Corruzione, rito immediato per Damiani e Candela. A giudizio con altri 7

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Davvero sconvolgenti le nuove rivelazioni di Salvatore Manganaro, il faccendiere agrigentino molto vicino a Fabio Damiani, che ha raccontato di una sorta di stipendio fisso all’ex manager dell’ASP di Trapani, da 10.000 euro al mese, per indirizzare le varie gare di appalto. I due, assieme ad altri, sono convolti nell’operazione Sorella Sanità sulla quale si è espresso il presidente aggiunto dei Gup di Palermo, Antonella Consiglio. Accolta la richiesta della Procura di Palermo e disposto il giudizio immediato per i nove imputati.

Nel mirino del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, una serie di gare e di appalti, ai tempi in cui Damiani dirigeva l’apposito ufficio della Regione, (per un importo di oltre 600 milioni) che sarebbero stati truccati e condizionati negli ospedali e nelle strutture sanitarie siciliane. I pm Antoci e Brandini hanno ritenuto che vi fossero prove evidenti nei confronti degli indagati ottenendo l’immediato, rito con cui si salta l’udienza preliminare.

Il giudice ha verificato la sussistenza dei presupposti di legge e ha fissato la prima udienza davanti alla terza sezione del tribunale, per il primo febbraio 2021. Gli imputati possono comunque ancora chiedere il rito abbreviato davanti a un Gup. Il processo riguarderà i due ex manager della sanità Fabio Damiani, in carcere da cinque mesi, ex direttore generale dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della Centrale unica di committenza delle gare siciliane, e Antonio Candela, sottoposto ai domiciliari, già commissario anti-Covid in Sicilia ma imputato come ex direttore dell’Asp di Palermo.

Ci sono poi Guseppe Taibbi, considerato un faccendiere di Candela, e Salvatore Manganaro, che era invece il referente di Damiani e che ha reso varie dichiarazioni e ammissioni. Imputati anche una serie di imprenditori, l’amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie spa Roberto Satta, il responsabile operativo per la Sicilia della Siram Angelo Montisanti; il direttore unità business centro sud di Siram Crescenzo De Stasio, detto Salvatore; il referente occulto di Ferco, Ivan Turola, e Salvatore Navarra, presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa. Quest’ultimo ha fatto ammissioni e rivelazioni che però non hanno soddisfatto l’accusa.