Paolo Ruggirello va condannato anche per mafia. DDA propone appello a sentenza ‘Scrigno’

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L’ex deputato regionale del PD, Paolo Ruggirello, deve essere condannato anche per associazione mafiosa. Lo ritiene dal DDA di Palermo che ha proposto appello alla sentenza di primo grado dell’operazione ‘Scrigno’ pronunciata dal tribunale di Trapani. Ruggirello, il 12 aprile scorso, venne infatti condannato a 12 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. L’accusa, invece, aveva chiesto 20 anni per il reato di associazione mafiosa. e quindi la DDA è ritornata alla carica proponendo appello.

La stessa direzione distrettuale antimafia ha anche presentato appello contro le sentenze di condanne, pronunciate sempre nell’ambito del processo scaturito dall’operazione ‘Scrigno’, contro Vito Mannina, ex consigliere provinciale ed Alessandro Manuguerra, già consigliere comunale di Erice. Mannina e Manuguerra vennero condannati rispettivamente a un anno e otto mesi e ad un anno per corruzione elettorale. La Dda, invece, aveva chiesto e trona a chiedere la condanna per voto di scambio.

La procura distrettuale nell’appello contesta a Paolo Ruggirello la vicinanza “ad ambienti mafiosi” che vedevano in lui “una figura di riferimento a cui porgere istanze e richieste e per il quale, pertanto, appariva conveniente assicurare sostegno elettorale nelle varie competizioni elettorali che lo vedevano candidato”. In particolare l’accusa aveva sostenuto che “Filippo Coppola, storico mafioso trapanese, aveva ricevuto dal fratello Girolamo la richiesta di reperire voti, all’interno del carcere, in favore di Ruggirello per le e elezioni amministrative del 2009. Anche il mafioso e massone Michele Accomando aveva svolto una capillare attività di reperimento voti in favore di Ruggirello nel territorio di Mazara del Vallo, e il politico – sempre secondo la procura della DDA – si era dimostrato disponibile a favorire gli affari del gruppo mafioso di appartenenza di Accomando”.

Sempre nell’ottica del sostegno ricevuto da ambienti mafiosi “va letto – secondo gli inquirenti – quanto accaduto per le elezioni regionali del 2012, in particolare l’appoggio fornito da Calogero Giambalvo, nipote di Vincenzo La Cascia, storico uomo d’onore della famiglia campobellese; sostegno ricambiato con la promessa di Ruggirello di un proprio influente intervento per l’apertura di un’attività commerciale all’interno del parco archeologico di Selinunte in favore proprio di Giambalvo”. Quest’ultimo, dopo 13 mesi di carcere subiti nell’ambito dell’operazione antimafia ‘Eden 2’, è stato assolto con sentenza divenuta definitiva in Cassazione.