Diffamazione e ‘minacce hard’, accuse ridotte. Per ex manager solo 1.000 euro di ammenda

0
117

Erano ben sette i capi di accusa in fase di indagini preliminari, alcuni anche abbastanza gravi (diffamazione, estorsione, minacce, stalking), ma alla fine l’ex manager di un’agenzia alcamese, di una banca di ultima generazione, è andato sotto processo soltanto per diffamazione e minaccia di divulgazione di video porno che vedevano protagoniste, oltre al 51enne alcamese, anche due sue colleghe. Il processo è partito dalla denuncia sottoscritta nel 2017 dalle due donne di 40 e 41 anni, entrambe sposate, che nel loro esposto avevano parlato di rapporti sessuali, mai avuti con il loro capo, nella denuncia e poi anche in aula durante il processo mai sono venute fuori le molestie sessuali.

Da questa vicenda che, per anni, ha tenuto banco anche in ambito di gossip e che ha portato in tribunale decine di testimoni, è venuta fuori adesso una condanna a soli 1.000 euro di ammenda per diffamazione. Il PM aveva invece chiesto dieci mesi di reclusione. Il 51enne, difeso dall’avvocato palermitano Massimo Motisi, dovrà anche pagare le spese legali e processuali. Le due donne e i familiari, costituitisi parte civili, avevano anche chiesto 50.000 euro da devolvere al movimento religioso di padre Pio. La richiesta non è stata accolta dal tribunale. Dovrà anche pagare le spese legali e processuali.

Le indagini sui fatti, avviate dai carabinieri nel 2017, e gli accertamenti effettuati dalla banca, costrinsero l’uomo, noto anche negli ambienti sportivi, a dimettersi da manager dell’agenzia alcamese. L’alcamese andò quindi a perdere il suo importante portafoglio clienti che aveva posto Alcamo tra le prime agenzie della Sicilia. Un complotto ordito per gelosia? Chissà.

Sta di fatto che alcuni colleghi, sempre nel 2017, firmarono un documento su quanto stava accedendo, accusando il manager, e lo inviarono alla sede centrale di Milano della banca. Tutti sono stati anche chiamati a testimoniare al processo e nessuno ha mai parlato di molestie sessuali. D’altro canto questo reato non è contenuto in alcuna denuncia.  La sentenza emessa ieri dal tribunale di Trapani rappresenta il primo atto di una vicenda destinata a prolungarsi.

Previsti, infatti, i ricorsi in appello e le richieste incrociate di risarcimento danni. L’ex manager, inoltre, deve anche dirimere la questione con l’istituto di credito. Un primo incontro è fissato per il 25 gennaio e le richieste del cinquantunenne alcamese costretto a dimettersi e del suo avvocato non sono assolutamente di poco conto.