Caduta massi, Comune di Alcamo avvia mappatura. Eliminazione rischi, servono fondi

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Un fronte di rischio frane lungo circa due chilometri, quella di San Nicola e compresa la zona dalla quale si è staccato il masso che una settimana fa aveva sfondato il tetto di un’abitazione e si era davvero sfiorata la tragedia. Poi l’intervento del SAF dei vigili del fuoco ha consentito di rimuovere un altro masso pericolante mentre il comune di Alcamo ha allertato il servizio nazionale speleologico. Quelle case alle falde del monte Bonifato, nella zona che va dal bottino e fino a San Nicola, sono in area a forte rischio. Sito delimitato in tal senso soltanto lo scorso anno e messo sotto decreto alcuni mesi fa. Per il rischio idrogeologico, in Sicilia, non diversi gli enti abilitati ad intervenire: il commissario straordinario, l’autorità di bacino e il genio civile. Tutti organismi della Regione.

Il problema, come sempre, sta nel reperimento dei fondi necessarie a mettere in sicurezza l’area. E nel caso di questa zona di monte Bonifato così vasta necessiterebbero diversi milioni di euro. La protezione civile del comune di Alcamo assieme allo CNSASS stanno stringendo i tempi per completare una mappatura completa del territorio a rischio. Poi serve un progetto redatto da professionisti del settore, la volontà politica di finanziarlo e quindi le somme per andare ad installare tutto quello che occorre per mitigare il rischio. A cominciare da forti barriere e reti d’acciaio. I tempi, evidentemente, sono lunghi. Nella speranza che nel frattempo non accada l’irreparabile. Intanto a  proposito di progetti riguardanti Monte Bonifato non si sa più che fine abbia fatto quello da circa 500.000 euro di fondi Po-Fser da suddividere in interventi per la riserva ‘Bosco d’Alcamo’ e per il parco sub-urbano che sorge sotto ai bastioni di piazza Bagolino, chiuso da oltre tre anni.

In un vertice svoltosi al comune di Alcamo nei primi giorni dello scorso mese di luglio venne fuori che la Forestale, tramite la Regione, fosse intenzionata a gestire quei fondi ed effettuare le opere necessarie per una montagna, quella alcamese, che appare sempre più abbandonata a se stessa e alle prese con un costante scarica-barile. Esistono però due problemi, uno di natura politica e un latro tecnico. Non è infatti semplice cambiare il destinatario del finanziamento che è il comune di Alcamo ed assegnarlo alla Forestale. Da quel vertice sono trascorsi altri quattro mesi nel silenzio più assoluto. Poi, ogni tanto, spunta qualche relazione dei vigili del fuoco, una addirittura datata 2012, con si chiede l’immeditata messa in sicurezza dei massi pericolanti e degli alberi a rischio caduta, la pulizia del sottobosco e la realizzazione dei vialoni parafuoco.