Dissequestrati beni della famiglia Geraci di Castelvetrano. Gioiellieri ritenuti vicini a Riina

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Avevano rubato oro fuso per creare nuovi gioielli, ma non solo per questo la famiglia Geraci, composta dal marito Tommaso, oggi 68enne, la moglie Maria Lucrezia Roccafiorita, di 63 anni, e i figli Antonino e Irene, risultava tra i tredici indagati nell’operazione Fort Knox del 2019. Salvatore Geraci, padre di Tommaso, era colui che custodiva i gioielli di Totò Riina, boss di Cosa Nostra morto a novembre del 2017. Le indagini sulla famiglia di gioiellieri castelvetranesi vertevano sulle accuse di riciclaggio, appropriazione indebita e false fatturazioni per un ammontare  complessivo di 675 mila euro finalizzato all’evasione fiscale. A circa quattro anni da quelle indagini, però, il tribunale di Marsala ha assolto l’intera famiglia. L’operazione, effettuata dalla guardia di finanza, aveva portato agli arresti domiciliari di Tommaso Geraci e del figlio Antonino, destinatari anche di un sequestro di beni, tra cui una villa in cui la famiglia dimorava a Castelvetrano, una barca, automobili di lusso e la loro società, la GIA s.r.l., ai tempi operante nel settore della gioielleria. L’indagine aveva, inoltre, dimostrato un consolidato sistema di riciclaggio di denaro. L’ammontare delle fatture “fantasma”, inesistenti, era stato sottratto dalle casse della società GIA. I beni sequestrati sono adesso ritornati nella disponibilità dei Geraci. A deciderlo è stato il tribunale lilibetano che ha così annullato sia le misure personali nei confronti della famiglia di gioiellieri contenute nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, (un sequestro di beni del valore di un milione duecentomila euro) che il decreto riguardante la società GIA s.r.l. degli stessi Geraci.