Partinico-Caso Maniaci, consiglio aperto: il sindaco “resiste” agli attacchi

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“I miei familiari hanno subito intimidazioni dalla famiglia mafiosa dei Vitale e non ho mai detto nulla perché non cerco pubblicità. Ho sempre agito sul solco della legalità e non devo giustificare nulla a nessuno, sono stanco di subire continue campagne denigratorie e infamanti da parte dei media. Il sottoscritto in passato ha sempre denunciato chi ha leso la mia immagine. Su di me nessuna indagine”. Ieri durante il consiglio comunale straordinario c’è stata una difesa a spada tratta del sindaco Salvo Lo Biundo, coinvolto con l’assessore Gianlivio Provenzano nell’indagine che ha travolto il giornalista di Tele Jato Pino Maniaci accusato di avere estorto soldi e posti di lavoro agli stessi amministratori del Comune partinicese e della vicina Borgetto in cambio di un ammorbidimento della sua linea editoriale. Il Pd, partito a cui appartengono sindaco e assessore, si interroga e si “squarcia” in queste ore tra chi condanna l’operato dei due amministratori e chi invece li assolve. Si va addirittura ventilando una presunta sospensione dal partito, categoricamente smentita però dalla segreteria regionale, mentre da più parti si chiede la testa della segretaria cittadina dei Democratici Franca Sicula: “Non c’è nessun elemento per attivare alcuna procedura di sospensione – evidenzia il responsabile della comunicazione della segreteria regionale del Pd, Antonio Rubino – in quanto non sono stati violati né dal sindaco, né dall’assessore il codice etico, lo statuto e la carta dei valori del Pd. Le dimissioni della segretaria chieste da parte dei Giovani democratici? Nessun provvedimento, ognuno è libero di esprimere la propria opinione”. Durissimo il confronto in consiglio rispetto alla questione che il sindaco e l’assessore avrebbero ceduto ai ricatti di Pino Maniaci, il quale avrebbe imposto il reclutamento della propria amante al servizio civico e poi, dopo la scadenza del contratto, sempre la maggioranza si sarebbe autotassata per far lavorare in nero per altri tre mesi la donna nell’effettuare le pulizie all’interno del municipio. Non sono mancati i momenti di tensione tra applausi di contestazione al primo cittadino e striscioni in cui si sollecitava Lo Biundo a dimettersi: “Se è riuscito un giornalista con un microfono ad imporre il suo volere in questo Comune – sottolinea il consigliere Gianluca Ricupati – non oso immaginare cosa i mafiosi avrebbero o hanno potuto fare. Il minimo che il sindaco possa fare è dimettersi e chiedere scusa alla città”. La maggioranza ha fatto da diga buttandola invece sul versante prettamente giudiziario e sgombrando il campo da possibili divisioni all’interno del Pd partinicese: “Il Pd di Partinico è unito nel sostenere il sindaco perché non ha alcun avviso di garanzia e non emergono fatti rilevanti, la vicenda è stata spostata solo in caciara politica” ha replicato il capogruppo dei Democratici in consiglio Aldo Lo Iacono.