Esproprio terreni ad Alcamo per costruite le palazzine CAPI, niente accordo tra le parti

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Debiti fuori bilancio per vicende che risalgono anche a trenta anni fa. L’ufficio legale lavora in diverse direzioni, prime fra tutte per addivenire ad un accordo per cercare di limitare l’alleggerimento della casse comunali. Ma in qualche occasione il Comune si vede sbattere la porta in faccia quando si cerca una transazione. Infatti è stata respinta al mittente la richiesta da parte del Comune che ha offerto 750 mila euro per risolvere un contenzioso, che risale alla fine degli anni ’80 quando vennero realizzate, in contrada Tre Santi, dodici palazzine per un totale di 100 appartamenti.

Il Comune, con sentenza definitiva, è stato condannato a pagare tre milioni di euro alla proprietaria del terreno che fu espropriato. Gli avvocati Davide Bambina di Alcamo e Maika Giacalone di Castelvetrano, che assistono la proprietaria, hanno anche diffidato il Comune a riaspettare la sentenza di condanna del Cga e hanno annunciato ulteriori azioni legali col il giudizio ordinario che si terrà davanti ai giudici della Corte d’Appello di Palermo. Il Cga ha calcolato la somma del risarcimento a partire dal primo febbraio 1998. In pratica da quando la donna ha ereditato quell’area di contrada Tre Santi e non dal 1983. La giustizia amministrativa di secondo grado ha anche stabilito che, in alternativa, la 45enne alcamese può riottenere dal Comune di Alcamo il suo terreno ma in questo caso dovrebbero essere demolite le palazzine tutte abitate. Una soluzione improponibile. La vertenza nasce dopo il decreto dell’assessore regionale Lavori pubblici del 9 febbraio 1976, che aveva autorizzato la cooperativa edilizia a procedere – in nome e per conto del Comune di Alcamo – all’espropriazione necessaria alla costruzione di cento alloggi. Ma nessuno si prese la briga di adottare il provvedimento di esproprio del terreno. Così la 45enne alcamese dovrà ricevere il maxi-ristoro.