Custonaci, usura: scatta confisca per 2,3 mln

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Prestava denaro ad imprenditori del settore marmifero in difficoltà finanziarie, con tassi che in certi casi arrivavano a superare il 120 per cento annuo: era così finito in manette con l’accusa di usura nel febbraio dello scorso anno il 61enne Salvatore Zichichi. Nel corso delle perquisizioni presso la sua abitazione ed il bar “Il Sorriso” che gestiva con i suoi familiari, furono sequestrati denaro in contanti ed assegni bancari per un valore di oltre cinquecentomila euro.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani, dopo averne accertato le responsabilità penali hanno concentrato l’attenzione sull’elevato tenore di vita e l’ingente patrimonio accumulato nel tempo dall’usuraio e dal suo nucleo familiare, rilevando una fortissima sproporzione tra i beni posseduti e i redditi conseguiti e dichiarati negli ultimi 20 anni: a fronte di poche decine di migliaia d’euro di redditi dichiarati, l’usuraio conduceva un tenore di vita di gran lunga al di sopra delle proprie possibilità, risultando proprietario, direttamente o tramite i suoi familiari, di numerosissimi beni mobili e immobili. Già vent’anni fa, nel 1994, Zichichi era stato indagato per la medesima accusa. L’imprenditore aveva allora definito la sua posizione con una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione, beneficiando della sospensione. Dopo i guai giudiziari, l’imprenditore aveva evidentemente deciso di proseguire nell’attività illecita.

Gli accertamenti patrimoniali svolti con pazienza certosina dai finanzieri, hanno consentito di dimostrare che l’ingente patrimonio era direttamente riconducibile alla sua attività di usuraio e pertanto assoggettabile a sequestro/confisca secondo la legislazione vigente.

Il GIP presso il Tribunale di Trapani, ritenendo fondate le argomentazioni fornite dai finanzieri aveva così emesso un decreto di sequestro preventivo su beni per un valore complessivo di oltre 2,3 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti su un intero complesso aziendale a Custonaci comprendente un ristorante/pizzeria, un bar, una sala da ballo e una sala ricevimenti; 30 immobili di cui 17 appezzamenti di terreno, 5 abitazioni, 3 villette e 5 locali a destinazione commerciale, e 2 auto.

Al termine del processo con rito abbreviato, tenutosi lunedì sera l’imprenditore è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, mentre l’enorme patrimonio sequestrato dai finanzieri è stato definitivamente confiscato.

 

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