Alcamo, Castello Calatubo a pezzi: Sicilia Futura attacca il Comune

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Sicilia Futura all’attacco dell’amministrazione comunale di Alcamo per le condizioni in cui versa il Castello di Calatubo considerato “dimenticato” e seriamente a rischio, oggetto in questi ultimi anni di diversi crolli. “L’attuale amministrazione pentastellata ha deciso di confinare al silenzio e all’oblio questo ammasso di pietre, – si legge nella nota -, eppure sarebbero bastate poche centinaia di euro, e qualche puntale per evitare il crollo del tetto del corridoio interno al piano nobile, avvenuto solo pochi giorni addietro”. Secondo Sicilia futura il Comune sarebbe inadempiente per il mancato rispetto dell’articolo 30 del ‘Codice dei beni culturali e del paesaggio’ del  2004.  Norma che prevede che “Lo Stato, le Regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza”.

Di seguito la nota integrale di Sicilia Futura:

Castello di Calatubo, cronaca di una condanna a morte

 Sicilia Futura si unisce alle urla di disperazione di pochi volontari per i crolli recenti al castello di Calatubo, bene di inestimabile valore ,  vittima dell’incuria dell’attuale amministrazione, attraverso questo breve resoconto:

La storia recente ci consegna vari esempi di distruzione di opere monumentali dal valore inestimabile, patrimoni dell’umanità perduti per sempre come i Buddha di Bamyan, due enormi statue alte 55 e 33 metri scolpite nella pietra a 230 chilometri da Kabul, distrutte dai Talebani afghani nel 2001 con la dinamite poiché considerati ”simboli pagani”

Lo stesso fecero nel   2015 I miliziani dell’Isis accanendosi  contro la storia e la cultura dei territori da loro occupati, con un martello pneumatico, statue e bassorilievi antichi appartenenti al patrimonio archeologico dell’antica città assira di Ninive, alla periferia di Mosul; antica capitale assira; E nel 2017 distruggendo la facciata del teatro romano e il Tetrapilo nella città di Tadmu, l’antica città siriana di Palmira, nota per il sito archeologico Unesco.

Qualcosa del genere viene perorato da decenni nel territorio alcamese colpendo in maniera barbara ed autolesionistica attraverso un arma ancora più temibile degli esplosivi il principale simbolo del territorio, L’antico castello di Calatubo distrutto dall’ignoranza, dall’incuria e dall’abbandono.

Calatubo è il sito più antico del territorio alcamese, insediato dalla preistoria alla protostoria, fino al medioevo, certamente vide l’alternarsi dei  sicani, greci, romani, arabi, normanni.

Sito di incredibile rilevanza storico-culturale poiché come è possibile comprendere dagli studi dell’Arch. Di Liberto, la quale  basandosi su analisi storico-critica e stratigrafica lo definì : “inedito impianto fortificato siciliano fra l’XI ed il XII secolo”, siamo di fronte all’unico esempio di Hisn arabo in Sicilia, nel suo strato più antico,  confrontabile con esempi andalusi.

Le successive costruzioni del cosiddetto donjon e delle torri di fiancheggiamento manifestano poi  la compresenza di soluzioni proprie delle culture bizantina, islamica e nordeuropea in una sintesi ideale  che testimonia il  linguaggio architettonico normanno siciliano.

In parole povere qualcosa di unico, un diamante dal valore inestimabile, uno dei più importanti simboli della storia siciliana, distrutto dalle varie amministrazioni del passato, dall’orribile cicatrice del ponte autostradale, dai tombaroli, dai trattori degli agricoltori, che temendo la confisca dei terreni ne oltraggiarono la necropoli, da un pastore che lo utilizzò per decenni come rifugio per il proprio gregge.

Unico bagliore nel 2007  laddove con  un atto storico   l’amministrazione Scala decise di acquisire il castello dai privati sottraendolo a questa orribile spirale mortifera, iniziando delle opere di messa in sicurezza e valorizzazione, anche  attraverso l’illuminazione dello stesso, sito oggetto in quegli anni di innumerevoli segnalazioni  al Fondo ambientale italiano.

Castello di Calatubo  che  nel 2015 sotto l’amministrazione Bonventre arrivò a  sfiorare la vittoria de “I luoghi del Cuore – realizzato dal FAI, portale che attraverso un click permette di  votare i monumenti più  belli che necessitano di un immediato intervento, unico monumento  rappresentante la Sicilia tra 10 mila monumenti da salvare, grazie soprattutto alla tenacia dell’ Associazione “Salviamo il Castello di Calatubo”.

Ultima amara pagina del castello di Calatubo riguarda l’attuale amministrazione pentastellata, la quale ha deciso di calare il sipario, di spegnere le luci, di confinare al silenzio e all’oblio questo ammasso di pietre, sarebbero bastate poche centinaia di euro, e qualche puntale per evitare il crollo del tetto del corridoio interno al piano nobile, avvenuto solo pochi giorni addietro.

Appare evidente come denunciato dall’associazione “Salviamo il castello di Calatubo” che l’amministrazione Surdi sia inadempiente per il mancato rispetto dell’articolo 30 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, del  2004.  Norma che prevede che “Lo Stato, le Regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza”.

In conclusione a questo amaro “j’accuse” la sensazione è che la sentenza per Calatubo sia già scritta, ciò corroborato dal fatto che non vi è alcuna  notizia delle somme destinate per  piccoli interventi, né tantomeno per fantomatiche opere grandiose; Nessuna speranza, inoltre, dal  programma Bellezza@governo.it, con dote finanziaria di 150 milioni di euro, destinati a tutto il territorio nazionale, dove fra gli interventi ammessi non comparirebbero né il castello di Calatubo e nemmeno il comune di Alcamo.

Che tristezza !