Erogazione in tilt ad Alcamo. Acqua e la storia della coperta troppo corta

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E’ la storia della coperta troppo corta. Da qualsiasi lato la tiri qualcosa rimane sempre scoperto. La storia della coperta troppo corta metafora delle forniture di acqua ad Alcamo, da sempre alle prese con disagi per la mancanza del prezioso liquido che spesso fa girare a vuoto i motorini e dai rubinetti esce solo aria- Sta succedendo anche in queste giornate infernali. E’ successo decine di volte nel passato recente e lontano. Passato lontano, grazie al prefetto Cesare Mori, il prefetto di ferro, in tre anni, alla fine degli anni trenta, venne completata la conduttura di 22 chilometri, che consentì di disporre dell’acqua delle sorgenti del monte Jato.

Scrive lo storico Roberto Calia, nel suo libro Alcamo dalle origini ai nostri giorni, che la città festeggiò nel vedere l’acqua uscire dai rubinetti delle fontanelle. Allora l’acqua corrente in casa era un miraggio. E spesso anche in tempi di tecnologia avanzata, Internet e altre diavolerie, la fornitura va in tilt per come sta accadendo in questi giorni di inferno dantesco per il grande caldo. E con il caldo andrà sempre peggio a causa dei cambiamenti climatici. E andrà peggio perché piove poco. Invasi e sorgenti sono a secco. Migrazioni bibliche da paesi africani per la siccità. Insomma la situazione va peggiorando di anno in anno. La storia alcamese della coperta toppo corta.

Carenza di acqua e forniture in aumento. Oltre 3 mila le nuove utenze negli ultimi venti anni a causa dell’espansione urbanistica. E in questi giorni il Comune di Alcamo è venuto in soccorso agli alcamesi che abitano nelle contrade dove l’Eas, un vero carrozzone, non dà più acqua. Risultato aumentano le richieste di acqua mentre cala la portata. Se a ciò aggiungiamo le periodiche rotture nelle condutture, la frittata è fatta, sotto forma di disagi e poteste degli alcamesi. Al Bottino a rifornirsi. Chi può acquista l’acqua tramite autobotti private. Insomma disagi su disagi. Intanto gli operai di Siciliacque sono al lavoro per riparare sei falle. Da questa società arriva circa 50 litri al secondo di acqua al prezzo di 69 centesimi più Iva al metro cubo.

Prezzo ritenuto elevato, ma il dibattito all’Assemblea regionale non ha dato alcuni risultato. Con spirito di abnegazione lavorano quei pochi impiegati comunali dell’acquedotto. E spesso non trovano i giusti riconoscimenti dai signori seduti sulle poltrone del Palazzo di città. Leggasi politici. Pagare e sorridere questa è la triste storia dell’acqua ad Alcamo dove si subisce in silenzio mentre in altre città la gente sarebbe davanti ai municipi a protestare civilmente. Indifferenza ai problemi. Qualche esternazione di protesta espressa ai giornalisti. E basta. La stessa cosa succede da anni con i tagli all’ospedale.