Sequestro antimafia da 30 milioni

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Le mani del superlatitante Matteo Messina Denaro anche sui lavori all’interno dei porti. Gli investigatori della Divisione Anticrimine della questura di Trapani e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria sono impegnati da questa mattina in un sequestro anticipato di beni ai fini della confisca, per un valore complessivo di oltre trenta milioni di euro, che riguarda l’impero di due imprenditori edili siciliani, Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ufficialmente titolari di cinque società che gestiscono importanti appalti:MORICI FRANCESCO & C. Sas; MORICI IMMOBILIARE di MORICI Francesco & C. Sas; COLING S.p.a.con sede a Roma, in via Ruffini nr. 2/A; Impresa Individuale MORICI Francesco; Impresa Individuale MORICI Vincenzo.Il provvedimento è stato emesso dal Presidente del Tribunale di Trapani, su Proposta del Questore, a conclusione delle analisi condotte dalla Divisione Anticrimine, sulle acquisizioni della polizia giudiziaria, a partire dal 2001. L’esecuzione del sequestro sarebbe legata al procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore del Pdl Antonio D’Alì, che si sta svolgendo dinanzi al gup di Palermo.

Francesco e Vincenzo Morici, secondo le risultanze investigative, apparterrebbero ad un gruppo di imprenditori che “Cosa Nostra” ha utilizzato, prima per volontà del capo mafia VincenzoVirga e, dopo il suo arresto, del reggente pro tempore Francesco Pace, su mandato del rappresentante provinciale Matteo Messina Denaro, per esercitare, nel corso di oltre un decennio, il controllo occulto dei più importanti incanti pubblici, con il condizionamento sia nelle fasi di aggiudicazione di appalti, che nella esecuzione delle opere e delle forniture.

I Morici avrebbero effettuato lavori, attraverso una rete di imprese – le più importanti costituite a Roma – “con metodologie e materiali non conformi, tali da alterare la stabilità delle opere nel tempo”, come si legge nella nota stampa diramata da Polizia e Guardia di Finanza. In occasione della “Louis Vuitton Cup – Act 8 – 9”, il gruppo imprenditoriale dei Morici si sarebbe accordato con Cosa Nostra per aggiudicarsi le opere e le commesse più consistenti della gara relativa ai lavori di strutturazione del porto di Trapani: completamento dei moli foranei e realizzazione delle banchine a ponente dello sporgente Ronciglio con un importo a base d’asta di oltre 46 milioni di euro. Stamane poliziotti e finanzieri hanno messo i sigilli alle banchine già realizzate, nella parte ovest del porto, in attesa dell’insediamento dell’amministratore giudiziario nominato dal tribunale, che deciderà sul proseguimento dei lavori che erano ripresi dopo tre anni di stop.

Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni rese dai vari indagati, sarebbe emersa l’esistenza di intese tra il capomafia di Trapani Francesco Pace, il senatore D’Alì ed imprese partecipanti, per favorire i Morici nell’aggiudicazione. In particolare, in un’intercettazione tra Francesco Morici e Tommaso Coppola (quest’ultimo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), Morici spiegava di essere in attesa degli sviluppi di una promessa fattagli dal senatore D’Alì. Per gli inquirenti, “il potere di infiltrazione dei Morici, nella gestione delle opere pubbliche, emerge anche dalle acquisizioni investigative relative alla frode nelle pubbliche forniture per l’appalto di riqualificazione della litoranea Nord di Trapani”. Grazie alle videoriprese effettuate anche attraverso delle squadre di sommozzatori, la polizia ha riscontrato diverse irregolarità nell’esecuzione dei lavori, in violazione del capitolato d’appalto: per risparmiare, i Morici non hanno attuato le procedure tecniche indicate, e, a causa di infiltrazioni di acqua, recentemente la litoranea ha ceduto e sulla strada si è aperta una voragine. La Procura di Trapani ha già aperto un’inchiesta.

Tra i beni sottoposti a sequestro a Trapani, Roma, Milano Gorizia, Pordenone – oltre agli interi complessi aziendali delle cinque società intestate ai due Morici – altre nove partecipazioni societarie, 142 immobili tra case, terreni, ville, 37 beni mobili registrati tra cui automobili e barche a vela, e 36 tra conti correnti e rapporti bancari.

Con lo stesso decreto il Tribunale di Trapani ha altresì ordinato, per sei mesi, la sospensione degli organi amministrativi di sette società, disponendone l’amministrazione giudiziaria:

TRAPANI INFRASTRUTTURE PORTUALI S.C.A.R.L. con sede a Roma, via Carlo Zucchi nr. 25, presso la “Soc. Italiana Dragaggi S.p.A.”; LITORANEA NORD S.C.A.R.L.; LA FUNIVIA S.C.A.R.L.; SPERONE S.C.A.R.L.; TORRE ASCENSORI S.C.A.R.L.; EUMEDE S.R.L. con sede in Roma, Largo Gaetano La Loggia nr. 33.