‘Voto di scambio’ ad Alcamo, confermata condanna ex consigliere comunale

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Nuovo colpo di scena nell’ambito della lunga vicenda processuale relativa al presunto voto di scambio in occasione delle elezioni amministrative del 2012 ad Alcamo. Dopo la pioggia di assoluzioni per coloro che, in due distinti processi, avevano scelto il rito abbreviato, fra questi anche l’ex senatore Nino Papania e il suo stretto collaboratore Massimiliano Ciccia, è stata invece confermata in appello la condanna ai danni di Antonio Nicolosi, ex consigliere comunale di Alcamo, a un anno e sei mesi.

L’ex politico, eletto nel parlamentino cittadino con Italia dei Valori proprio in quelle consultazioni e poi ripropostosi alle regionali, con Futuro e Libertà, era stato l’unico degli imputati, assieme a Giuseppe Milana poi assolto, ad avere scelto il rito ordinario. In primo grado venne condannato, nell’aprile del 2018, dal giudice monocratico del tribunale di Trapani Piero Grillo, per corruzione elettorale, quindi voto di scambio. Nicolosi subì anche la condanna al pagamento delle spese processuali e al risarcimento delle parti civili.

Secondo l’accusa dei pm, l’ex consigliere comunale, anche ex carabiniere, ottenne alle amministrative del 2012 un boom di consensi. 400 preferenze, anche grazie all’illecito voto di scambio. In pratica avrebbe offerto generi alimentari in cambio di voti. Gli altri imputati dello stesso processo, condannati in primo grado nell’aprile del 2016, vennero poi assolti in appello.

Restano ancora da decidere le sorti di due di loro, Giuseppe Galbo, difeso da Antino Gucciardo, e Giuseppe Bambina, il cui difensore è invece Ernesto Leone. I legali dei due imputati, dopo la conferma delle condanne in appello, si sono rivolti alla Cassazione. La Suprema Corte si pronuncerà venerdì 12 marzo.