Procura di Palermo chiede 10 anni e 8 mesi per Vito Nicastri

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In appello Vito Nicastri, giugno di due anni fa, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno e condannato solo per l’intestazione fittizia a 4 anni e 3 mesi. La Cassazione, però, annullò con rinvio la sentenza e dispose il nuovo processo di appello che è in corso.

Ieri la procura generale di Palermo ha chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni dell’imprenditore trapanese Vito Nicastri, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, e 12 anni per Melchiorre Leone, accusato di estorsione aggravata.

Soprannominato il re dell’eolico per i suoi investimenti nelle energie rinnovabili, Nicastri era stato condannato dal gup, in abbreviato, a 9 anni di carcere al termine di una inchiesta coordinata dal pm della Dda Gianluca De Leo. La sentenza venne ribaltata in appello e l’imprenditore fu assolto dall’accusa di concorso esterno e condannato solo per l’intestazione fittizia a 4 anni e 3 mesi. La Cassazione, però, annullò, come dicevamo,  con rinvio la sentenza e dispose il nuovo processo di appello che è in corso.

A Nicastri venne sequestrato un patrimonio, valutato dagli inquirenti, di un miliardo e 300 milioni e secondo gli inquirenti sarebbe stato legato a Matteo Messina Denaro, il boss sanguinario catturato lo scorso gennaio dopo ben 30 anni di latitanza molta della quale trascorsa a Campobello di Mazara. Di recente il Comune di Alcamo ha messo in moto l iniziative per realizzare un  centro per minori nell’immobile confiscato a Vito Nicastri che si trova nella via Federico II di Alcamo.

Venne sequestrato mentre erano in corso i lavori per quella che doveva diventare una abitazione di lusso per il  “Re dell’eolico”, ex elettricista che era riuscito a diventare padrone di un impero grazie alle attività legate all’energia.  Il nome di Nicastri emerse anche nell’ambito di una inchiesta che coinvolse il suo socio, il faccendiere ex consulente della Lega, Francesco Paolo Arata, indagato per corruzione.

L’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo, svelò un giro di mazzette alla Regione Siciliana finalizzate ad agevolazioni nelle pratiche relative agli investimenti nelle energie rinnovabili. Per questa procedimento Nicastri ha patteggiato una condanna a 2 anni e 8 mesi.