Quella ‘poltrona maledetta’. Guai giudiziari per gli ultimi tre sindaci di Calatafimi

0
100
da sinistra Ferrara, Sciortino e Accardo

Uno strano destino, una vera e propria malasorte.Una ‘poltrona maledetta’ che accomuna i sindaci di Calatafimi, almeno gli ultimi tre. Nicolò Ferrara, Vito Sciortino e l’attuale Antonino Accardo sono stati raggiunti, talvolta anche travolti, da guai giudiziari più o meno pesanti. La maledizione di quella poltrona cominciò nel febbraio
del 2014 quando l’allora sindaco Nicolò Ferrara venne arrestato per
corruzione, per avere intascato una mazzetta da 3.000 euro, e poi condannato. Per lui dalla Corte dei Conti venne anche valutato il danno di immagine arrecato alla città. La sua sindacatura, cominciata nel 2012, si fermò proprio lì.

Il nome dell’ex-sindaco è rispuntato recentemente in un’altra inchiesta, l’operazione antimafia ‘Phimes’ con la quale i carabinieri hanno fatto luce sul monopolio dei parcheggio presso l’area archeologica di Segesta. Secondo l’accusa la società che gestiva il parking, effettivamente nella disponibilità dell’arrestato Francesco Isca, risultava invece intestata proprio al figlio dell’ex primo cittadino.

Guai giudiziari anche per il successore di Ferrara, Vito Sciortino, funzionario di banca in pensione, e sempre per la vicenda venuta
a gala con l’operazione ‘Phimes’. L’ex sindaco, oggi 64 anni, è sotto processo per falso e abuso d’ufficio, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Daniela Troja. Non c’è due senza tre e l’attuale capo della giunta calatafmese, Antonio Accardo, in carica da poco più di un anno e mezzo e avversario, alle amministrative dello scorso anno, anche di Sciortino.

Nino Accardo è finito in un’altra recentissima inchiesta giudiziaria, l’operazione antimafia “Ruina”. E’ accusato di corruzione elettorale con l’aggravante di avere agevolato l’organizzazione mafiosa. Ad inguaiarlo, per una compravendita di voti al prezzo di 50 euro
ciascuno, una denuncia di un abitante di zona Sasi. Poi anche un paio di intercettazioni in una delle quali, del primo giugno 2019, due degli arrestati dicevano di essere felici per la presenza nell’assetto amministrativo di “Nino”, ritenuto “a portata di mano”. Nino sarebbe l’attuale sindaco.

Il sindaco Accardo, che oltre all’avviso di garanzia ha ricevuto dalla
procura anche l’invito per un interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Insomma, alla luce delle spinose e pesanti storie riguardanti gli ultimi tre sindaci, potrebbe diventare un’impresa sisifica, forse del tutto impossibile, reperire qualcuno che voglia
ancora candidarsi a primo cittadino di Calatafimi per ottenere il posto proprio su quella ‘maledetta poltrona’.