Processo d’appello ‘Cutrara’, cambio collegio giudicante. Nuovamente arringhe

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Il presidente del collegio giudicante è stato trasferito ad altro incarico e si allungano ancora i tempi per la sentenza d’appello del processo ‘Cutrara’. Alla sbarra tre castellammaresi che avevano scelto il rito ordinario. Ricompsto da zero il collegio giudicante, il procuratore generale ha tenuto questa mattina la sua nuova requisitoria. Ribadite le tesi dell’accusa e chiesta la conferma delle condanne di primo grado: 24anni anni per Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, ritenuto il capo della mafia castellammarese; Antonio Rosario Di Stefano a tre anni e Salvatore Labita a un anno e dieci mesi. L’udienza è stata rinviata al 23 maggio prossimo e bisognerà ripetere, ancora una vola, la fase cruciale del processo. Da rifare infattti le discussioni degli avvicati delle parti civili e quelle dei legali difensori degli imputati. Le parti civili ammesse avevano ottentuo in primo grado risarcimenti di diversa entità: 3000 euro ciascuno per l’Associazione antiracket ed antiusura Trapani, Codici Sicilia, associazione Castello Libero, Associazione nazionale Antonino Caponnetto; mille euro invece per il comune di Castellammare del Golfo. Un paio di udienze almeno, forse tre, per arrivare a quella sentenza di appello che continua a slittare.  Domingo, Di Stefano e Labita vennero condannati in primo grado il 13 dicembre del 2022 daalla sezione penale del tribunale di Trapani presieduto da Enzo Agate

che aveva alleggerito le richieste del pubblico ministero Francesca Dessì. L’accusa aveva anche chiesto 3 anni di carcere così come per i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo che invece vennero assolti con formula piena. L’operazione antimafia Cutrara che il 17 giugno del 2020 si concluse con numerosi arresti e con il coinvolgimento complessivo di 21 indagati, molti dei quali giudicati con il rito abbreviato, scaturì da un inchiesta condotta dai carabinieri tra il 2016 e il 2019 per far luce sul ruolo di Ciccio ‘Tempesta’  tornato in libertà dopo alcuni anni di detenzione. Domingo, secondo l’accusa, grazie al potere conquistato in carcere, cominciò a guidare la famiglia mafiosa castellammarese avvalendosi anche del sostegno e della protezione di Cosa Nostra Italo- americana, in particolare della famiglia Bonanno.