Rivolta al carcere “Cerulli” di Trapani nel 2020, da lunedì 39 detenuti a processo

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Sono 39 i detenuti rinviati a giudizio dal Tribunale di Trapani all’udienza preliminare del prossimo lunedì 12 dicembre per i reati di devastazione, saccheggio e resistenza a pubblico ufficiale. Di questi, due risultano irreperibili e sedici sono, nel frattempo, tornati liberi. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile in sinergia con Nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria e coordinate dal sostituto procuratore Francesca Urbani, riguardano fatti risalenti alla rivolta del 10 marzo 2020, all’interno della casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani e legata alle restrizioni imposte nel periodo più vivo del Covid19. Tra gli indagati, i trapanesi Alberto Cangemi, Roberto Cordaro, Antonino Di Salvo, Luca Fiorino, Andrea Guarnotta, e Sergio Manzo. Ed ancora, i mazaresi Emir Ben Thameur, Alessio D’Agostino, Damiano Guccione, Ramzi Njim e Vincenzo Piazzese. Insieme a loro, anche il partinicese Gaspare Di Benedetto e Leonardo Saluzzo di Castelvetrano.

Ad azionare la mobilitazione, il paventato rischio di un possibile contagio pandemico insieme ad alcuni divieti negati ai detenuti: tra questi, la concessione di permessi premio ai colloqui con i familiari. Circostanza questa che condusse all’azionamento di un piano di evasione “quasi” perfetto: un gruppo di detenuti, infatti, riuscì a raggiungere il tetto del carcere trapanese mentre, all’interno della struttura, altri compagni reclusi devastavano il padiglione “Mediterraneo”: oltre 250.000 euro l’importo dei danni arrecati all’interno del padiglione. Un vero e proprio assalto all’immobile rimasto per diverse ore in balìa dei rivoltosi ed accerchiato, al contempo, da un numeroso schieramento delle forze dell’ordine e da un elicottero che, per diverse ore, monitorava la situazione dell’alto.

Durante lo scontro, alcuni agenti della polizia penitenziaria restarono feriti e sette di loro sono stati individuati dalla Procura quali parti offese. “La relazione della Commissione ispettiva, dichiara Gioacchino Veneziano, Segretario regionale ULPA Sicilia –  incaricata di far luce sulle rivolte nelle carceri del 2020 e sui comportamenti adottati dagli operatori per ristabilire ordine e sicurezza, ha certificato la correttezza, il coraggio e l’abnegazione dimostrata dalla Polizia Penitenziaria in occasione di quell’episodio”. Una rivolta che ha voluto creare un pretestuoso disordine, aggiunge Veneziano: l’amministrazione penitenziaria, infatti, aveva già attivato i servizi di video chiamata per assicurare ai detenuti il contatto con i familiari anche in tempo di Covid”.