Operazione “Cala”, avvocati e imprenditori del trapanese in cella

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C’è una grossa fetta dell’economia imprenditoriale trapanese che ha messo lo zampino dietro la megatruffa alle agenzie internazionali. Ad essere stato scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Palermo un oleato marchingegno dedito al riciclaggio, truffe, accesso abusivo a sistemi informatici o telematici e furti. Per 27 persone, tra cui 7 della provincia trapanese, è scattato l’arresto. L’indagine è nata quasi per caso, due anni fa, durante un’intercettazione fra alcuni mafiosi che facevano riferimento a un professionista. Le verifiche dei carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinate dal sostituto procuratore Geri Ferrara, hanno portato a sviluppi inaspettati: è emersa a Palermo l’esistenza di una vera e propria agenzia delle truffe internazionali. A guidarla, era un gruppo di professionisti della cosiddetta città bene, che avevano preso di mira importanti istituti di credito e società finanziarie. In manette, avvocati, commercialisti e imprenditori che gravitavano attorno ad otto società, di cui due del trapanese. I carabinieri hanno arrestato tra questi un ex agente della polizia di Stato: si tratta di Francesco Ilari, 54 anni, di Custonaci, agente di polizia in pensione, accusato di aver violato il sistema informatico del ministero dell’Interno. L’operazione ha portato alla confisca di beni per 10 milioni di euro: i sigilli hanno anche riguardato la sede di Calatafimi della cooperativa agricola “Cantina sociale le due palme”, la “Mediterranea Contract s.r.l.” di Marsala, e la Mediterranea Soc Coop arl con sede legale e operativa a Partinico. Oltre all’ex agente di polizia gli altri trapanesi arrestati sono l’avvocato Antonio Atria di Castelvetrano, 48 anni, il consulente del lavoro Gioacchino Balistreri di Marsala, 66 anni, gli imprenditori Antonio Alagna, 50 anni marsalese, e Giovanni Pirrone, 41 anni di Castelvetrano, e i commercianti marsalesi Francesco Sances e Matteo Licari, rispettivamente di 47 e 57 anni. La indagini hanno messo in evidenza sostanzialmente un sodalizio che ha cercato insistentemente di truffare il Monte dei Paschi di Siena attraverso la stipula di false polizze fidejussorie, la rapina di quasi due miliardi di lire consumata il 2 maggio 1995 a Messina, in danno di una filiale del Monte dei Paschi di Siena, l’utilizzo di società finanziarie e dell’Inps attraverso fittizie “cessioni del quinto dello stipendio” e indebite riscossioni di “indennità di disoccupazione” e anche cercando di accedere abusivamente al sistema informatico e telematico del ministero dell’Interno nel tentativo di sottrazione di ingenti somme di denaro attraverso il furto di documentazione cartacea ed informatica da utilizzare per la commissione del reato. In quest’ultimo caso il tentativo, poi fallito, fu portato avanti dall’ex agente di Custonaci. In particolare l’imprenditore Perrone, in passato indagato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione denominata “Golem II”, con l’aiuto dell’avvocato Atria, avrebbe tentato di immettere fraudolentemente sul mercato valuta estera fuori corso (1 milione e mezzo di marchi) e certificati di deposito in dollari americani (8 milioni) attraverso la loro vendita ad un prezzo inferiore rispetto al valore di cambio.

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