Calcio dilettanti, fondi e protocollo covid diverso dai ‘pro’. Forse per la prossima stagione?

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Il calcio dilettantistico, dalla serie D e fino alla terza categoria, è ancora fermo e non conosce il suo destino. Destino che comunque appare già segnato visto che sembra impossibile che le società, in un periodo in cui già le linfe economiche erano al lumicino, siano in grado di sostenere i costi per monitorare gli atleti (analisi e quant’altro), per sanificare le strutture, per realizzare opere necessarie a contrastare il contagio. Dal consiglio federale della prossima settimana dovrebbe finalmente essere disposta la fine anticipata di tutti i campionati. Qualche fiebilissima speranza rimarrebbe per la serie D anche se a rischi i sono anche i professionisti della C.

Intanto il ministro Spadafora ha finalmente compreso, e lo ha detto pubblicamente, che il calcio dilettantistico non potrà mai seguire le stesse norme anti-covid imposte alla serie A e alla serie B. I dilettanti avranno quindi un protocollo sanitario ben diverso e adattato alle loro esigenze e alle loro sostanze economiche. Dal governo è anche arrivato uno spiraglio per il futuro. Pure i club dilettantistici di calcio avranno un contributo economico e nel prossimo decreto ci sarà un fondo a loro favore. Dalle dichiarazioni del ministro e dai vertici della FIGC non trapela però se tali novità potrebbero essere legate alla ripresa dei campionati 2019/2020 o invece se contributi e protocollo saranno attivati per la nuova stagione.

La Lega Nazionale Dilettanti non si è ancora espressa in un senso o nell’altro ed attende cosa faranno le big del calcio professionistico. Di certo anche lì potrebbero esserci problemi anche se la grande mole di affari e l’interesse che il movimento suscita, dovrebbero riuscire nella ripartenza. Ovviamente anche all’inizio della nuova stagione tutti gli sport di squadra potrebbero incorrere nel rischio di contagi con una nuova e probabile ondata del virus. Ma se il calcio dilettantistico non dovesse riuscire a ripartire nemmeno a settembre, potrebbe davvero essere la fine per un movimento che conta, in tutta Italia, decine di migliaia di società.