“Iuventa”, errori della Procura. Processo sospeso a Trapani e riapertura in autunno

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Favoreggiamento dell’immigrazione non autorizzata: questa l’accusa per 17 membri dell’equipaggio della nave ONG “Iuventa”. Le indagini, iniziate dalla procura di Trapani nel settembre 2016, si erano concluse due anni dopo con il sequestro della nave che operava al di fuori delle acque territoriali italiane, come mezzo di primo soccorso, per trasferire i naufraghi su altre mezzi bavali più grandi e sicuri per raggiungere i porti italiani. Operazioni che, secondo la pubblica accusa, sarebbero avvenute in violazione del codice Minniti poiché navi come la Iuventa, in condizioni di mare agitato, avrebbero avuto difficoltà a raggiungere i porti italiani.

Appena ormeggiata nel porto di Lampedusa nell’agosto 2017, la nave umanitaria venne bloccata per un provvedimento di sequestro disposto dalla procura di Trapani per “agevolazione di ingresso di clandestini”. Una vicenda quella della ONG sulla quale molta propaganda fecero, di segno opposto, sia la sinistra italiana che anche Matteo Salvini. Per quest’ultimo la Iuventa avrebbe svolto il ruolo di “taxi del mare”. Successivamente, nell’aprile 2018 la Corte di Cassazione confermò il sequestro della nave rilevando che non erano state dedotte “specifiche questioni circa l’adeguatezza in ordine alla buona fede dell’equipaggio della nave in assenza di una organizzazione che garantisse la completa osservanza delle disposizioni impartite dalle Autorità preposte”.

Dopo sei anni di indagini, il processo è stato adesso sospeso per accertati errori commessi dalla procura della repubblica di Trapani. Secondo l’Autorità Giudicante, infatti, l’accusa non avrebbe informato gli imputati sugli aspetti cruciali del procedimento, violandone così i diritti fondamentali. Per queste ragioni ha rinviato il caso alla Procura per la correzione degli errori. La riapertura del processo è prevista per il prossimo autunno.