Beni per oltre un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati al macellaio castellammarese Antonino Sabella, attualmente ai domiciliari dopo la condanna a sette anni, in appello, nell’ambito del processo ‘Cutrara’. Per l’uomo, in primo grado, era stata invece prevista una pena ad otto anni ed otto mesi. Il decreto di sequestro, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, è stato eseguito questa mattina dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale e dai militari della Compagnia Carabinieri di Alcamo. La posizione di Sabella è attualmente al vaglio della Cassazione, suprema corte alla quale il 67enne castellammarese ha fatto ricorso, assieme ad altri condannati in appello nel processo in abbreviato scaturito dall’operazione antimafia ‘Cutrara’. Al macellaio castellammarese sono stati quindi sottoposti a sequestro, ai fini dell’eventuale successiva confisca, tre abitazioni, un compendio aziendale, la macelleria, un terreno con annessi fabbricati e un conto corrente. Antonio sabella venne arrestato, assieme ad altri, il 16 giugno del 2020 quando, all’alba, Castellammare del Golfo venne svegliata dagli elicotteri dei carabinieri e da un enorme dispiego di militari dell’Arma.
Quattrodici gli arresti per altrettanti esponenti della locale cosca mafiosa accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale, tutti reati aggravati dal metodo mafioso., e undici le persone denunciate a piede libero. Quasi tutti castellammaresi ad eccezione dei trapanesi Francesco Virga, figlio del boss Vincenzo, e di Francesco Di Bono, ex presidente del consiglio comunale di Trapani. Nel corso dei vari gradi di giudizio, fra abbreviato e ordinario, numerose sono state le condanne ma tante anche le assoluzioni. Fra queste ultime spiccano quello dello stesso Di Bono, dell’ex sindaco del Golfo Nicola Rizzo, di Salvatore Mercadante, die fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo. Proprio un paio di giorni fa, invece, si è concluso il processo d’appello ordinario e la corte ha confermato, senza alcuna modifica, le condanne per Francesco Domingo, detto Tempesta, Rosario Di Stefano e Salvatore Labita.