Cocaina, hashish e crack da Rosarno al trapanese. Arresti anche in Umbria

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Più di 150 uomini delle questure di Trapani e di Reggio Calabria hanno sgominato un vasto traffico di stupefacenti. Le indagini sono coordinate   dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Decine gli arresti e tantissime le perquisizioni tra le province di Trapani e di Reggio Calabria nei confronti di persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Il blitz della polizia ha raggiunto anche il salernitano con 20 indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina, crack, eroina e hashish, ma anche l’Umbria dove sono state eseguite altre 15 misure cautelari tra Foligno, Spoleto e Terni. Gli investigatori hanno individuato nel trapanese due ampie e distinte organizzazioni criminali, collegate tra di loro, operanti a Trapani e provincia. I trafficanti rifornivano così numerose piazze di spaccio ubicate sia nel capoluogo trapanese che a Marsala.

Il primo gruppo, diretto da Giuseppe felice Benenati, componente di una famiglia da tempo egemone, a Trapani, nella gestione dei traffici di droga – secondo quanto ricostruito dal GIP del Tribunale di Palermo, – aveva organizzato più piazze di spaccio, dislocate in diversi punti della città.

Un secondo gruppo, che aveva al vertice Giuseppe Salerno, figlio di un noto esponente della famiglia mafiosa di Paceco, e tra i componenti un altro condannato per mafia, si occupava soprattutto di garantire l’approvvigionamento dei vari tipi di droga attraverso la raccolta del denaro, l’organizzazione dei viaggi per rifornirsi in Calabria e il mantenimento dei rapporti con soggetti vicini agli uomini della ‘ndrangheta operanti a Rosarno e dintorni.

In risposta ai sequestri e agli arresti operati nel corso del tempo, culminati nella scoperta di oltre 35 chilogrammi di hashish e 5 di cocaina, alcuni elementi di spicco dell’organizzazione che controllava le piazze di spaccio nel trapanese, avevano pensato di creare una sorta di “cartello” al fine di far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter così compensare le perdite subite a causa dei sequestri.