Violenza sessuale e prostituzione, assolto il nipote del bandito Salvatore Giuliano

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Assolto dalle accuse di violenza sessuale e prostituzione: questo l’esito della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti di Giuseppe Sciortino, 74 anni di Montelepre, nipote del noto bandito Salvatore Giuliano. Secondo le indagini, Sciortino avrebbe favorito l’attività di prostituzione nell’albergo che gestiva, “Il Castello di Giuliano” e lì avrebbe abusato sessualmente di una donna ricoverata in una struttura sociosanitaria semiresidenziale. Con lui finirono in carcere altre due persone, entrambe di Carini: Salvatore Randazzo, 65 anni e Martina Spinnato, all’epoca ventenne, coinvolti nella stessa inchiesta iniziata nel 2018 a seguito della denuncia che la vittima espose, insieme alla figlia minore, nei confronti dei due carinesi per un furto di 220 euro.

La minorenne aveva raccontato di aver ricevuto più volte a casa la visita di Spinnato e Randazzo: quest’ultimo, presentatosi come esorcista in grado di comunicare con i defunti, curare malocchi e malattie, l’avrebbe in più occasioni palpeggiata. In questo modo riusciva a sfruttare lo stato di prostrazione psicologica in cui riduceva le vittime per incidere sulla capacità di resistenza alle sue richieste sessuali o economiche ed indurle, in alcuni casi, ad avere rapporti sessuali contro la loro volontà.

Martina Spinnato, accusata di corruzione di minore, aveva il compito di individuare le giovani ragazze da avviare all’attività di prostituzione per poi appropriarsi di parte del denaro corrisposto dai clienti. Abusi che avvenivano nella struttura alberghiera di Giuseppe Sciorrtino che, insieme ai due carinesi, otteneva prestazioni sessuali anche, attraverso violenza fisica o psichica, nei confronti di persone appartenenti ad un contesto socio-culturale particolarmente arretrato.

Per tali fatti, il nipote del bandito Giuliano venne accusato di violenza sessuale aggravata, truffa aggravata, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In primo grado fu condannato a 4 anni di carcere, pena che in appello fu ridotta a 6 mesi. Adesso la cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado senza rinvio, assolvendo di fatto Sciortino da ogni accusa.