Bancarotta, sequestro da un milione a famiglia Impellizzeri. Ne avrebbero distratti oltre sei

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Bancarotta fraudolenta patrimoniale, preferenziale e documentale. Per questi reati, a conclusione delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, la Guardi di Finanza ha sequestrato ad Alcamo, in via preventiva, 5 immobili del valore di oltre un milione di euro, a tre imprenditori, componenti dello stesso nucleo familiare, soci e amministratori di due imprese, la Agricoleasing e la Bizar Line. Si tratta del settantareenne Giuseppe Impellizzeri, della figlia Loredana di 49 anni e del genero, marito di quest’ultima, Carlo Cammisa, cinquantatreenne. I tre, secondo l’accusa, dagli attivi fallimentari delle due società avrebbero distratto oltre cinque milioni e mezzo di euro dalle casse sociali; 4 fabbricati e 1 terreno per un valore di circa 1.200.000 euro; 3 veicoli, arredi, macchinari e attrezzature per un ammontare di oltre 100.000 euro.

Le indagini hanno riguardato le due società dichiarate fallite dal tribunale fra novembre 2016 e maggio 2017. La prima, l’Agricoleasing Srl, che aveva sede in viale Italia, operante nel settore finanziario per oltre 20 anni con finanziamenti a privati ed imprenditori, mediante erogazione di prestiti, anticipo di fatture attive e concessione di fidi, mentre la seconda, Bizar Line era attiva nel settore industriale, nella produzione di metalli, in via per Pietralonga.

Le attività degli investigatori, supportate dall’esame analitico delle scritture contabili e della documentazione bancaria, sono state portate avanti con intercettazioni telefoniche e ambientali ma anche grazie alle informazioni assunte da 100 risparmiatori. I finanzieri hanno così potuto rilevare, per i componenti della governance delle due società, la sussistenza dei reati di bancarotta. Ali imprenditori alcamesi sono state inoltre contestate ulteriori ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di circa 270.000 euro.

L’Agricoleasing, per mantenere la propria liquidità, è ricorsa in modo sistematico all’anticipazione di ricevute bancarie concesse da diversi istituti di credito. Le elevate somme raccolte, piuttosto che essere utilizzate nell’ambito dell’attività finanziaria normalmente svolta, venivano distratte nel tempo dagli indagati, attraverso semplici escamotage consistenti, soprattutto, nel mancato versamento sui conti della società delle somme ricevute dai risparmiatori per la sottoscrizione dei certificati obbligazionari oppure mediante l’annotazione in contabilità di fittizi contratti di “finanziamento” intestati a terzi che sono poi risultati essere del tutto ignari. Nella società Bizar Line Srl, invece, il principale dei tre indagati  ha distratto più di un milione di euro dalle casse sociali destinandoli all’acquisto di macchinari di proprietà di una cantina vinicola, già dichiarata fallita nel 2012. Operazione di acquisto che però non si è poi concretizzata.

La mala gestio delle due imprese si è tradotta altresì in un’attività di distrazione dei beni altrimenti destinati ai futuri creditori. Il fallimento delle due società di capitali ha determinato indubbi effetti negativi in una realtà, quella di Alcamo, in cui tanta gente (piccoli imprenditori agricoli, impiegati e pensionati) ha visto polverizzare i risparmi di una vita, frutto del faticoso lavoro quotidiano.