C/mmare del Golfo: pizzo all’Agesp, tutti condannati

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CASTELLAMMARE DEL GOLFO – Oltre 19 anni di carcere agli aguzzini dell’imprenditore castellammarese e presidente di Confindustria Trapani Gregory Bongiorno. Il giudice per le udienze preliminari ha emesso in primo grado questa sentenza di condanna per i tre estortori, tutti di Castellammare del Golfo, che chiesero il pizzo a Bongiorno. Gaspare Mulè ha avuto inflitti 8 anni e 10 mesi (che in continuazione con una precedente condanna ha avuto 11 anni e 10 mesi); per Mariano Asaro 3 anni e 8 mesi (18 anni e 8 mesi in continuazione con una precedente condanna); infine 6 anni e 8 mesi a Fausto Pennolino (8 anni e 10 mesi in continuazione). I tre sono finiti sotto processo dopo la denuncia dello stesso presidente degli industriali trapanesi, titolari dell’Agesp, la società operante a Castellammare del Golfo nell’ambito del settore dei rifiuti. Emerse una verità sconcertante: Gregory Bongiorno aveva ereditato dai propri genitori questa azienda portandosi dietro però il fardello delle richieste di pizzo. La mafia castellammarese, infatti, da tempo vessava questa impresa. Per qualche anno anche il figlio ha sopportato tutto ciò poi, lo scorso anno, decise di vuotare il sacco. Si recò alle forze dell’ordine e raccontò tutto, stanco di subire quelle estorsioni che stavano mettendo in bilico anche la prosecuzione delle attività dell’impresa stessa. Mariano Asaro è ritenuto dagli inquirenti un esponente di spicco di Cosa nostra del trapanese. Per tutti l’accusa è di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa. Dopo aver preso in mano l’azienda in seguito alla morte della madre, l’imprenditore, nel 2005, avrebbe consegnato 10 mila euro a Mulè, che si era presentato quale rappresentante dei boss. Le pressioni estorsive sarebbero andate avanti fino ad aprile 2007. Poi un lungo periodo di pausa, poiché i suoi estorsori vengono arrestati e condannati per il loro organico inserimento nell’associazione mafiosa. Cinque mesi dopo avviene la svolta in Confindustria, con l’adozione del nuovo Codice etico: fuori dall’associazione gli imprenditori che non denunciano. Bongiorno porta avanti l’attività fino a quando la mafia, l’anno scorso, ribussa ai cancelli della sua azienda. Pretende il pagamento degli arretrati: 60 mila euro, maturati, secondo la cosca, dal 2007 a oggi. “Le condanne inflitte oggi dimostrano a tutti, ancora una volta, che il collega Gregory Bongiorno ha fatto bene a fidarsi dello Stato e a rivolgersi a forze dell’ordine e magistratura. Solo così, infatti, è possibile concorrere a rendere civile la terra in cui produciamo” è il commento del vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro -. Imprenditori e commercianti prendano atto che cambiare rispetto al condizionamento mafioso si può e la via del cambiamento è la denuncia, senza se e senza ma. Al contempo i mafiosi devono rassegnarsi e prendere consapevolezza che alle loro richieste di pizzo e di minacce corrisponderà una denuncia, un processo e una condanna”.

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