Concorso nei Vigili del Fuoco, assunzione “garantita” da regalo in denaro? Indagato pompiere alcamese

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I ricorsi presentati e vinti al Tar del Lazio prima e al Consiglio di Stato poi da una quarantina di candidati al concorso del 2017 per vigile del fuoco, fra cui anche alcamesi e trapanesi (ricorsi curati dallo studio legale “Pro Legis” di Roma dell’avvocato Antonino Zimbardo) e le testimonainze raccoolte di un paio di eslusi, poi riammessi, hanno prodotto una pesante inchiesta all’interno dei vigili del fuoco.

Uno degli esclusi, poi riammesso dopo i ricorsi ai tribunali amministrativi, si era rifiutato di pagare la ‘mazzetta’ per vincere il concorso e ottenere quindi un posto di ruolo di Vigile del Fuoco. Era
finito in fondo alla graduatoria, con un diploma che non venne riconosciuto dalla commissione, perché non si era voluto adeguare. Assieme ad un altro vennero spediti a casa quando già stavano seguendo il corso di addestramento alla scuola nazionale di Capannelle, a Roma.

L’indagine dei pm di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello e sostituti procuratori Morri, Urbani e Tarondo), stralcio di un fascicolo da cui sono scaturite alcune inchieste su svariate vicende di altro tipo, ha il suo epicentro prorpio ad Alcamo. Un appunto che ha svelato il marchingegno, infatti, venne sequestrato lo scorso anno dagli inquirenti ad un commissario di quel concorso,
l’alcamese Giuseppe Pipitone, 55 anni, preparatore atletico del corpo. Un elenco in cui venivano annotati coloro che, secondo le indagini, avrebbero accondisceso nello sborsare le somme: da 500 a 3.000 euro a testa per la promessa di avere un giorno una divisa dei pompieri. I legali di Pipitone, sul sequestro di quell’appunto,
presentarono un ricorso che, dopo vari appelli, è stato invece confermato dalla Cassazione.

In questa maniera ha preso maggiormente corpo l’inchiesta
sull’inchiesta dei pm di Trapani sul concorso del 2017 per 250 posti di vigile del fuoco, in cui Pipitone è indagato per corruzione continuata, in concorso con Alessandro Filippo Lupo, pompiere in servizio a Venezia, segretario di categoria della Uil e già sospeso dal servizio per un’analoga indagine della procura di Benevento sulle tangenti per superare i concorsi per un posto nelle forze
dell’ordine. Secondo l’indagine i due avrebbero goduto dei contatti giusti al Ministero dell’Interno.

Gli inquirenti che guidano l’indagine, ancora ritenuta molto riservata e in fase di sviluppo, avrebbero anche sentito i due testimoni, eliminati dal concorso e poi riammessi dopo il ricorso al TAR e al Consiglio di Stato, che “avevano partecipato ai corsi di
formazione preparati dall’indagato, corsi che costituivano vero e proprio sistema per il procacciamento di potenziali candidati ai quali proporre i pagamenti per il positivo superamento delle prove concorsuali”.

La città di Alcamo, come si sussurrava da tempo, era la fortuna per i candidati vigili del fuoco. Gli investigatori hanno accertato, infatti, la “presenza nella graduatoria finale di del concorso stesso“, di tutti i nominativi riportati in quell’elenco sequestrato a casa di Pipitone. Sulla vicenda è intervenuta, con un comunicato-stampa, la comandante provinciale del Corpo di Trapani, Biancamaria Cristini: “Siamo certi che la pratica denunciata, se confermata in giudizio, sia da ascrivere a comportamenti isolati – ha detto – che non mettono in discussione l’integrità morale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Siamo i primi a volere l’accertamento dei fatti e assicureremo per questo – ha concluso il comandante Cristini – la nostra massima collaborazione nello svolgimento delle indagini”.