Alcamo: operazione Crimiso, Comune parte civile

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Il Comune di Alcamo si costituisce parte civile al processo alla mafia alcamese e castellammarese nell’ambito dell’operazione Crimiso, che ha portato in carcere 12 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, danneggiamenti ed estorsioni. La giunta guidata dal sindaco Sebastiano Bonventre ha deliberato l’autorizzazione dell’ente a presentarsi in giudizio. L’esecutivo in questo modo vuole esternare la sua presa di distanza dalla criminalità organizzata chiedendo i danni materiali e d’immagine che gli imputati avrebbero provocato al territorio alcamese. Il Comune ha conferito l’incarico al proprio dipendente, l’avvocato Giovanna Mistretta. Dall’operazione Crimiso venne inferto un duro colpo alla mafia di Alcamo, Castellammare del Golfo e Partinico. Un’operazione della squadra mobile di Trapani coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Palermo. Sono stati coinvolti l’imprenditore alcamese Antonino Bonura, Antonio e Vincenzo Bosco, Sebastiano Bussa, Vincenzo Campo, Rosario Leo, Salvatore Mercadante, Nicolò Pidone, Diego Rugeri, Giuseppe Sanfilippo e Michele Sottile. Un’inchiesta che fece luce su una spaccatura apertasi all’interno della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo dopo gli arresti dei vertici, alcuni anni fa, nelle operazioni Tempesta I e II. Secondo gli inquirenti, tale spaccatura poteva portare ad una vera e propria faida interna alle cosche di Alcamo e Castellammare. Un gruppo legato a Diego Rugeri, rampollo di una famiglia mafiosa, sotto l’egida del più autorevole Antonino Bonura, “reggente” del clan di Alcamo, aveva intrapreso alcune estorsioni ai danni di operatori economici castellammaresi senza il consenso di Michele Sottile, uomo d’onore di Castellammare che, per “anzianità” anagrafica, riteneva di dover capeggiare la cosca locale. L’incrinarsi del rapporto tra i due, secondo la polizia, sarebbe potuto diventare una vera e propria “faida”.

Per calmare le acque, Bonura, assieme a Rosario Leo, affiliato alla famiglia mafiosa di Vita, aveva convocato un summit dei clan di Alcamo, di Castellammare e di Calatafimi in aperta campagna. Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, incendi, violazione di domicilio e della prescrizione della sorveglianza speciale. Un processo oltretutto che, per quanto concerne il primo grado, è alle battute finali. Infatti i pubblici ministeri Carlo Marzella e Laura Vaccaro hanno chiesto in questi giorni la condanna di dieci persone tratte in arresto un anno fa nell’ambito dell’operazione antimafia Crimiso. La pena maggiore, undici anni ed otto mesi di reclusione, è stata chiesto per Antonino Bonura, imprenditore di 50 anni, ritenuto il nuovo reggente del mandamento di Alcamo. Pene inferiori sono state chieste per gli altri imputati.