Storicamente collegata a quella palermitana cosa nostra trapanese non presenta segnali di mutamento organizzativo, strutturale e di leadership. Secondo la relazione della direzione investigativa antimafia del primo semestre 2021 continuerebbe a essere articolata nei 4 mandamenti di Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che a loro volta sarebbero suddivisi in 17 famiglie. Ai vertici dei mandamenti di Trapani e Alcamo, quest’ultimo formato dalle famiglie anche di Castellammare del Golfo e Calatafimi, risulterebbero avvicendarsi, con un sistema di successione quasi “dinastico”, così come era stato già segnalato nelle precedenti relazioni della DIA, gli appartenenti delle locali storiche famiglie. Così come per quello di Castelvetrano riconducibile al latitante Matteo MESSINA DENARO e persone della sua cerchia familiare.
La questione della reggenza del mandamento di Mazara del Vallo sembrerebbe ancora attraversare, invece, una fase di transizione a causa sia della morte dell’esponente apicale del sodalizio avvenuta nel luglio 2017 per cause naturali, sia per gli arresti che hanno ripetutamente colpito i vertici dell’organizzazione. Nel contesto criminale generale si continuano a rilevare legami tra famiglie trapanesi con quelle statunitensi”, in particolar modo con quella dei Bonanno, originaria di Castellammare del Golfo. Resterebbe costante la pressione vessatoria esercitata sul tessuto economico della provincia ai danni di attività commerciali e imprenditoriali attraverso il racket delle estorsioni. Per altro verso come altrove in Sicilia la mafia trapanese, anche in questo periodo storico caratterizzato dalla pandemia, si sarebbe occupata di garantire una forma di welfare mafioso alle famiglie dei detenuti oltre che proporsi in aiuto di quelle imprese in difficoltà a causa della crisi seguita al lokdown.
La mafia trapanese si è sempre distinta per una forte propensione affaristica e per la capacità di infiltrarsi in numerosi settori d’impresa. Qui sarebbe stata protagonista di logge massoniche segrete, vedasi l’inchiesta Artemisia, con le quali avrebbe dimostrato di saper infiltrare l’attività amministrativa e gestionale della cosa pubblica locale. La mafia avrebbe sviluppato nel tempo un particolare modus operandi di tipo collusivo-corruttivo utile ad inserirsi in vari ambiti economici, sociali e istituzionali. In provincia proprio Matteo MESSINA DENARO costituirebbe ancora la figura criminale più carismatica di cosa nostra e in particolare della mafia trapanese. Nonostante la sua lunga latitanza egli resterebbe il principale punto di riferimento per far fronte alle questioni di maggiore interesse che coinvolgono l’organizzazione oltre che per la risoluzione di eventuali controversie in seno al sodalizio o per la nomina dei vertici