Alcamo: assoluzione Gulotta, nominati due periti

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La corte d’appello di Reggio Calabria ha nominato due periti, uno psichiatra e un medico legale, nell’ambito della causa per la richiesta di riparazione dell’errore giudiziario avanzata da Giuseppe Gulotta, il 57enne muratore originario di Alcamo, condannato all’ergastolo nel 1990 per l’uccisione in Sicilia di due carabinieri nel 1976, poi assolto con formula piena, con sentenza di revisione del 13 febbraio 2012, dopo 22 anni di carcere. I due periti avranno 90 giorni, con almeno cinque incontri con Gulotta, per accertare gli eventuali danni esistenziali, morali, biologici e patrimoniali subiti dal muratore. La nuova udienza relativa alla causa civile è fissata per il 10 giugno per il deposito delle perizie. La guardia di finanza nel frattempo è stata incaricata di condurre un’indagine per quanto riguarda la perdita di reddito legata alla carcerazione. “Siamo soddisfatti dell’udienza odierna – commenta il legale difensore di Gulotta, Pardo Cellini –. La Corte si è mostrata sensibile agli aspetti di velocità del procedimento, tant’è che avevo già convocato i due periti e all’udienza hanno subito giurato. Il 10 giugno potremo così vedere la risposta all’articolato quesito posto dalla corte ai due periti, che tocca al suo interno tutti i profili di danno indicati nel ricorso”. Cellini, assieme all’altro difensore di Gulotta, Baldassare Lauria, ha stimato una richiesta di risarcimento danni di 56 milioni e 88mila euro. Il caso è stato riaperto alcuni anni fa, dopo che un ex brigadiere dei carabinieri, Renato Olino, ha rivelato che sia Gulotta che gli altri indagati, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, furono picchiati e seviziati e costretti a confessare. Gli avvocati Lauria e Cellini hanno allegato alla richiesta due perizie redatte da medici e professionisti. Nel 1990 arrivò la condanna definitiva in Cassazione. Gullotta non si è mai arreso in questi anni e dal carcere chiese una prima volta la revisione del processo, e gli venne rigettata, quindi presentò una seconda volta la richiesta in Cassazione e in questo caso gli fu accordata. Decisiva per la riapertura del caso è stata infatti la testimonianza giunta spontaneamente nel frattempo da parte di uno dei carabinieri che avevano condotto le indagini nel 1976. Per l’appunto Renato Olino, ex maresciallo dell’Arma, il quale si presentò ai magistrati di Trapani e raccontò di “metodi persuasivi eccessivi” usati all’epoca per far “cantare” Vesco. Olino ha raccontato ai magistrati che il Vesco fu condotto in una caserma, costretto a ingurgitare da un imbuto acqua e sale e subire scosse elettriche tramite un telefono da campo. Fino alla confessione, sulla base della quale era stato condannato Gullotta. Nel febbraio del 2012, la corte d’Appello di Reggio Calabria ha accolto la richiesta dello stesso procuratore generale di assolvere da ogni accusa Gullotta. “Spero che ora le famiglie dei due carabinieri trovino giustizia” sono state le prime parole di Gullotta all’uscita dall’aula. La richiesta di risarcimento avanzata da Gulotta è, però, solo un capitolo di una storia che rimane ancora oggi un’incompiuta. I veri esecutori della strage di Alcamo Marina, infatti, non sono mai stati individuati.