Furti e rapine violente in provincia. Carabinieri di Trapani scoprono pericolosa banda (VIDEO)

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Rapine spesso violente e con sequestri di persona, furti ai danni di bancomat. Con queste accuse i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e della Compagnia di Alcamo, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, hanno arrestato quattro persone, (tre in carcere Pio Cappelli, 45 anni, Pietro Tranchida, 25enne, entrambi trapanesi, e Baldassarre Grassa di 52 anni, Salemi,  e uno ai domiciliari, il 37enne Giuseppe Culcasi. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal GIP del Tribunale di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica. Un quinto complice, Antonino La Russa, 43 anni, anche quest’ultimo di Trapani,  è stato sottoposto all’obbligo di dimora. In tutto sono stati otto i denunciati dai Carabinieri di cui uno nel frattempo deceduto per cause accidentali. Le indagini, scattate proprio grazie agli investigatori del NORM dei carabinieri di Alcamo all’indomani di una rapina violenta messa a segno in una villa di Custonaci il 18 dicembre del 2018, si sono concluse nel gennaio 2021 ed hanno visto poi il coinvolgimento anche dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani. Episodi in abitazioni anche cruenti con sequestro di persona delle vittime e uso di sostanze narcotizzanti, che avevano destato un rilevante allarme sociale nel trapanese.

Gli investigatori dell’Arma, mediante l’esame del modus operandi dei colpi perpetrati in provincia, avvalendosi anche di intercettazioni ambientali e telefoniche, e analizzando in maniera certosina numerosi tabulati telefonici, hanno quindi scoperto che la banda si era resa responsabile di 4 furti ai danni di altrettanti sportelli ATM e di 3 efferate rapine in abitazione con sequestro di persona avvenute a Custonaci, Erice Casa Santa e a Trapani nella frazione di Rilievo. L’ammontare di furti e rapine è stato notevole:  denaro e beni per oltre un milione e mezzo di euro. Dall’ascolto delle intercettazioni, i Carabinieri hanno appreso come il gruppo, stabilmente organizzato, fosse dedito alla programmazione a lungo termine dei delitti da compiere: i colpi erano studiati nei minimi particolari con sopralluoghi, pedinamenti delle vittime e anche utilizzo di modernissime apparecchiature elettroniche come videocamere e GPS. Per asportare il contenuto dei bancomat, infine, i rapinatori praticavano alcuni fori sulle pareti di edifici adiacenti e tagliavano poi l’ATM con un flex.