitano, reo di aver accusato il figlio del ‘dottore’ di condotte disdicevoli.