Poliziotto alcamese accusato di violenza. In aula compagna di scuola della figlia e vicina di casa

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Ha ripreso il via, al tribunale di Trapani, il processo contro il poliziotto alcamese di 62 anni, accusato di violenza sessuale ai danni della figlia e di maltrattamenti in famiglia. La difesa dell’imputato ha fatto deporre in aula due testi: una compagna di scuola della ragazza vittima degli abusi e una vicina di casa. L’udienza non è andata per le lunghe ed è stata quindi rinviata al 6 novembre prossimo per sentire altri testi. Sotto processo c’è anche la moglie del poliziotto accusata soltanto di maltrattamenti in famiglia mentre è decaduta l’accusa, ben più grave, di estorsione nei confronti della figlia e del fratello. In aula finora erano stati sentiti anche alcuni consulenti, da quello che ha sbobinato le intercettazioni telefoniche tra padre e figlia, a gli psicologi che hanno assistito all’esame della vittima. La sentenza potrebbe arrivare entro la fine dell’anno.

L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. L’uomo, da allora, si trova in carcere nonostante i ricorsi presentati dal suo avvocato, Mario Vitiello. La turpe storia venne fuori dopo la denuncia presentata dalla figlia adottiva ai carabinieri di Balestrate. Qualche giorno dopo, al termine di un’indagine lampo, arrivò l’arresto dell’agente di polizia che era in servizio al commissariato di Alcamo. Le vicende raccontate dalla ragazza sarebbero cominciate addirittura più di dieci anni prima, quando, ancora minorenne, era entrata a far parte di quella famiglia. Dal racconto della giovane vennero anche fuori numerosi malumori familiari, invide e gelosie nei confronti soprattutto dei figli naturali della coppia. La ragazza aveva raccontato in quella denuncia di palpeggiamenti, inviti espliciti ad appartarsi per consumare rapporti sessuali, frasi volgari in un ampio arco di tempo. Accuse confermate poi in aula, durante il processo, dalla ragazza che adesso ha 25 anni. Ad inchiodare il padre, secondo la procura, alcune lunghe ed esplicite chat su WhatsApp. Ai tantissimi messaggi espliciti inviati nella chat dal padre alla figlia, quest’ultima non avrebbe mai risposto. Dopo un bel po’ di tempo arrivò la decisione di presentare denuncia alla caserma dei carabinieri di Balestrate.