Saguto, depositate motivazioni sentenza in appello. “Spasmodica ricerca di alto tenore di vita”

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Uno “spasmodico desiderio di assicurare alla propria famiglia un tenore di vita più elevato delle proprie possibilità”: questo è quanto riportato nelle motivazioni della sentenza depositata ieri dalla Corte d’appello di Caltanissetta nel processo che ha condannato l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto a 8 anni e 6 mesi di reclusione per concussione, corruzione e abuso d’ufficio.

Il processo sul cosiddetto “sistema Saguto”, concluso lo scorso anno, aveva fatto luce su un accordo corruttivo tra l’ex presidente della sezione misure di prevenzione e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, conosciuto come il “re” degli amministratori giudiziari. Da quanto emerso nel processo, l’imputata avrebbe gestito, in cambio di denaro e favori, le nomine degli amministratori giudiziari dei patrimoni sequestrati e confiscati alla mafia. Motivi per il quale era stata radiata, nel corso del processo, dalla magistratura dal Csm.

Cappellano, anche quest’ultimo condannato a 7 anni e 6 mesi, “prescindeva – si legge nelle motivazioni in sentenza – da ogni valutazione circa la convenienza e l’opportunità per la realizzazione dei propri fini della procedura e si inseriva, invece, nell’ambito del rapporto di scambio di utilità intercorso tra il magistrato ed il professionista”.

Dalle intercettazioni telefoniche era emerso che fosse la stessa Saguto a chiedere ed ottenere dall’avvocato fascicoli e documenti che, secondo i giudici, altro non erano se non “provviste economiche” divenute sempre più pressanti a causa dell’elevato stile di vita della famiglia Saguto i cui conti andavano in sofferenza, facendola precipitare in una “crisi finanziaria avente tratti estremi”.

Coinvolti nella trama delittuosa anche il marito e il figlio dell’ex presidente: il primo, l’ingegnere Lorenzo Caramma, secondo gli inquirenti, avrebbe instaurato rapporti di scambi di interessi con l’avvocato Seminara e per questo condannato a 6 anni e due mesi. Il figlio, Emanuele, avrebbe, invece, avrebbe ricevuto aiuti nel completamento del suo corso di studi, dal professore Carmelo Provenzano e per questo condannato a 4 mesi.