Alcamo-Morte di Lorenz, il papà riabbraccia la figlia Aminta

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Puebla de Zaragoza è una città di un milione e mezzo di abitanti, che si trova a 140 chilometri da Città del Messico. In questa splendida città ricca di chiese barocche, angeli e santi, viveva in una famiglia della piccola borghesia locale Aminta Altamirano Guerrero, la 34enne messicana accusata di aver ucciso il figlioletto Lorenz di 5 anni nel luglio del 2014 nella loro abitazione della via Amendola di Alcamo. A Puebla di Zaragoza ha conosciuto quello che riteneva il suo principe azzurro volato dalla Sicilia, e in particolare da Alcamo, per un lavoro come pizzaiolo. Aminta si innamora di quel siciliano, vende tutti i beni di cui dispone si trasferisce ad Alcamo dove nel frattempo nasce il piccolo. Ma la relazione diventa burrascosa, fatta in seguito di denunce e controdenunce. La famiglia di lui mai ha accettato quella giovane messicana, che si ritrova a vivere lontano dal suo Paese e in una città, quella di Alcamo, dove non le mancano solidarietà e appoggio di molte persone. Cade in depressione, poi succede il dramma in quella piccola abitazione al primo piano della via Amendola. Alla riapertura del processo prevista per il prossimo 28 settembre tra il pubblico presente nell’aula della Corte d’assise di Trapani ci sarà anche il papà di Aminta, che viene ad Alcamo per la seconda volta, per portare alla figlia solidarietà e amore dopo l’incontro al carcere Pagliarelli di Palermo. Intanto mercoledì prossimo dovrebbe essere presentata la relazione del perito nominato dai giudice della Corte assise di Trapani. Si tratta di una perizia farmacologica che fu eseguita sui tessuti prelevati durante l’autopsia sul corpo del piccolo Lorenz. In pratica con la nuova perizia si cercherà di stabilire se l’esatto quantitativo di farmaco assunto dal bambino sia stato o meno letale. In pratica si cercherà di stabilire con assoluta certezza se esiste un nesso di causalità tra l’assunzione del farmaco e la morte di Lorenz, che sconvolse non solo gli alcamesi. Per come accertarono i poliziotti del commissariato di Alcamo, nell’abitazione furono trovati farmaci antidepressivi usati dalla donna, che si è sempre difesa affermando che il piccolo li ingerì a sua insaputa durante la notte. Tesi questa non condivisa dalla Procura che avanzato l’accusa di omicidio premeditato. Sono una ventina le udienze già celebrate, caratterizzate dalla deposizione di investigatori, periti, familiari dell’ex marito di Aminta. Durante le deposizioni persone che conoscono e aiutavano Aminta hanno riferito ai giudici che la giovane messicana mai avrebbe mostrato intenzioni suicide. I risultati delle nuove analisi e perizie tossicologiche sono destinate a incidere sulla sentenza, verso la quale esprimono fiducia i difensori di Aminta, gli avvocati Saro Lauria e Caterina Gruppuso. Nel caso in cui la perizia non dovesse essere presentata entro dieci giorni dalla nuova udienza, questa potrebbe subire un rinvio.